Leone, endorsement di Del Vecchio per lista Calta: "Visione di lungo termine"
In attesa dell'appoggio della Fondazione Crt, lista e piano di Caltagirone ricevono l'appoggio pubblico del patron di Delfin in salita nel capitale del Leone
Il patron di Delfin: "Visione imprenditoriale di lungo termine che non guarda solo ai dividendi"
Se la decisione formale da parte della Fondazione Crt (1,7% del capitale delle Generali) arriverà soltanto dopo un consiglio di amministrazione che darà mandato al presidente Giovanni Quaglia di esprimere la posizione dell’ente in assemblea, il patron di Delfin Leonardo Del Vecchio fa un endorsement pubblico al piano e alla lista dell’ex socio del patto di consultazione Francesco Gaetano Caltagirone per la compagnia assicurativa triestina, riservando anche una critica al ricorso al prestito titoli (4,42% da sommare alla quota in portafoglio del 12,84%) da parte di quella Mediobanca, di cui è il primo azionista con quasi il 20%.
Da sinistra: Claudio Costamagna, Francesco Caltagirone e Luciano Cirinà
La strategia di Caltagirone per le Generali offre "una visione imprenditoriale di lungo termine che non guarda solo ai dividendi ma anche alla necessità di crescita della compagnia”, ha spiegato Del Vecchio in una intervista a Bloomberg News secondo cui il fondatore di Luxottica intende incrementare ulteriormente la sua partecipazione nell’assicurazione triestina rispetto all'attuale 8% posseduto (secondo gli osservatori della battaglia di Trieste si porterà fino a un soffio della soglia rilevante del 10%).
Philippe Donnet
"Sono della vecchia scuola - ha aggiunto il fondatore di Luxottica riferendo alla mossa di Piazzetta Cuccia - che pensa che gli imprenditori debbano investire le proprie risorse. Ho scoperto di recente che le azioni delle società possono essere prese in prestito solo per votare all'assemblea degli azionisti e poi restituite ai proprietari. Se questa pratica diventa di uso comune e legittima ritengo che avrebbe conseguenze serie per la nostra economia".
Oltre al prestito titoli di Mediobanca sul bancone degli imputati è finito anche il pacchetto dell’1,44% del socio uscente De Agostini che sta dismettendo la quota del Leone, conservandone i diritti di voto per l’appoggio, con la merchant bank milanese, della lista del consiglio uscente che intende riconfermare Philippe Donnet alla guida delle Generali per il terzo mandato. Pratiche che, a detta dei critici, rischia di privare la stabilità nell’azionariato compagnia di un 6% dei diritti voto un minuto dopo il responso dell’assemblea.
Alberto Nagel
Oltre ad aver espresso apprezzamento per la lista di candidati proposta da Caltagirone definendola "di competenza elevata" e "ben equilibrata”, Del Vecchio invece ha particolarmente gradito la scelta del candidato al ruolo di Ceo, Luciano Cirinà (Claudio Costamagna come presidente). Top manager che da triestino ed ex capo del business del Leone nell’area Central East Europe, mercato tradizionale del gruppo ha "una perfetta comprensione di come Generali funziona e radici profonde a Trieste dove è nato e che rappresenta il cuore pulsante del settore assicurativo in questo Paese".
Con Claudio Costamagna, poi, Generali potrebbe disporre di "un presidente con competenze operative in grado di creare valore per l’azienda e di offrire un supporto concreto nella gestione delle grandi operazioni di trasformazione che auspichiamo di vedere nel futuro di Generali", ha osservato ancora Del Vecchio.
Infine, “il mercato - ha concluso l'imprenditore - ha già reagito con favore al piano di Caltagirone. Il prezzo del titolo sta salendo e Generali si sta confermando come un buon investimento finanziario".
Se Donnet, nel piano industriale di metà dicembre, ha messo sul piatto un utile netto di 3,48 miliardi nel 2024 (+6-8%), 1,1 miliardi di investimenti per il digitale e una disponibilità di cassa per acquisizioni per 3 miliardi (cassa di 8,5 miliardi) e monte dividendi tra 5,2 e 5,6 miliardi (più 500 milioni di buyback; questi ultimi entrambi confermati da Caltagirone), il patron del Messaggero ha promesso una strategia più aggressiva sui rendimenti (utile netto da raggiungere di 4,2 miliardi di euro circa; +11-14%), sugli investimenti (1,5-1,6 miliardi per la trasformazione digitale e tecnologica), sul taglio dei costi (cost/income ratio sotto il 55% dal 64%, con risparmi lordi fino a 600 milioni di euro, sforbiciata che sta preoccupando i sindacati) e sull’M&A con disponibilità più che doppia con 7 miliardi (2,5 a debito e 9,5-10,5 miliardi di flussi di cassa).
Massimo Lapucci e Giovanni Quaglia
Intanto, mentre si avvicina il record date per l’assemblea del 29 aprile (il 14 aprile, il settimo giorno di di mercato aperto precedente la data della prima convocazione dell’assise), ultimo giorno utile per costruire posizioni in vista dello scontro per la governance Generali si mette in luce a Piazza Affari con un guadagno di quasi il 2% (1,98%) a 20,12 euro. Come da attese Assogestioni, che rappresenta le Sgr di Piazza Affari titolari di oltre lo 0,6% delle azioni ordinarie del Leone, ha depositato una lista di minoranza di soli candidati indipendenti per il rinnovo del board composta dal consigliere uscente Roberto Perotti, Alice Bordini, Giuseppe Guizzi e Mariarosaria Taddeo.
Lista che per piazzare almeno un consigliere (fra i 13 complessivi se vincessero Mediobanca e De Agostini o i 15 se trionfasse invece Caltagirone che propone l’aumento del numero dei componenti del cda) dovrà raccogliere preferenze superiori al 5% del capitale e prendere almeno un quarto dei voti della lista che arriverà seconda.
Infine, da quanto emerso dalla Relazione sulla remunerazione, il group ceo Donnet ha ricevuto nel 2021 un compenso complessivo di 5,9 milioni, in crescita del 38,8% rispetto all'anno precedente, quando l’assicuratore francese con doppia cittadinanza (italiana), così come altri consiglieri e top manager, aveva destinato volontariamente circa il 20% dei compensi al fondo lanciato dal Leone per far fronte all'emergenza Covid.
@andreadeugeni