Manovra, l'Ue concede all'Italia di risanare i conti in 7 anni e non 4. Paletti molto rigidi: rischio effetto boomerang

Sulle riforme la Commissione vuole più dettagli. Giorgetti chiede tagli ai ministeri: servono 3 mld

di Redazione Economia
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti
Economia

Manovra, le misure "una tantum" su banche e imprese. L'Ue concede all'Italia più tempo ma sarà vietato sbagliare

Il governo Meloni continua a lavorare sulla prossima manovra finanziaria. Il tempo stringe, l'Ue chiede all'Italia di fornire le linee guida della legge di Bilancio ma soprattutto di fornire garanzie sul deficit relative ai prossimi anni. Bruxelles dovrebbe accogliere la richiesta del governo italiano a estendere su sette anni, invece che concentrare su quattro, il percorso del risanamento affiancato da un piano di riforme. Ciò che manca per ora, piuttosto, è una prospettiva su come la manovra si inserisce nella cornice europea delle regole di bilancio e di questa fase di crescita debolissima di tutta l’area euro. Sul primo fronte - riporta Il Corriere della Sera - c’è un aspetto che dovrebbe facilitare il percorso del governo nell’immediato, al prezzo di rendere più delicato quello del Paese in seguito: in base all’attuale interpretazione del nuovo Patto di stabilità, possono essere utili in parte anche le misure "una tantum" come quella che si profila per le banche o altri settori produttivi. Vengono dunque accettati anche interventi che non sono "strutturali" ma si limitano a tamponare il deficit per un solo anno.

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A Bruxelles piuttosto - prosegue Il Corriere - preme di vedere la cornice entro la quale il governo presenterà la legge di bilancio. La diluizione della stretta su sette anni dipende dalle riforme su fisco, concorrenza, amministrazione pubblica e giustizia che vanno indicate subito dal 2025 al 2031. Nella Commissione europea la prima impressione è che il “Piano fiscale strutturale di medio termine” che l’Italia ha presentato fin qui non basti. L'Ue vuole valutare se le riforme vengono davvero fatte e se i risultati arrivano: l’attesa è che da Roma si precisino meglio il calendario degli interventi (semestre per semestre), il loro impatto quantitativo (per esempio sui tempi della giustizia), in modo da rendere il Piano soggetto a monitoraggio. Il mancato rispetto del calendario di riforme, in teoria, potrebbe infatti obbligare l’Italia a passare a una correzione dei conti a tappe forzate su quattro anni. Giorgetti chiede ai minisreri di trovare 3 mld di spese da tagliare e ha avvisato tutti: "Se non lo farete voi, toccherà a me fare il cattivo". Si va verso tagli lineari.

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