Italia sempre più in secondo piano. Stellantis, cosa c'è dietro i conti horror

Nel quadro delle scelte industriali di Tavares, si è assistito a un enorme ridimensionamento del ruolo italiano all'interno del gruppo Stellantis

di Redazione Economia
Economia

Stellantis, cosa c'è dietro i conti horror: Italia in secondo piano

Stellantis archivia un primo trimestre da incubo. Il gruppo automobilistico, tra gennaio e marzo ha registrato un calo del 10% delle consegne di veicoli, attestate a 1,33 milioni, e del 12% del fatturato, attestatosi a 41,7 miliardi di euro.

E, come scrive InsideOver, ad aver veramente giovato della fusione tra Fca e Peugeot (oltre che gli stipendi del Ceo di Stellantis Tavares arrivati a toccare i 36 milioni di euro), sono stati Francia e Stati Uniti, a discapito dell’Italia.

LEGGI ANCHE: Stellantis, brutto tonfo in Borsa dopo le trimestrali (-10,1%). Bruciati 6 mld

Il grande sconfitto è il nostro Paese, in cui Stellantis è riuscita nel 2023, per la prima volta da diversi anni, a tornare sopra quota 500mila auto prodotte ma che, a giudicare dalle strategie palesate a inizio 2024 appare secondaria nella strategia del gruppo.

La produzione di auto italiane, infatti, è poco più della metà di quella francese (950mila), meno di un terzo di quella spagnola (1,7 milioni), e addirittura inferiore a un sesto di quella tedesca (3,3 milioni). Viene da chiedersi perché, con ricavi tanto anemici, Stellantis abbia scelto in questo inizio anno un accorciamento delle preziose filiere italiane tra Mirafiori e altri stabilimenti svuotati dei loro operai.

Exor è sempre meno italiana

Nel quadro delle scelte industriali di Tavares, sostenute dal presidente John Elkann, si è assistito a un ridimensionamento del ruolo italiano all'interno di Stellantis. Il Gruppo ha introdotto in Italia marchi americani, come la Jeep, insieme alle relative tecnologie e filiere, e ha preferito collaborazioni esclusive con aziende transalpine come Orano per lo sviluppo di nuove tecnologie energetiche e per il rilancio di zone come Dunkerque, destinata ad ospitare le nuove gigafactory per la produzione di veicoli elettrici. Questo ha relegato in secondo piano un Paese che per lungo tempo è stato un punto di riferimento nell'industria automobilistica.

Naturalmente, è difficile affermare con assoluta certezza che una gestione più mirata degli investimenti in Italia avrebbe compensato un calo di ricavi dovuto a problemi di natura più ampia, che spaziano dalle crisi logistiche alle incertezze sui tassi di interesse fino ai mutamenti nel panorama del mercato automobilistico, dove Stellantis è in corsa con altri colossi del settore per adeguarsi ai nuovi trend legati all'elettrificazione.

Tuttavia, è innegabile che Stellantis rappresenti un veicolo nel quale una delle sue componenti, rappresentata dall'Italia, risulta meno solida delle altre. Questo elemento deve essere tenuto in considerazione come un fattore significativo, in attesa di valutare appieno l'impatto del rilancio del ruolo italiano all'interno del Gruppo.

Tags:
stellantis