Lvmh, Antonio Belloni: "Arnault? Feeling immediato. Ho imparato molto da lui"
Il direttore generale del colosso del lusso: "Italia? La patria del bello, bisogna investirci"
Belloni (Lvmh), il Toni di Arnault: "Italia? La patria del bello, bisogna investirci"
Dietro Lvmh, il colosso che riunisce i più grandi marchi di lusso planetario, e dietro il suo numero uno, Bernard Arnault, presidente e Ceo (ma anche l'uomo più ricco al mondo), c'è un pizzico di "italianità", quella di Antonio Belloni, direttore generale del Gruppo Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennessy).
Dall'intervista de Il Giornale con Belloni, anche detto Toni, emergono chiaramente le radici profonde che legano il suo percorso professionale al suo background familiare e alla sua passione per il bello e il lusso. Nato nel 1954 a Gallarate da una famiglia borghese con una solida etica del lavoro e una propensione per i viaggi, Belloni ha trasformato queste influenze in un mix di impegno calvinista e un'approccio cortese e aperto alla vita.
Nel corso dell'intervista, Belloni rivela che il suo rapporto con il lavoro e il piacere di viaggiare sono fortemente influenzati dall'esperienze dei suoi genitori. Suo padre, in particolare, avviò una piccola impresa tessile dopo aver iniziato a lavorare a soli 14 anni, mentre sua madre, figlia di un industriale del settore tessile, ha sempre goduto del piacere di visitare il mondo. Questa combinazione di "eredità genetica" ha plasmato fortemente la visione di Belloni, sia come un diligente lavoratore con un senso del dovere, sia come un uomo affabile e familiare che ama viaggiare con la moglie e i quattro figli.
Parlando dell'importanza strategica dell'Italia per LVMH, Belloni evidenzia l'ecosistema naturale del bello che permea il paese, rendendolo un partner ideale per un gruppo che si occupa di lusso, bellezza e qualità. "È un vantaggio competitivo costruito nei secoli che non ha eguali", conferma Belloni. D'altro canto delle 75 maison controllate da LVMH, sei sono italiane, e infatti il gruppo ogni anno investe nel Belpaese tra i 150 e 200 milioni.
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Quanto agli investimenti futuri, Belloni sottolinea l'importanza di continuare a sviluppare la filiera produttiva italiana, che conta già oltre 35 manifatture d'eccellenza e 13.000 dipendenti diretti. L'obiettivo per il 2024? "Superare i 15.000 addetti, perché solo in Italia si trovano e si possono formare degli artigiani dalle mani d'oro."
Infine, proprio riguardo al ruolo del governo nel sostenere ulteriormente il settore, Belloni esprime un notevole apprezzamento per la collaborazione con le autorità locali regionali, evidenziando la positiva esperienza di lavoro con le regioni toscane e venete. "Recentemente abbiamo rilevato da Safilo il modulo produttivo di Longarone con la sponsorship e la mediazione regionale. Lo stabilimento darà presto lavoro a 250 persone."
Quanto alla qualità dell'istruzione, Belloni ribadisce il ruolo cruciale degli istituti tecnici locali nella formazione di specialisti per settori specifici come quello degli occhiali. Tuttavia, ritiene che l'Italia debba continuare a migliorare il suo sistema scolastico, anche se evidenzia il successo di molti stilisti italiani formatisi sul territorio nazionale: "Molti dei migliori stilisti sono italiani ed escono dalle nostre scuole. Penso a Maria Grazia Chiuri, la prima donna alla guida creativa di Dior. Credo che il senso estetico come quello della gastronomia faccia parte della nostra natura."
Belloni continua rivelando il suo profondo legame con alcuni marchi all'interno del Gruppo LVMH. In particolare tra i tanti, Louis Vuitton occupa un posto centrale nel suo cuore non solo per l'incredibile redditività, ma anche per il suo significato emotivo e simbolico all'interno del gruppo. "Sono legato anche a Sephora, una marca di retail che nel 2001, quando sono arrivato nel gruppo, era tanto piccola da destare parecchi dubbi e che lo scorso anno ha raggiunto 15 miliardi di fatturato." A questo si aggiunge anche Loro Piana "forse perché anche mio padre era nel tessile e io mi riconosco nei valori della famiglia."
Guardando al futuro, Belloni anticipa i festeggiamenti per il centenario di Fendi nel 2025. Tra gli eventi previsti, ci sarà la pubblicazione di un libro che racconterà la straordinaria storia della famiglia Fendi, insieme a mostre ed eventi di rilievo, inclusa una sfilata speciale che celebrerà le radici romane del marchio.
Ma Belloni riflette anche sull'esperienza durante eventi epocali come gli attacchi dell'11 settembre, e molteplici tempeste che ha incontrato nel corso della sua carriera nel settore del lusso. In ogni caso, osserva quanto resiliente sia sta il mercato del lusso di fronte alle difficoltà, ricordando come nel 2008\2009, dopo una discesa globale del 10%, il settore ha registrato crescite a doppia cifra solo due anni dopo. E aggiunge: "Nel 2020 abbiamo avuto tante difficoltà con il Covid per rimbalzare ancora una volta nel double digit prima di riassestarsi. Così va il mondo".
Su Arnault che lo definisce un "uomo abitato dalla passione", Belloni dice: "Portare un gruppo di persone a fare cose straordinarie con la leadership e con l'esempio visto che non posso interagire a livello personale con tutti. Questa è una delle tante cose che ho imparato da lui."
Sulla prima impressione di Bernard Arnault, Belloni rivela di averlo trovato da subito "diretto e genuino", e aggiunge, "C'è stato subito molto feeling." Riguardo a John Galliano, designer noto per i suoi trascorsi controversi e per le dichiarazioni antisemite, Belloni crede che Arnault abbia già perdonato lo stilista francese.