Lvmh-Kering, persi quasi 20 miliardi di euro. In crisi anche la moda di lusso
La crisi si abbatte anche sull'elevato ed esclusivo mondo della moda di lusso, ecco perché. Parla l'analista di Intesa Sanpaolo
Lvmh e Kering, flop in Borsa
“Il lusso non conosce crisi”. Questa massima, nonostante sia ormai diventata un detto popolare quando si parla di alta moda, si scontra con una realtà ben diversa. Analizzando, infatti, i risultati finanziari del primo trimestre dei due più grandi colossi della moda di lusso, Lvmh e Kering, e dei loro rispettivi marchi, si può notare come, invece, la crisi abbia colpito anche il mercato dei capi di abbigliamento più esclusivi.
Louis Vuitton Moët Hennessy - proprietà dell’uomo più ricco del mondo, il francese Bernard Arnault – ha incassato la cifra monstre di 20 miliardi di euro in soli tre mesi (gennaio-marzo), ma ha comunque visto scendere i ricavi del 2% rispetto allo stesso periodo del 2023.
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Allo stesso modo, Kering, che fa capo alla famiglia Pinault, ha subìto una flessione dei propri incassi pari all'11%. I ricavi si sono infatti attestati a 4,5 miliardi di euro, rispetto ai quasi 5 miliardi del primo trimestre dell’anno precedente.
Ma dopo aver analizzato i meri dati finanziari, per capirne di più e snocciolare il tema, per comprendere le motivazioni dietro il forte calo del settore della moda di lusso, Affaritaliani.it ha interpellato Sara Giusti, economista Research Department di Intesa Sanpaolo.
“Il sistema moda rappresenta uno dei settori maggiormente penalizzati dall’erosione dei redditi per effetto delle spinte inflazionistiche almeno fino al 2024”, spiega. “All’interno del comparto sarà soprattutto l’alto di gamma, meno sensibile ai vincoli di bilancio, con un rilievo particolare del contributo dei mercati internazionali, a fronte di un mercato interno più stagnante”, afferma Giusti.
“L’Italia”, continua, “può contare su un buon posizionamento e una buona competitività sui mercati internazionali: nel 2023 il sistema moda del tessile, abbigliamento, della filiera della pelle e dell’oreficeria ha generato un avanzo commerciale di circa 33 miliardi di euro, in crescita di 1,8 miliardi rispetto all’anno precedente”, afferma l’esperta.
“Tra le diverse specializzazioni del sistema moda”, prosegue, “si possono cogliere andamenti diversificati per territori e settori; in particolare si sottolinea la buona tenuta del settore orafo, che ha realizzato una crescita del 12,1%, pur in presenza di una domanda mondiale di gioielli in oro stabile”.
“Inoltre”, spiega l’analista di Intesa Sanpaolo, “tra i diversi settori se ci concentriamo sui distretti che ci permettono di cogliere le diverse specializzazioni territoriali, si rilevano situazioni eterogenee che mostrano una buona tenuta nel Tessile di Biella (+11,7%), nelle Calzature del Brenta (+12,8%) o nella Maglieria e abbigliamento di Perugia (+21,9%), mentre si rileva una maggior difficoltà nel polo della moda fiorentino (-11%)”.
“In prospettiva”, conclude infine Giusti, “le attese di allentamento delle politiche monetarie e una spinta maggiore dai consumi, che potranno beneficiare di maggiori redditi reali, rappresentano elementi di sostegno al settore, che può contare su un ottimo posizionamento nei mercati internazionali e un’elevata competitività delle proprie produzioni”.
Analizzando, invece, brand specifici, Gucci (cavallo di battaglia di Kering) risulta essere la “maglia nera”, dopo aver “incassato” un calo del fatturato del 21%. Anche Yves Saint-Laurent non può che restare a guardare ricavi in calo dell’8% a quota 740 milioni di euro. Così anche Bottega Veneta, la quale ha perso il 2% per 388 milioni di euro.
Ma in questi tre mesi non ci sono state solo brutte notizie. Tra chi può sorridere, infatti, spunta l’italiana Prada, capeggiata dalla stilista Miuccia, in crescita del 16% a quota 1,19 miliardi di ricavi, spinto dallo straordinario successo di Miu Miu (complice, come sostengono i più giovani appassionati di moda e musica, un’omonima canzone di un rapper capitolino).
Anche Hermès, tra le case di moda più antiche (nacque nel 1837) ed esclusive al mondo, non si può considerare tra le vittime della crisi. Il brand ha infatti “portato a casa”, tra gennaio e marzo del 2024, ben 3,81 miliardi di euro, in aumento del 17%.
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Persi quasi 20 miliardi di euro in Borsa
Guardando alle prestazioni sui mercati finanziari, Lvmh e Kering, entrambe quotate sul mercato parigino, hanno perso rispettivamente, nel corso dell'ultimo mese, oltre il 3% e il 10%, pari a un "buco" nella capitalizzazione complessiva di circa 18 miliardi e 370 milioni di euro (4,5 miliardi di euro per Kering e quasi 14 miliardi per Lvmh).