Lo Stato ridurrà al 51% la partecipazione in Poste Italiane: i dettagli
La novità rappresenta un cambio di rotta rispetto alla bozza iniziale del decreto, che prevedeva una diminuzione della quota di possesso dello Stato al 35%
Lo Stato ridurrà al 51% la partecipazione in Poste Italiane: i dettagli
Nell'ultimo incontro tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) e i rappresentanti dei sindacati, emergono novità significative riguardanti il futuro di Poste Italiane. Secondo quanto riferito da fonti sindacali, il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) in via di definizione su Poste Italiane introdurrà la possibilità per lo Stato di ridurre la propria partecipazione nel gruppo fino al 51 per cento.
Un cambiamento significativo
La novità rappresenta un cambio di rotta rispetto alla bozza iniziale del decreto, che prevedeva una possibile diminuzione della quota di possesso dello Stato fino al 35 percento, includendo sia le partecipazioni dirette che quelle indirette gestite tramite il Ministero delle Finanze. Attualmente, lo Stato detiene circa il 64% del gruppo Poste Italiane, motivo per cui la disposizione iniziale aveva sollevato non poche discussioni.
Le ragioni di una scelta
Il nuovo orientamento del governo, che vedrà la luce in un decreto atteso entro tre settimane, porta la soglia minima di possesso al 51%. Questa decisione è in linea con le anticipazioni fornite nei giorni scorsi dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e riflette la volontà di mantenere un controllo maggioritario sulle attività di Poste Italiane. Il mantenimento di una quota superiore al 50% assicura allo Stato la possibilità di esercitare un'influenza determinante sulle decisioni strategiche dell'azienda.
Le implicazioni del nuovo Decreto
Questo nuovo orientamento ha suscitato interesse e attenzione da parte di diversi attori sul panorama nazionale, considerando il ruolo cruciale che Poste Italiane riveste non solo come operatore postale, ma anche come player nei settori finanziario e dei servizi. Una partecipazione statale maggioritaria assicura una certa stabilità alla gestione dell'azienda, in un periodo di grandi trasformazioni per il settore postale e logistico, oltre a garantire la continuità dell'approccio agli investimenti e alla qualità del servizio.
La decisione di mantenere una soglia minima del 51% rappresenta dunque un punto di equilibrio tra la necessità di garantire un controllo pubblico sull'ente e l'esigenza di aprirsi a possibili investimenti esterni per favorire lo sviluppo e l'innovazione. Resta da vedere come questa modifica influenzerà le strategie future di Poste Italiane e quali saranno le reazioni del mercato e delle altre parti interessate.