L'Ue alza un muro contro i siti di e-commerce cinesi: comprare su Shein presto costerà di più
Le parole di von der Leyen confermano: l'Ue verso l'imposizione di dazi nei confronti dei siti di e-commerce cinesi. Concorrenza sleale? Fare shopping on-line costerà di più
L'Ue alza un muro contro i siti di e-commerce cinesi: comprare su Shein presto costerà di più
Se negli ultimi mesi avete fatto shopping utilizzando le piattaforme di e-commerce cinesi, come Aliexpress, Temu e Shein, sappiate che potrebbero presto arrivare importanti novità.
Nelle ore in cui è andato in scena l'Amazon Prime Day 2024, pare infatti che Bruxelles abbia elaborato un piano per imporre dazi doganali sui prodotti a basso costo acquistati da rivenditori online del Dragone (e più in generale extra Ue).
Il motivo di una simile mossa? Arginare l'aumento di quelli che l'Ue definisce “articoli di bassa qualità” provenienti dalla Cina (e non solo). Le valutazioni sarebbero in corso d'opera. Molto dipenderà da quale risposta sarà data alla seguente domanda: la mercanzia made in China a basso costo rappresenta una forma di concorrenza sleale nei confronti delle aziende europee?
Von der Leyen: "E-commerce, condizioni di parità per consumatori e imprese"
Una indicazione sembra del resto essere già giunta oggi nel passaggio che Ursula von der Leyen ha voluto dedicare al tema all'interno linee guida per il prossimo quinquennio da lei presentate nel discorso che ha preceduto le votazioni per la sua riconferma nel ruolo di presidente della Commissione europea. Queste le sue parole: "Affronteremo le sfide con le piattaforme di e-Commerce per garantire che i consumatori e le imprese beneficino di condizioni di parità basate su efficaci controlli doganali, fiscali, di sicurezza e di standard di sostenibilità".
L'Europa contro i siti di e-commerce cinesi
Il Financial Times ha scritto che la Commissione europea suggerirà entro il mese in corso di eliminare l'attuale soglia di 150 euro al di sotto della quale gli articoli possono essere acquistati duty free. Sarebbe stata proprio questa "falla" nel sistema ad aver consentito la crescita di Aliexpress e i suoi fratelli. Detto altrimenti, ad oggi non è previsto il pagamento di tasse aggiuntive in caso di acquisto di prodotti online da Paesi extra Ue per un costo inferiore ai 150 euro. Si dà il caso che gli e-commerce sopra citati vendano per lo più oggetti ben più economici. Giusto per dare qualche dato, nel 2023 sono stati importati nell'Ue 2,3 miliardi di articoli low cost. Le importazioni di questo tipo sono più che raddoppiate anno su anno, superando i 350mila articoli ad aprile. Calcolatrice alla mano, si tratta di quasi due consegne per nucleo familiare.
In sostanza, i clienti degli e-commerce cinesi hanno fin qui potuto riempire i loro carrelli virtuali con una marea di articoli senza pagare extra di alcun tipo. La possibile reazione di Bruxelles? Abbassare il limite dei suddetti 150 euro. La conseguenza per i consumatori? Per comprare da siti non europei – anche per importi irrisori – dovranno pagare tasse aggiuntive.
La guerra commerciale tra l'Ue e Pechino
Bisogna considerare un altro fatto: la Cina beneficia di costi postali agevolati, e per lei è conveniente spedire merci economiche per via aerea. In ogni caso, potrebbe essere difficile convincere i paesi dell'Ue a compiere un passo del genere, dato che il nuovo regime aumenterebbe il carico di lavoro dei funzionari doganali, già oberati di lavoro.
Le eventuali disposizioni potrebbero tuttavia applicarsi a qualsiasi rivenditore online che spedisca la mercanzia direttamente ai clienti dell'Ue dall'esterno del blocco. Un'alternativa sarebbe quella di rendere obbligatorio per le grandi piattaforme registrarsi online per i pagamenti IVA, indipendentemente dal loro importo.
Certo è che, in caso di tariffe o dazi sugli e-commerce made in China, la protezione per le aziende europee si trasformerà in una spada di Damocle per i consumatori del continente. Che dovranno scordarsi di fare acquisti in massa spendendo pochi spiccioli.
Le reazioni dei siti di e-commerce cinesi
E la reazione dei diretti interessati? Temu ha spiegato che la sua crescita non dipende da articoli a basso costo e che "siamo aperti e supportiamo qualsiasi adeguamento delle politiche apportato dai legislatori che sia in linea con gli interessi dei consumatori", purché tali politiche siano eque. AliExpress, sponsor dei recenti Europei di calcio, ha affermato di star "lavorando con i legislatori" per "assicurarsi di essere costantemente in una posizione conforme nel mercato dell'Ue". Shein ha aggiunto a sua volta di essere "pienamente favorevole" agli sforzi per riformare i dazi doganali.