Le supercar di Silk Faw pronte a lasciare l'Italia senza preavviso

Il 25 luglio ultimo round con la Regione e Bonaccini, poi il progetto sarà definitivamente accantonato

di Marco Scotti
Economia
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Silk Faw dà l'addio all'Emilia Romagna

Sembrava la classica favola a lieto fine: una joint venture sino-americana, Silk Faw, pronta a investire oltre 1,3 miliardi di euro in Emilia Romagna, nella cosiddetta Motor Valley, per progettare e realizzare auto di lusso elettriche. Una “campagna acquisti” faraonica, con la collaborazione del guru del design Walter De Silva e la promessa di oltre 1.500 assunzioni. La “benedizione” di Romano Prodi e della Regione Emilia Romagna con il governatore Stefano Bonaccini, che aveva garantito al progetto 4,5 milioni di finanziamenti pubblici (più altrettanti da parte del comune di Reggio Emilia come mancati oneri di urbanizzazione). Poi qualcosa si è rotto e la crescente convinzione che le cose non stiano andando come avrebbero dovuto. Il sogno si trasforma in incubo, la proprietà si dà alla macchia, su LinkedIn vengono cancellati i post, come ha potuto verificare Affaritaliani.it. E la preoccupazione cresce. Tanto che c’è una data precisa: il 25 luglio, lunedì prossimo, è in programma una riunione per definire che fine farà il progetto

Ma che cosa è successo? In realtà è difficile comprendere come si sia passati da annunci trionfali di ottobre 2021 allo stallo attuale. All’epoca Silk Faw, joint venture composta dall’americana Silk EV e dalla cinese Faw – che tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 provò a comprare Iveco senza successo – aveva annunciato un investimento complessivo da 1,3 miliardi di euro per la realizzazione di uno stabilimento a Gavassa (provincia di Reggio Emilia) che avrebbe dovuto dare lavoro ad almeno 1.500 persone. In quest’area da oltre 320.000 metri quadri si sarebbero dovute progettare sei auto alto di gamma full-electric e una hyper-car, la S9, che sarebbe dovuta andare sul mercato tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Attenzione però alle - è il caso di dirlo - scatole cinesi. La Silk-Faw Automotive Group Italia SRL è una società di diritto italiano con un capitale sociale interamente versato ad oggi di circa 26,6 milioni. La SRL è detenuta interamente da una società di diritto irlandese, che a sua volta è detenuta interamente da una società di diritto cinese, che a sua volta è detenuta interamente da una società di diritto delle Isole Cayman, che a sua volta è detenuta interamente da una società di diritto americano. La neonata Silk Sport Car Company, detenuta all’85% da un’azienda di diritto americano e al 15% dalla Holding della FAW, era divenuta la capogruppo della Silk-Faw Automotive Group Italia SRL.

La supercar S9, disegnata dall’icona dell’automotive Walter De Silva, doveva essere un bolide con motore V8, 4 litri di cilindrata, con una potenza complessiva di oltre 1.400 cavalli. A guidare la nuova azienda sarà Katia Bassi, che ha già annunciato come il lavoro di ricerca e sviluppo per l’azienda assorbirà il 38% dell’investimento complessivo. A Gavassa verranno prodotte le 350 hyper-car S9 e le circa 6-7.000 S7 full electric (per un valore di circa 350mila euro l’una). Le altre vetture della gamma, invece, verranno progettate nella Motor Valley, ma verranno poi realizzate in Cina, dove la produzione è più avanzata e dove sarà possibile dare vita alle circa 150mila auto full-electric all’anno per un costo compreso tra i 100 e i 150mila euro.

Gli investimenti previsti dall'Emilia Romagna

La Regione Emilia Romagna aveva destinato al progetto 4,5 milioni. In un’intervista dello scorso 1° aprile al Resto del Carlino, il presidente di Silk EV, Jonathan Krane, annunciava che il progetto sarebbe andato avanti nonostante non si fosse ancora completato il rogito per l’acquisto del terreno e che degli oltre 1.500 lavoratori attesi ne fossero stati assunti solo 58, meno del 4% del totale. Ora la data del 25 luglio è destinata a diventare uno spartiacque, anche perché – come fa notare Verità & Affaridue manager di primissima fascia come Amedeo Felisa e Roberto Fedeli se ne sono andati sbattendo la porta. Attenzione, perché la scorsa settimana Silk Faw non si è presentata alla firma del rogito per l’acquisto dei terreni.

Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, ci sono diverse cose che non tornano. Prima di tutto, a quanto ci risulta, Jonathan Krane si sarebbe progressivamente allontanato dal progetto, tanto che sembra che il team locale si stia progressivamente sostituendo a lui nel trovare i fondi necessari per andare avanti con il progetto. Di più: sembra che vi sia più di una difficoltà a pagare gli stipendi e dal canale LinkedIn di Silk EV sono scomparsi quasi tutti i riferimenti al progetto italiano. I post più recenti sono di febbraio 2021, poi più nulla, con voci accreditate che riferiscono che si è trattato di una cancellazione molto recente. Sembrava, a un certo punto, che tra gli investitori dovesse entrare anche Aliyacapital, un fondo che gestisce grandi capitali, per fungere da partner strategico dell’operazione. Si tratta di una holding familiare statunitense, che ha tra i suoi asset Airbnb, Space X, Robinhood. Ma la trattativa non è andata avanti e si è, anzi, arenata. 

La faida nei 5 Stelle

C’è poi un ulteriore tema, questa volta politico. Uno degli “sponsor” più accreditati di questa iniziativa fu l’esponente del Movimento 5 Stelle Manlio Di Stefano. Nel 2022, a mano a mano che il progetto progressivamente rallentava, sono stati proprio i pentastellati i più accaniti oppositori di Silk Faw, arrivando addirittura a istituire una commissione d’inchiesta. L’europarlamentare 5 Stelle Sabrina Pignedoli aveva inoltrato un’interrogazione alla Commissione europea a febbraio di quest’anno per chiarire i dettagli del progetto. “L’operazione – ha scritto - è finanziata attraverso una società con sede nel paradiso fiscale delle Cayman. A fronte di soldi e posti di lavoro promessi, la Regione Emilia-Romagna ha già dato 4,5 milioni di euro di fondi europei, mentre il Comune di Reggio Emilia ha rinunciato agli oneri di urbanizzazione per un’analoga cifra. In più, è stato dato il via libera al progetto senza valutazione dell’impatto ambientale”.

Ora rimane soltanto da capire che cosa succederà il prossimo 25 luglio. L’amministratrice delegata Katia Bassi, ad aprile di quest'anno, aveva dichiarato che nei primi 18 mesi (e quindi entro ottobre 2023) sarebbero stati investiti circa 400 milioni. Al momento non si ha contezza di quanto sia stato effettivamente speso, anche se il fatto che non si sia trovato l’accordo neanche per il rogito non fa ben sperare. Speriamo solo che non si tratti di un buco nell’acqua: in un momento così complicato per il nostro Paese non abbiamo bisogno di brutte notizie.