Il Pnrr? Non va tutto bene: i disagi degli imprenditori. "Ritardi e fondi a rischio", strigliata dalla Corte dei Conti Ue

Finora l'Italia ha ottenuto il 46% dei fondi totali assegnati fino al 2026 e ha raggiunto il 34% dei traguardi e obiettivi

di Redazione Economia
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Pnrr, arriva la strigliata dalla Corte dei Conti

Aumento dell'inflazione e carenze di materie prime; cambiamenti del contesto politico per le riforme; misure inadatte alla tempistica e sottovalutazione del tempo necessario per attuarle (a causa delle norme in materia di appalti pubblici e aiuti di Stato); norme di attuazione e incertezze sulle relative modalità di applicazione; limitata capacità amministrativa e complessità delle norme a livello nazionale.

Sono le principale cause dei ritardi nell'attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, identificata dalla Corte dei conti europea nella sua relazione pubblicata oggi. Ritardi che riguardano anche l'Italia seppur finora risulti uno dei Paesi in testa per i pagamenti ricevuti. Proprio come anticipato qualche giorno fa a "La Piazza" di affaritaliani.it da Angelo Contessa, presidente del Consorzio Stabile Build Scarl.

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Finora l'Italia ha ottenuto il 46% dei fondi totali assegnati fino al 2026 e ha raggiunto il 34% dei traguardi e obiettivi (178 su 525). In valori assoluti è la prima per obiettivi, in percentuale è terza dopo Francia (53%) e Lussemburgo (41%).

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In particolare, scrive la Corte, "l’Italia ha completato una serie di riforme della pubblica amministrazione, anche in relazione alle procedure di assunzione, all’istituzione del sistema informatico per monitorare e gestire l’attuazione del Recovery e la semplificazione delle procedure amministrative.  Ha inoltre incluso un traguardo sull’aumento della capacità amministrativa delle autorità locali. Tuttavia, nel marzo 2023 l’istituzione superiore di controllo italiana ha rilevato difficoltà relative all’elevato avvicendamento del personale assunto e ha sottolineato che le procedure per l’attuazione del Pnrr erano complesse e molte autorità non disponevano ancora dell’organico necessario".

Altri esempi di ritardi riguardano la disponibilità di materie prime e la fluidità della catena di approvvigionamento. "E' stato ritardato l’obiettivo di notificare l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per la costruzione di 2.500 stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici entro il secondo trimestre del 2023, in quanto nessun soggetto aveva presentato domanda per una parte della misura. Ciò era imputabile principalmente alla carenza di materie prime. L’Italia ha poi formulato la proposta di rinviare questa parte della misura, che è stata accettata dalla Commissione", evidenzia la Corte.

Il Pnrr italiano comprendeva inoltre un investimento per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione di energia elettrica offshore, con il ricorso anche a tecnologie sperimentali che utilizzano le correnti e il moto ondoso per generare energia pulita. A seguito di consultazioni pubbliche e di ulteriori indagini da parte delle autorità italiane, è emerso che il processo di autorizzazione dei progetti beneficiari della misura era incompatibile con il periodo di attuazione del Recovery.

Le autorità italiane hanno pertanto formulato la proposta di eliminare la misura dal Pnrr, che la Commissione ha accettato previa valutazione. E ancora: il Pnrr comprendeva un investimento per la costruzione di un certo numero di chilometri di infrastrutture di trasporto pubblico in determinate aree metropolitane.

Nel corso dell’audit, le autorità italiane hanno espresso preoccupazione in merito al tempestivo adempimento della misura, anche perché uno dei progetti non poteva rispettare il principio 'non arrecare un danno significativo', in quanto situato in un’area vulcanica. Hanno infine chiesto di modificare la misura eliminando i riferimenti specifici a uno dei siti in cui l’infrastruttura sarebbe stata sviluppata e di sostituire l’obiettivo iniziale con un traguardo per aggiudicare il contratto. La Commissione ha accettato la proposta.

La replica della Commissione: "Attuazione Pnrr accelera; no rischi per i progetti"

"Il Recovery fund e' stato attuato in circostanze senza precedenti, tra cui interruzioni della catena di approvvigionamento che hanno interessato molti investimenti. Inoltre, la maggior parte degli Stati membri ha deciso di rivedere i propri piani per far fronte agli impatti della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Questi sviluppi hanno influenzato la velocita' di attuazione fino a meta' del 2023. Da allora abbiamo assistito a un aumento delle richieste di pagamento e continuiamo a vedere questo aumento anche oggi".

Lo afferma un portavoce della Commissione europea in risposta alla relazione della Corte dei conti europea sull'attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza. "Entro la fine del 2023, gli Stati membri hanno raddoppiato il numero di richieste di pagamento rispetto all'inizio del 2023, da 27 a 54. Le erogazioni del Recovery sono salite a oltre 220 miliardi di euro e abbiamo impegnato un totale di 290 miliardi di euro in prestiti di sostegno. Cio' segnala una rinnovata attenzione all'attuazione", evidenzia.