L'assegno unico universale funziona. Istat: scende al 22,8% il rischio povertà
I primi effetti della misura: 670 euro in più a famiglia, ridotti i divari. Ma il reddito medio diminuisce in termini reali. Tutti i numeri
Istat, benefici dall'assegno unico universale ma l'inflazione pesa
Arrivano buone notizie dall'Istat relative al rischio povertà in Italia, la percentuale di persone potenzialmente in difficoltà economiche scende dal 24,4% al 22,8%. Questo sarebbe dovuto - riporta Il Sole 24 Ore - anche al nuovo strumento di sostegno al reddito potenziato dal governo Meloni: l'assegno unico universale: 670 euro in più a famiglia. Ma non ci sono solo buone notizie, perché sale la popolazione della fascia più debole definita come "condizione di grave deprivazione materiale e sociale", al 4,7% rispetto al 4,5%. L’Istat comunica che nel 2022, il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) aumenta in termini nominali (+6,5%), mentre segna una netta flessione in termini reali (-2,1%) tenuto conto della forte accelerazione dell’inflazione registrata nell’anno: sul 2021 i redditi familiari medi reali sono diminuiti soprattutto nel Nord-ovest (-4,2%) mentre minore è stata la riduzione nel Nord-est (-1,1%), nel Centro (-0,9%) e nel Mezzogiorno (-1,2%).
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Al calo dell’incidenza di persone a rischio di povertà rispetto all’anno precedente (20,1%) - prosegue Il Sole - ha contribuito l’insieme delle misure di sostegno alle famiglie, quali l’Assegno unico universale per i figli, i bonus una tantum per contrastare l’aumento nei costi dell’energia e le modifiche intervenute nella tassazione. Il 4,7% della popolazione (circa 2 milioni e 788mila individui) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale. L’aumento dell’occupazione nel 2022 ha portato a una decisa contrazione rispetto all’anno precedente della quota di individui (8,9% da 9,8%) che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (indicatore Europa 2030), ossia con componenti tra i 18 e i 64 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo.