Emergenza denatalità, pensioni a rischio. Ma le priorità sono altre

Tagliare le tasse a chi fa figli ha un costo per l’Erario. Dipende quanto si taglia e, soprattutto, per quanti figli...

di Antonio Mastrapasqua
Economia

Manovra, meno tasse per chi fa figli ma non c'è nulla nero su bianco 

Meno tasse per chi fa figli. Si può tradurre così l’idea – ma non c’è ancora nulla “nero su bianco” – comunicata dal ministro Giorgetti in questi giorni. Che la natalità sia una emergenza nazionale è assodato. Lo si è capito tardi, ma ormai fa parte di un “comune sentire” che ha finito per accantonare un mainstream resistente, che vedeva nella prolificazione un segnale di cultura retrograda, catto-conservatrice.

Gli argomenti convincenti sono quasi sempre quelli economici. Si è capito che meno nati, vorrà dire meno lavoratori, quindi meno entrate fiscali, meno versamenti contributivi, e quindi pensioni più magre e un bilancio pubblico sempre più fragile, visto che – insieme al crollo della natalità – si registra un incessante aumento dell’aspettativa di vita: si vive più a lungo, ci si ammala di più, si consumano più rate di pensione.

Il ragionamento potrà apparire cinico, ma dovrebbe risultare convincente: meno nati vuol dire nel complesso meno welfare per tutti. Chi pagherà le nostre pensioni? Chi contribuirà a pagare il sistema sanitario nazionale? L’andamento demografico sembra incorreggibile. Proiettando i dati cumulati dall’Istat nel primo semestre di quest’anno, si potrebbe azzardare un altro record negativo a fine anno: 5mila nascite in meno rispetto al 2023, che aveva fatto registrare il record negativo con 379mila nascite nel corso dell’anno (erano 393mila nel 2022).

Un nuovo approccio culturale e un nuovo orientamento di organizzazione sociale sono destinati a produrre frutti molto lentamente. Aiutare chi metterà al mondo nuove creature è fondamentale, a esempio aumentando i posti negli asili nido. Peccato però che uno dei tagli ai progetti del Pnrr ha riguardato proprio gli investimenti per i posti negli asili nido, passati dagli oltre 260mila del piano originale a 160mila.

Allora la strada di quella sorta di "quoziente familiare per le detrazioni" suggerita da Giorgetti potrebbe essere la strada giusta? Una considerazione preliminare: continua a essere curioso che le proposte di governo siano comunicate a mezzo stampa e non nel Consiglio dei ministri. I due vicepremier hanno fatto sapere ai giornali di “avere chiesto” questo e quello. Ma perché annunciarlo ai giornali e non definirlo come prassi di governo? Il titolare del Mef, più di tutti, dovrebbe avere armi convincenti per far camminare le sue idee, se condivise. E se non sono condivise perché sottoporle al teatrino mediatico? Solo per poter dire (poi): avrei voluto fare diversamente, me lo hanno impedito?

Tagliare le tasse a chi fa figli ha un costo per l’Erario. Dipende quanto si taglia e per quanti figli. Le stime parlano di un costo totale del provvedimento tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Giorgetti sembra determinato a scommettere sul fronte della natalità: bisogna riconoscere un "valore sociale" a chi mette su famiglia e a chi fa figli. Va bene. Ma solo con l’ennesima “tax expenditure”? Le famiglie hanno bisogno di soldi veri per pagare asili nido, assistenza sanitaria, pannolini e pappette, e poi per mandare i figli a scuola, con libri e quaderni e computer.

La risposta che subito si sussurra, di fronte a questa banale lista della spesa (non di sconti fiscali), è una sola: non ci sono soldi. Lo abbiamo imparato a scuola: i soldi pretendono delle priorità. E’ svanita l’illusione che ci sia tutto per tutti. La denatalità è un’emergenza nazionale? Deve diventare una priorità. Magari condivisa tra Governo e opposizione – tutte le emergenze nazionali hanno bisogno di unità di intenti – ma dall’opposizione l’attenzione sembra catalizzata sul Jobs act, sui tagli alla sanità e sui programmi del Pnrr. Tutto giusto, ma natalità e giovani dovrebbero restare in cima alla lista dei problemi da risolvere.

L’aiuto della stampa, in questa attenzione da accendere in maniera incessante, potrebbe essere utile. Il “watch dog” serve anche a questo. E invece prevale sempre il gossip e la superficialità: il toto-nomine alla Rai, o la scelta del candidato alle elezioni della Liguria, occupano gli spazi che costringono l’emergenza demografica ad accomodarsi in qualche taglio basso. Proviamo a ripeterlo: chi ce le pagherà le pensioni?

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