John Elkann si fa amici Musk e Zuckerberg, gli affari del nipote dell'Avvocato fuori da Stellantis
Le mosse di Exor in sanità, finanza e lusso e la rete di relazioni dell'erede di Gianni Agnelli fuori dall'auto e dal calcio. L'analisi
Tutti gli affari di John Elkann
Con il suo ingresso nel Cda di Meta, John Elkann segna un altro colpo oltreconfine, accorciando la distanza con i megalomani troni della Silicon Valley e allungandola sempre più con il Bel Paese. La stretta di mano con Zuckerberg lo vedrà seduto accanto a Dana White, capo dell’Ufc (Ultimate Fighting Championship) e grande sostenitore del presidente eletto Donald Trump. Cosa abbiano in comune industria, social network e wrestiling, non è del tutto chiaro, ma prova ancora una volta la poliedricità dell'erede di Gianni Agnelli.
D'altronde, da quando ha preso in mano il destino della dinastia, Elkann non se n'è mai stato lì impalato, ha giocato su più tavoli, diversificando il portafoglio della holding di famiglia tra lusso, sanità e ora social network.
Exor, da Stellantis a Philips e Gedi
Si sa, la dinastia Agnelli è sinonimo di automobili, una storia che nasce con la fondazione della Fiat e si estende oggi a Stellantis, il colosso nato dalla fusione tra Fca e Peugeot, custode di marchi iconici come Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Citroën, Opel e Peugeot. Non manca, naturalmente, la Ferrari, il gioiello più brillante della corona. Ma il cuore finanziario della famiglia pulsa attraverso la Dicembre, storica cassaforte che attraverso Exor controlla tutte le società dell'impero di famiglia (Stellantis, Juventus e molto altro). La Dicembre, a sua volta, è azionista di maggioranza (38% delle quote) della Giovanni Agnelli Bv, che detiene il 53,6% di Exor e il controllo dell’86,3% dei diritti di voto, riservata esclusivamente ai discendenti diretti del Senatore Giovanni Agnelli.
Con John Elkann al timone, Exor ha smantellato i confini del tradizionale impero industriale, avventurandosi in moda, tecnologia e salute. Gli asset chiave includono il 14,9% di Stellantis, il 23% di Ferrari, il 26,9% di CNH, il 27% di Iveco e il 17% di Philips. A questi si aggiungono diverse incursioni nell’editoria con il 34,7% di The Economist e il controllo totale di Gedi, che pubblica "La Repubblica" e "La Stampa". A questo si aggiungono anche le collaborazioni con il MoMA e le diverse iniziative filantropiche tramite la Fondazione Agnelli.
I rapporti di Elkann con il lusso: da Hermès a Kering e Lvmh
Il lusso è un pilastro strategico nella visione di John Elkann e di Exor. E infatti dopo la vendita di PartnerRe, i proventi sono stati reinvestiti soprattutto in questo settore. Tra gli investimenti di punta troviamo il 24% del produttore di calzature di alta gamma Christian Louboutin, una quota di maggioranza nel brand cinese Shang Xia e il 45% della italiana Lifenet Healthcare.
Oltretutto nel board di Exor siede anche Axel Dumas, pro-nipote del fondatore di Hermès, e in quello di Ferrari, Francesca Bellettini, responsabile globale dei marchi del colosso Kering, e Delphine Arnault, figlia di Bernard Arnault, numero uno di Lvmh, e compagna del fondatore di Iliad, Xavier Niel. Tutti questi legami sono ovviamente curati con estrema attenzione da Elkann, che non lascia nulla al caso.
La nascita della Lingotto
Ma gli affari dell'erede dell'Avvocato non finiscono qui. Nel 2023, il gruppo Agnelli è tornato anche concentrarsi sui servizi finanziari con il lancio di Lingotto, una società di investimento da 3 miliardi di dollari con sede a Londra, presieduta dall'ex ministro delle Finanze britannico George Osborne. Il progetto è stato avviato con un impegno iniziale di 1,5 miliardi di euro, provenienti dalla vendita di PartnerRe. Lingotto, focalizzata sugli asset patrimoniali alternativi, è stata creata con l’obiettivo di garantire rendimenti a lungo termine ai propri limited partners, ma sotto la guida di Enrico Vellano, ex CFO di Exor, la società ha rapidamente ampliato le sue attività nel corso degli anni.
Le amicizie strategiche di John: da Musk, Zuckerberg e Bezos
Nella sua scalata al potere, Elkann ha sempre puntato su un asso vincente: la rete di relazioni. E non si è mai fatto problemi nel mostrarlo, come, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, quelle con il numero uno di OpenAI, Sam Altman, durante la scorsa Italian Tech Week.Oppure con Elon Musk, che nel 2021, ospite a Torino, lo ringraziò pubblicamente per aver salvato Tesla dall’“inferno logistico e produttivo” del 2017. Altrettanto importante, il legame di Elkann con Christine Lagarde, presidente della Bce.
E non è tutto: alla già nota amicizia con Mark Zuckerberg si aggiungono i rapporti con giganti come Jeff Bezos, Ceo di Amazon, e Larry Page, ex Ceo di Google. Senza contare il “comitato dei partner” di Exor, un vero parterre de rois: tra i nomi di spicco troviamo Daniel Ek, fondatore di Spotify; Jony Ive, il celebre designer dell’iPhone, ora al lavoro sulla prima Ferrari elettrica; e Joseph Tsai, co-fondatore di Alibaba. Una rete di alleanze che parla da sola.
Sarà che forse l'erede Agnelli punterebbe, in futuro, a diventare la versione italiana di Elon Musk, imboccando anche lui la strada della politica? Difficile dirlo, ma una cosa è chiara: Elkann non è certo un uomo che si accontenta. L’accordo con Meta segna una svolta decisiva nei suoi affari, dentro e fuori i confini italiani. Ma con un portafoglio di asset che si gonfia a vista d’occhio, la domanda vera è un’altra: quanto a lungo potrà mantenere il controllo di tutto senza rischiare di "esplodere"? Una lezione su questo, forse, Stellantis l’ha già data, e non è stata affatto rassicurante.