Leonardo, Cingolani: su lo stipendio, ma resta il manager di Stato pagato meno

Il gruppo aumenta i compensi variabili a breve e lungo termine per il Ceo. Nei primi otto mesi l'ex ministro ha guadagnato poco più di un milione

di Redazione Economia
Roberto Cingolani
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Leonardo paga meno rispetto alle altre aziende di Stato: ecco quanto guadagna l'ad Roberto Cingolani

I vertici delle aziende pubbliche sono poltrone molto ambite, sia per il prestigio che per i cospicui compensi. Ma nonostante i lauti stipendi, i manager italiani finiscono in fondo alla classifica quando si confrontano con i colleghi stranieri, specie se pensiamo a Carlos Tavares di Stellantis, che nel 2023 ha messo in tasca 13,5 milioni di euro.

In ogni caso, tra i top manager sul mercato italiano sicuramente Claudio Descalzi di Eni svetta in classifica con i suoi 6,14 milioni di euro nel 2023. Seguono Flavio Cattaneo di Enel con 4,58 milioni e Daniele Schillaci di Brembo con 3,5 milioni di euro. A chiudere la lista Alessandro Puliti di Saipem, che nel 2023 ha guadagnato 2,81 milioni di euro, mentre Valerio Battista di Prysmian si ferma a 1,1 milioni di euro. Stefano Donnarumma,  ex ceo di Terna (ora è Giuseppina Di Foggia), guadagnava 5,08 milioni. 

E Leonardo? La società pubblica attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza è rimasta indietro, e da sempre paga i suoi manager meno delle altre società italiane considerate comparabili anche se di settori diversi.

Ma quest'anno le cose cambiano: il gruppo di Piazza Monte Grappa ha deciso di colmare il gap salariale, e ha iniziato alzando quello di  Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale, che nel 2023, nei suoi primi otto mesi alla guida, ha guadagnato poco più di un milione di euro. L'obiettivo è chiaro: "Ridurre progressivamente il divario con il mercato e garantire una retribuzione equa e incentivante".

Ma secondo quanto riportato da Milano Finanza, per Cingolani, la sfida è soprattutto quella di confrontarsi con i vertici delle grandi aziende internazionali, come Bae Systems, Bombardier, L3Harris, Saab, Safran, Textron e Thales, oltre a importanti realtà italiane già citate come Enel, Eni, Fincantieri, Telecom Italia e altre. Un netto divario quello a sfavore di Leonardo nella politica retributiva che è stata giudicata "significativamente inferiore rispetto ai livelli di mercato". 

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La nuova politica di remunerazione per il 2024 sarà sottoposta oggi all'assemblea degli azionisti. In questa fase iniziale, le modifiche riguarderanno esclusivamente la retribuzione variabile, compresa quella in azioni, che è molto apprezzata dagli investitori istituzionali. Il compenso fisso di Cingolani rimane invariato a 80.000 euro lordi annui come amministratore e 920.000 euro lordi annui come direttore generale. Tuttavia, il premio variabile a breve termine aumenterà significativamente, potendo arrivare fino a 800.000 euro annui, rappresentando ora l'80% della retribuzione fissa complessiva, con un massimo del 125% in caso di straordinaria performance.

Nel programma MBO di Cingolani, l'ebita, il flusso di cassa operativo e gli ordini di gruppo avranno un peso del 25% ciascuno, mentre l'inclusione di Leonardo nel Dow Jones Sustainability Indices e l'indice di frequenza media degli infortuni contribuiranno per il 5% ciascuno. Il restante 15% sarà diviso equamente tra obiettivi strategici legati allo Spazio e all'efficienza. Eppure, nonostante gli interventi, il comitato osserva che il pacchetto retributivo complessivo rimane al di sotto del primo quartile del mercato dei gruppi di confronto. 

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