Maire Tecnimont, Geox, Buzzi, Pirelli: le blue chip che temono la guerra a Est

Da UniCredit a Buzzi, da Pirelli a Generali: tutte le grandi aziende di Piazza Affari che guardano con apprensione all'invasione dell'Ucraina

di Marco Scotti
Economia
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Le grandi quotate italiane con interessi in Russia che temono le sanzioni occidentali

La giornata è drammatica sotto ogni aspetto, compreso quello finanziario. In borsa Piazza Affari cede oltre il 4%, dopo aver flirtato perfino con il -6. In questa seduta ci sono stati però titoli che hanno “beneficiato” dall’impennata dei prezzi del petrolio o dall’escalation di violenza. Altri, però, hanno pesantemente arretrato. E i motivi sono abbastanza ovvi: si tratta di aziende che hanno in Russia interessi particolari. Ad esempio c’è UniCredit, che registra una perdita a doppia cifra, che – secondo Reuters – registra il 2% del fatturato e il 7% degli utili all’ombra del Cremlino tramite Unicredit Russia.

Il mondo bancario in generale si ritrova particolarmente esposto. Secondo Repubblica, che cita uno studio della Banca dei regolamenti internazionali, gli istituti di credito italiani sono esposti per 25,3 miliardi di dollari, più altri 6 di garanzie. Si tratta del livello più elevato in Europa, seguito da Francia (25,1 miliardi) e Austria a 17,5. E Unicredit, secondo gli analisti di Citi, sarebbe esposta da sola per oltre 14 miliardi di euro.

La Bce ha chiesto agli istituti di credito europei di valutare la propria posizione in Russia e di decidere se sia necessario irrobustire il capitale visto l’aumentare del rischio di credito nella regione. Ma non sono solo le banche a soffrire: Assicurazioni Generali, ad esempio, perde terreno sia per la parte squisitamente finanziaria (Banca Generali lascia sul campo oltre l’8%) sia per quanto concerne le assicurazioni. I premi complessivi raccolti in Russia, infatti, rappresentano tra il 2 e il 3% del complessivo.

Nel campo delle grandi opere infrastrutturali, soffre anche Maire Tecnimont, che ha avviato un progetto per la realizzazione di un impianto ad Amurski, nella Russia asiatica, sottoscritto con Gazprom. Il valore della commessa è di 3,9 miliardi e si spiega così il calo di oltre 7 punti percentuali dell’azienda guidata da Pierroberto Folgiero.

Buzzi Unicem perde più del 6% a causa della sua pesante esposizione nella zona ex-sovietica: il gruppo di Casale Monferrato, infatti, realizza quasi il 10% dei ricavi tra Russia e Ucraina e quasi il 20% nell’Europa Orientale. A proposito di fatturati nella zona, Pirelli – che lascia sul terreno oltre il 10% - realizza in Russia circa il 10% delle revenue totali.

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L’incertezza su quello che accadrà in Russia non risparmia neanche le buone notizie. Geox, ad esempio, ha chiuso il 2021 con ricavi pari a 608,9 milioni, in crescita del 13,8% grazie al buon andamento del canale multimarca ed alla progressiva riapertura della rete distributiva. L'ebit si attesta a -44,9 milioni, in recupero rispetto al 2020 (-123,7 mln), seppur ancora impattato dagli effetti della pandemia conseguenti al lockdown del primo semestre.

A fine 2021, la posizione finanziaria netta è pari a -64,3 milioni (-99,8 milioni nel 2020). Eppure, proprio l’incertezza sulla strategia in Russia fa perdere alla creatura di Mario Moretti Polegato oltre il 13%. Se davvero dovesse partire un pesantissimo meccanismo sanzionatorio verso la Russia il rischio è che ribassi come quelli registrati oggi si moltiplichino a dismisura.