Jpm e Morgan Stanley, trimestrali in rosso: l'inflazione manda ko i profitti
Le tensioni geopolitiche ed economiche mettono in grave difficoltà le banche americane, che vedono grosse perdite in termini di ricavi
JPMorgan, trimestrali da brivido: -28% profitti. L'inflazione spaventa le banche
JpMorgan Chase, prima delle grandi americane a pubblicare i conti del secondo trimestre, ha visto calare l'utile netto, deludendo le aspettative, in un contesto di alta inflazione, tensioni geopolitiche e indebolimento della fiducia dei consumatori. A pesare sul calo dei profitti, in discesa del 28%, è stato anche l'ampliamento delle riserve per coprire i costi legati ai prestiti inadempienti (il costo del credito è stato di 1,1 miliardi di dollari, compreso un incremento delle riserve di 428 milioni).
Nei tre mesi a giugno, la banca ha messo a segno un utile netto per 8,65 miliardi di dollari, 2,76 dollari per azione, in discesa dagli 11,95 miliardi, 3,78 dollari per azione, dello stesso periodo dell'anno scorso. I ricavi "reported" sono saliti leggermente da 30,48 a 30,72 miliardi di dollari, mentre il fatturato "managed" è passato da 31,4 a 31,63 miliardi.
Il consensus degli analisti era per un utile netto di 2,91 dollari per azione con un giro d'affari di 31,95 miliardi. "JpMorgan ha riportato buoni risultati nel secondo trimestre", con "una crescita in tutte le linee di attività, mantenendo disciplina sul credito e solidità del bilancio", ha detto l'amministratore delegato Jamie Dimon, sottolineando che "l'economia globale deve fare i conti con due fattori contrastanti: da un lato gli Stati Uniti continuano a crescere e mercato del lavoro e capacità di spesa restano sani, dall'altro pesano le tensioni geopolitiche, l'inflazione elevata, il calo della fiducia dei consumatori, l'incertezza sul livello dei tassi e i loro effetti sulla liquidità globale, che si unisco alla guerra in Ucraina e al suo effetto negativo sui prezzi globali dell'energia e dei generi alimentari".
Tutto questo, ha detto Dimon, "è molto probabile che si ripercuota negativamente sull'economia globale. Noi siamo preparati ad affrontare qualsiasi evenienza e continueremo a clienti anche nei momenti più difficili".
M. Stanley: -29% utile nel II trimestre. Ricavi -11% a 13,13 mld
Morgan Stanley nel secondo trimestre ha visto calare utile e fatturato, deludendo le aspettative degli analisti, sulla scia di risultati peggiori del previsto nell'investment banking (ricavi -55% a 1,15 miliardi di dollari, anche a causa del rallentamento dell'advisory con un minor numero di operazioni di M&A completate e una riduzione dei ricavi generati da sottoscrizioni nell'equity e nel reddito fisso).
Nei tre mesi a giugno, la banca newyorkese ha riportato profitti per 2,495 miliardi di dollari, 1,39 dollari per azione, in calo del 29% dai 3,511 miliardi, 1,85 dollari per azione, dello stesso periodo dell'anno scorso. L'utile applicabile agli azionisti ordinari è sceso del 32% a 2,391 miliardi. I ricavi totali sono scesi dell'11% a 13,132 miliardi di dollari. Gli analisti attendevano un utile per azione di 1,57 dollari con ricavi per 13,44 miliardi.
"Nel complesso, la società ha messo a segno un trimestre solido in un contesto di mercato più volatile di quello visto da tempo. I solidi risultati ottenuti nei settori equity e reddito fisso hanno contribuito a compensare parzialmente l'indebolimento dell’attività di investment banking", ha detto l'amministratore delegato James Gorman, sottolineando che "la banca continua ad attrarre flussi positivi nelle attività di gestione patrimoniale e la gestione degli investimenti continua a beneficiare della diversificazione messa in atto". Il Ceo ha anche messo in luce che "la solida posizione patrimoniale ci consente di andare avanti con fiducia".