"L'attacco di Israele all'Iran? Ecco dove colpirà. Biden è un’anatra azzoppata. Difficile che possa frenare Netanyahu"

Il conflitto in Medio Oriente si è allargato ad altri paesi, Israele è pronto a non fare sconti. L'intervista a Farian Sabahi, ricercatrice senior in Storia Contemporanea all’Università dell’Insubria

di Rosa Nasti
Economia

Guerra in Medio Oriente, "Attacco di Tel Aviv all'Iran? L’obiettivo più probabile saranno le fabbriche di missili balistici e di droni venduti alla Russia"

Un anno fa, o poco più, Hamas attaccava Israele, portando alla devastazione di Gaza. Oggi Netanyahu ha messo nel mirino il Libano, ma l’attacco dell’Iran contro diverse città israeliane potrebbe cambiare ulteriormente la scacchiera del conflitto. Sul rapporto tra Tel Aviv e Teheran si poggiano gli equilibri del Medio Oriente.

Israele potrebbe rispondere a breve, colpendo non solo i siti nucleari e le infrastrutture petrolifere iraniane, ma anche le reti energetiche che li alimentano. Tel Aviv sembra pronto a non fare sconti, ma quali saranno, nell'effettivo le ripercussioni economiche e geopolitiche? Affaritaliani.it ha intervistato Farian Sabahi, ricercatrice senior in Storia Contemporanea all’Università dell’Insubria.

Con la crescente tensione tra Israele e Iran dopo l'attacco del 1 ottobre, Reza Pahlavi, figlio dell'ultimo Scià dell'Iran, si offre come leader per una transizione democratica nel Paese, proponendo un'ottica di "pace". È lui la figura chiave per risolvere questa crisi?

Non credo, anche se la dinastia Pahlavi ancora affascina gli iraniani in patria e nella diaspora. Il figlio dell’ultimo scià era già negli Stati Uniti al momento della Rivoluzione del 1979. Ha sempre vissuto nella ricchezza, a Washington, e non ha molto appeal tra gli iraniani, soprattutto in questa fase storica di grandi difficoltà economiche per la popolazione della Repubblica islamica, schiacciata tra sanzioni internazionali, mala gestione della cosa pubblica e corruzione tra la leadership di Teheran. Di certo può però essere una soluzione per gli Stati Uniti e Israele, nel caso volessero mettere in atto un cambio di regime in Iran. Una soluzione perché facilmente manovrabile.

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Il governo di Israele auspicava da tempo un’escalation del conflitto? Come cambierà la situazione geopolitica nel Medio Oriente?

Non è facile prevedere l’esito delle guerre in atto in Medio Oriente, perché gli attori sulla scena sono molteplici. Non si tratta soltanto di vedere quali obiettivi militari colpirà Israele, ma anche in che misura la comunità internazionale – in primis il presidente statunitense Joe Biden - riuscirà a tenere a freno il premier israeliano Netanyahu. Non bisogna poi sottovalutare gli alleati dell’Iran, in particolare gli Huthi yemeniti che hanno una loro agenda e non obbediscono agli ordini dell’Iran. E poi ci sono i Paesi arabi, che finora hanno lasciato fare a Israele, ma potrebbero decidere di fare qualcosa, anche solo di astenersi – com’è stato il caso della Giordania la settimana scorsa – dall’intercettare i missili iraniani diretti su Israele. Tenuto conto dei molteplici attori sulla scena, gli esiti sono davvero imprevedibili. Non va poi sottovalutato il fatto che tra gli obiettivi di Israele vi è anche il grande ayatollah al-Sistani a Najaf (Iraq), ovvero la massima carica dell’Islam sciita: se il Mossad assassinasse anche lui – come rivelato dall’elenco mostrato dal canale israeliano Channel 14 - gli esiti sarebbero devastanti. Senza contare che – in ogni caso – i massacri a Gaza e in Libano hanno distrutto intere famiglie e innescheranno violenza contro Israele per i decenni a venire.

Oggi è prevista una telefonata tra il presidente Usa, Joe Biden, e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per discutere dei piani di Israele per colpire l'Iran. Che cosa aspettarsi ?

Come è stato detto più volte, Joe Biden è un’anatra azzoppata. Difficile che possa fare qualcosa, e soprattutto che abbia la volontà di fare qualcosa. Eppure, la guerra in Medio Oriente potrebbe essere decisiva per i Democratici, perché gli arabi statunitensi nel Michigan e gli studenti universitari nei campus americani potrebbero essere l’ago della bilancia nelle elezioni di novembre.

Con il prezzo del petrolio già in aumento, quali sviluppi possiamo aspettarci su questo fronte? Considerando il ruolo strategico dell'Iran nel contesto nucleare e nei rapporti con Cina e Russia, quanto influisce sulla stabilità dell'equilibrio mediorientale?

La Cina è contraria a un bombardamento israeliano dei pozzi, delle raffinerie e degli oleodotti iraniani perché ogni giorno acquista un milione di barili di oro nero iraniano, eludendo le sanzioni. Inoltre, se Israele bombardasse il petrolio di Teheran, i pasdaran metterebbero a ferro e fuoco i giacimenti dell’intera regione, compreso dell’Arabia Saudita. Quindi, molto dipenderà dalle decisioni di Netanyahu.

Quali misure potrebbe adottare Tel Aviv nelle prossime ore o giorni puntando sulle reti energetiche che sostengono i programmi nucleari iraniani?

Il nucleare non è un problema di breve periodo per Israele. Inoltre, i paesi della regione e l’Europa temono la fuoriuscita di scorie, e quindi una sorta di Chernobyl iraniana. Il petrolio sarebbe da escludere, per le ragioni di cui sopra. L’obiettivo più probabile saranno le fabbriche di missili balistici e di droni, perché i droni vengono venduti alla Russia che li usa contro l’Ucraina. Questa mossa israeliana avrebbe quindi l’ok di US ed Europa.

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