Juve, casse vuote: da Exor assegno da 75 mln. Aumento da 400 mln. CR7 pesa 310

Ok del Cda dei bianconeri all'aumento di capitale da 400 milioni. Exor sottoscriverà il pro-quota di 255 milioni ma verserà subito un acconto di 75 milioni

di Marco Scotti
Andrea Agnelli (Lapresse)
Economia
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Dal momento della nomina di Maurizio Arrivabene a nuovo amministratore delegato della Juventus si era saputo subito che sarebbero serviti parecchi soldi per sanare una situazione compromessa in buona parte dal Covid, ma anche dal costante incremento del monte ingaggi senza che questo si traducesse in vittorie di prestigio a livello continentale.


 

Da questo punto di vista, l’avvento di Cristiano Ronaldo è stato un vero e proprio terremoto nei conti della Juventus: 31 milioni di euro netti, quasi il doppio da sborsare per la Vecchia Signora. Per la precisione, ogni annualità del fenomeno portoghese costa 54,24 milioni. Più 105 milioni pagati al Real Madrid. Sono oltre 310 milioni di euro, che sarebbero stati alla base del divorzio tra l’allora amministratore delegato Giuseppe Marotta e la Juventus.

Guarda caso, sono 400 i milioni di aumento di capitale (il secondo in due anni) che la società della famiglia Agnelli dovrà mettere sul piatto. Non tutta “colpa” di Ronaldo, ci mancherebbe, ma certo il suo peso si fa sentire. Fin qui nessuna particolare sorpresa. Il 29 ottobre l’assemblea degli azionisti sancirà le esigenze di bilancio e l’adesione all’offerta. 


 

Ma c’è un piccolo dettaglio che non è sfuggito: Exor già nei prossimi giorni, dunque con due mesi almeno di anticipo, verserà un acconto di 75 milioni rispetto al pro-quota che dovrebbe toccarle, cioè circa 255 milioni. La nota emessa dalla società parla di un’operazione necessaria “al fine di rafforzare la struttura patrimoniale e finanziaria della società nelle more dell’esecuzione dell’aumento di capitale”. Ma è naturale che non possa essere soltanto così. Per chiedere una sorta di anticipo alla proprietà è perché le casse hanno bisogno rapidamente di un’iniezione di liquidità.

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Se nelle scorse settimane è stata l’Inter a tenere banco con la possibilità (invero per nulla scongiurata) di finire a gambe all’aria e con l’esigenza di cedere l’argenteria, anche la Juventus deve per forza di cose iniziare a pensare a rendere nuovamente sostenibile il bilancio.

Di qui il desiderio di creare la Super Lega, poi naufragato di fronte alle proteste dei tifosi di mezza Europa, incapaci di comprendere che si stavano consegnando – come oggi possiamo notare – alle mire espansionistiche degli Emiri che con Paris Saint Germain e Manchester City stanno giocando a fare collezione di figurine. Anche se poi, piccola consolazione, le bacheche internazionali continuano a languire nonostante investimenti a nove zeri.

Ma torniamo alla Juventus. All’indomani del primo lockdown, quando proprio la positività del “suo” Rugani fu la pietra angolare che fece decidere per il blocco del campionato, si decise con i calciatori di congelare quattro mensilità di stipendi per complessivi 90 milioni di euro

Una cifra che è stata in parte redistribuita. Ma la strategia è stata ripetuta anche ad aprile dello scorso anno. Evidente che il Covid ha minato alle fondamenta l’intero sistema calcio. Secondo Calcio e Finanza, ad esempio, il bilancio 2020-2021 della Juventus dovrebbe chiudersi con un rosso complessivo di 184 milioni di euro. Gli stipendi dei calciatori e dell’intero staff pesano per quasi il 70% dei ricavi complessivi che dovrebbero essere intorno ai 450 milioni.

Certo, non siamo ancora ai livelli drammatici del Barcellona che ha dovuto rinunciare a Messi perché il monte stipendi valeva il 103% dei ricavi complessivi e l’indebitamento con le banche era intorno a 1,5 miliardi. Ma la situazione rimane davvero complessa.

Se si riuscisse a separarsi da Cristiano Ronaldo, è vero che si avrebbe una minusvalenza di circa 25 milioni perché l’ammortamento del giocatore per l’ultimo anno di contratto è pari a quella cifra. Ma si risparmierebbero oltre 54 milioni, togliendo dagli “stipendi” una voce che, da sola, pesa oltre un sesto del totale.