Nucleare, il lungo amore della Francia e quel capitolo irrisolto con gli esperimenti di Mururoa
La Francia ha 56 reattori nucleari in funzione, che coprono circa il 70% del fabbisogno energetico nazionale: non è un caso che il paese sia il maggiore esportatore di energia in Europa
Macron offre all'Ue il suo scudo nucleare
Macron ha appena lanciato una vera e propria bomba diplomatica con la proposta di estendere l'ombrello nucleare francese all'intera Europa. Una mossa da far tremare le vene e i polsi, proprio quando le relazioni transatlantiche sembrano scricchiolare. La guerra in Ucraina e il cambio di passo di Washington hanno messo l'Europa sotto pressione, e la paura di trovarsi a fare da sola è più che concreta.
Trump e la sua politica di "America First" sono solo l'anticipo di un disimpegno che sta facendo storcere il naso a Bruxelles. Ecco perché Macron, con tempismo perfetto, propone un piano alternativo alla Nato e non solo parlando di nucleare in generale, ma mettendo sul tavolo una risorsa fondamentale: la sua potenza nucleare. Un settore che, da decenni, è il cuore pulsante della sua politica energetica.
Nel dettaglio, la Francia conta circa 56 reattori nucleari in funzione, che coprono circa il 70% del fabbisogno energetico nazionale, e non è un caso che il paese sia il maggiore esportatore di energia in Europa con un flusso continuo verso le nazioni confinanti come Regno Unito, Spagna, Italia, Svizzera, Germania, Belgio e Lussemburgo. Per Macron, quindi, il nucleare non è solo una questione energetica, ma una questione di sicurezza nazionale. Ma per capire il peso di questa mossa, bisogna tornare indietro di qualche anno.
Negli anni '70, la Francia decise di investire pesantemente nel nucleare per non dipendere dalle risorse energetiche straniere, soprattutto dopo la crisi petrolifera del 1973. Negli anni, questo impegno ha fatto sì che il nucleare diventasse una risorsa fondamentale per il Paese, non solo per soddisfare il fabbisogno interno, ma anche per ridurre l’impatto ambientale della produzione di energia elettrica. Ma anche nel contesto militare il nucleare si rivelò essere una componente cruciale per la difesa nazionale della Francia, con una potenza nucleare fortemente strategica: 11 sommergibili a propulsione atomica e una portaerei, la Charles de Gaulle, che è alimentata da due reattori nucleari.
Questo lungo percorso nel settore nucleare ha però lasciato non poche cicatrici. Negli anni la Francia ha condotto 179 esperimenti nucleari tra il 1966 e il 1996 nell’atollo di Mururoa, nell'Oceano Pacifico. Esperimenti che hanno contaminato irreparabilmente l’ambiente e le popolazioni locali: nel 22 luglio del 1974, l'esplosione della bomba a Mururoa causò un'ondata radioattiva che colpì Tahiti, con conseguenze devastanti, come pesci giganti deformati e danni ambientali di cui ancora oggi rimangono i segni. Un capitolo oscuro che la Francia ha sempre cercato di archiviare, ma che rimane comunque un macigno sulle spalle del paese transalpino.
Oggi, però, Macron cerca di riscrivere la storia. Il nucleare è il cuore della sua proposta di difesa europea, un settore che per lui è indissolubile dalla potenza militare. E con un’Europa che, dopo la Brexit, si trova a fare i conti con una difesa sempre più insicura, la Francia sta lanciando un segnale chiaro, come a dire: "Se non possiamo dipendere dagli Stati Uniti, dipendiamo almeno da noi stessi."
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Gli altri Paesi europei, tuttavia, saranno pronti ad accettare questa proposta? La Germania, per esempio, è sempre stata scettica sul nucleare, preferendo altre fonti di energia più sostenibili. In Italia, nonostante l'apertura a un ritorno al nucleare entro il 2030, la discussione sul nucleare è invece ancora un tabù. Se l'Europa accetterà l’offerta, potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nella geopolitica continentale. E con la sua eredità nucleare, la Francia non sta solo parlando di sicurezza. Sta parlando di potere.