Intesa, a settembre il trasloco dei primi 300mila clienti a Isybank. Esclusivo
La banca guidata da Messina va avanti a scommettere sul digitale: entro settembre passeranno a Isybank i primi 300mila clienti tradizionali
Intesa, altri 2,4 milioni di correntisti migreranno alla banca digitale nel primo trimestre del 2024
Procede a passi spediti la trasformazione di Intesa Sanpaolo. Entro settembre, secondo indiscrezioni, passeranno a Isybank, la banca digitale di Ca’ de Sass, i primi 300mila clienti “tradizionali” individuati fra la massa di persone che non entrano più nelle filiali tradizionali. Altri 2,4 milioni di correntisti migreranno alla banca digitale nel primo trimestre del 2024. Un passaggio che coinvolgerà in tutto 4 milioni di titolari di conto, in linea con il piano industriale del gruppo guidato da Carlo Messina.
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La manovra sui correntisti non toccherà gli over 65, ritenuti meno avvezzi all’uso di strumenti digitali. Si tratta in ogni caso di trasformazione rilevante che interessa anche il personale della banca e proprio giovedì 20 luglio è stato annunciato il primo accordo sindacale per il trasferimento di 20 dipendenti di Intesa a IsyBank. L’accordo è stato apprezzato dalle organizzazioni sindacali, perché garantisce massime tutele ai lavoratori, e in particolare dalla Fabi che ha messo in risalto la “centralità di IsyBank nella strategia e nel futuro di Intesa”. Che sul digitale scommette per crescere sia in termini di quote di mercato sia per quanto riguarda il volume del fatturato.
Sta di fatto che l’accelerazione della prima industria creditizia del Paese sul fronte del digital banking costringe gli altri big del mondo bancario ad adeguarsi. Quella di Messina, del resto, è una mossa disrupting, di fronte alla quale i top banker non possono restare inermi. Gli occhi degli addetti ai lavori sono puntati sull’impatto che l‘innovazione tecnologica avrà nelle varie organizzazioni aziendali. Tema che sarà centrale nel rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei 280.000 dipendenti degli istituti italiani: il negoziato è partito mercoledì scorso e il 26 luglio è in agenda il secondo appuntamento in Abi, a Roma.
La prima riunione è stata quasi tutta sbilanciata sul fronte sindacale, con i segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin impegnati a presentare le loro rivendicazioni e in particolare a motivare la richiesta di aumento economico di 435 euro medi mensili da spalmare per tutta la durata del prossimo contratto. Il secondo round, invece, vedrà impegnata sopratutto la compagine dell’Associazione bancaria.
A Ilaria Dalla Riva, presidente del Comitato affari sindacale e del lavoro di Palazzo Altieri, toccherà proporre anzitutto un calendario degli incontri che verosimilmente entreranno nel vivo dopo la pausa estiva. Oltre al cronoprogramma, i rappresentanti delle banche dovrebbero mettere sul tavolo le loro prime indicazioni per il nuovo contratto. Tre i temi che stanno più a cuore ai grandi gruppi bancari: maggiore flessibilità sulla base della dimensione della banca, Orario di lavoro da rimodulare secondo le esigenze organizzative aziendali e riforma degli inquadramenti, partendo dal presupposto che ci sono troppi quadri direttivi.
All’incontro di mercoledì prossimo, potrebbero arrivare anche primissimi segnali sulla posizione dell’Abi in merito alla richiesta di aumenti economici. La cifra richiesta dai sindacati è stata sostenuta da una dettagliata ricostruzione sugli ultimi 10 anni del settore bancario che il leader Fabi, Lando Sileoni, ha fornito l’altro ieri con numeri e tabelle.
Lo sforzo che dovrà compiere Dalla Riva è trovare una sintesi fra grandi gruppi e piccole banche, quest’ultime un po’ più spaventate per l’impatto sui loro conti. Le distanze, in ogni caso, non sarebbero incolmabili. Da parte dei sindacati sembra esserci la disponibilità a concedere la flessibilità di cui i big hanno bisogno per stare al passo con le innovazioni tecnologiche.