Mediaset diventa olandese e riparte con Mfe. Ora la fusione con la Spagna

Ma poi il piatto piange. L'incognita Prosiebensat e la concorrenza delle piattaforme pay e di streaming incalza i piccoli broadcaster come Mediaset

di Andrea Deugeni
Economia
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Dopo la lunga querelle con Vivendi finita con la pax tombale siglata a inizio maggio e che ha bloccato il decollo del piano MediaForEurope ideato a gigno 2019, Mediaset riesce finalmente a trasferire la sede in Olanda, la prima pietra corporate del vecchio piano di consolidamento europeo fra i broadcaster generalisti del piccolo schermo. Progetto fortemente voluto dall'amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi per rispondere all'offensiva nel Vecchio Continente delle piattaforme pay e di streaming e al peso crescente dei colossi della pubblicità online come Facebook e Google.

L'assemblea degli azionisti del gruppo controllato da Fininvest ha approvato il trasferimento della sede legale in Olanda con il voto favorevole del 95,57% delle azioni rappresentante in assemblea, trasferimento da realizzarsi mediante adozione della forma giuridica di una naamloze vennootschap regolata dal diritto olandese e di un nuovo statuto.  


 

La residenza fiscale di Mediaset, così come l'amministrazione centrale, però rimarranno in Italia, come le azioni del Biscione continueranno a essere quotate a Piazza Affari.

I soci che non hanno concorso all'approvazione dell'operazione possono esercitare diritto di recesso ottenendo un controvalore di 2,18 euro per azione (2,868 euro il prezzo attuale di Borsa), valore che sarà però ridotto in virtù del dividendo da 30 centesimi per azione approvato oggi dall'assemblea e che sarà messo in pagamento il 21 luglio prossimo.

Gli azionisti, oltre ad approvare il bilancio 2020, hanno eletto anche il nuovo consiglio di amministrazione, composto da Fedele Confalonieri (presidente), Pier Silvio Berlusconi, Marco Giordani, Gina Nieri, Niccolò Querci, Stefano Sala, Marina Berlusconi, Danilo Pellegrino, Carlo Secchi, Marina Brogi, Alessandra Piccinino, Stefania Bariatti (tratti dalla lista di maggioranza presentata dall'azionista di Fininvest) e da Giulio Gallazzi, Costanza Esclapon de Villeneuve, Raffaele Cappiello (della lista di minoranza dei fondi).


 

Ora, Mediaset è pronta per riprendere la trama di Mfe. "Con assoluta convinzione e determinazione, abbiamo cercato di portare avanti il progetto Mfe e siamo pronti per iniziare questo nuovo percorso europeo", ha sentenziato infatti il presidente del gruppo televisivo Fedele Confalonieri sulle strategie di consolidamento in Europa parlando ai soci.

"Andiamo decisi verso quella della cross-country consolidation, che si pone gli stessi obiettivi di difesa nei confronti degli operatori internazionali non solo attraverso una riduzione dei costi e una fortificazione dentro i confini nazionali, ma provando a creare le condizioni dimensionali e competitive che possano consentire agli operatori europei anche di aumentare e allargare lo spettro dei ricavi, un miglioramento dei margini che consenta di finanziare nuovi investimenti in contenuti nazionali e in business digitali complementari su scala europea. Numerosi sono i pregi della scelta verso un consolidamento sovranazionale", ha aggiunto il presidente del Biscione.

Confalonieri ha invece criticato il consolidamento domestico come sta avvenendo in Francia con l'aggregazione tra Tf1 e M6: "Non si sviluppano nuovi ricavi, si tagliano vecchi costi. In sostanza, si guadagna tempo, ma non si dà risposta strategica e di lungo periodo", ha argomentato aggiungendo che "l'Antitrust potrebbe autorizzare l'operazione solo a fronte di rilevanti commitment (cessione di canali o attivita' produttive oppure limitazione di quote di mercato) in grado di determinare un impatto negativo superiore al valore positivo delle sinergie derivanti dall'integrazione". 

La gara per M6 ha rappresentato un chiaro esempio di come il gruppo di Cologno intenda procedere per far decollare il progetto Mfe, il cui prossimo step sarà l'aggregazione fra Mediaset e la controllata Mediaset Espana da riunire sotto la nuova casa olandese: il Biscione intende cogliere tutte le opportunità per costruire il polo europeo della tv, andando ovunque ci siano asset interessanti in vendita. Ma al momento all'orizzonte non se ne vedono.

Un punto fermo del progetto di consolidamento, ma ancora sulla carta, è l'aggregazione della tedesca Prosiebensat.1: Mediaset ha il 25% dei diritti di voto, ma nessuna rappresentanza negli organi sociali e visioni diverse dal management sulla strategia di sviluppo, management che a inizio mese ha ancora detto di voler puntare punta sulla crescita organica. Nessun colloquio dunque col Biscione. 


L'andamento del titolo Mediaset negli ultimi 5 anni (fonte Borsa Italiana)

Nel 2022 ci sarà il rinnovo del supervisory board e potrebbe essere il primo grande tassello da incastrare nella nuova MediaForEurope. Ma non c'è tempo da perdere: in Francia, Regno Unito e Spagna l'M&A si è già messo in moto nel comparto e la concorrenza incalza i piccoli broadcaster generalisti come Mediaset. Nel quinquennio terminato nel 2020, il fatturato del gruppo televisivo di Cologno Monzese si è contratto del 28% a 2,6 miliardi di euro, mentre Netflix, che ha lanciato la propria piattaforma in Europa nel 2016, è diventata lo scorso anno, secondo l'azienda di analisi dati Ampere Analysis, la seconda emittente nella in termini di ricavi.

(Segue: il business e il closing del 22 luglio con Vivendi)

Nel frattempo, una nota positiva arriva dal business. Confalonieri infatti ha fatto sapere che la raccolta pubblicitaria di Mediaset in Italia nei mesi di aprile e maggio è "praticamente raddoppiata" rispetto agli stessi mesi del 2020 che furono interamente penalizzati dal lockdown.

"Quanto all'evoluzione della raccolta, possiamo anticipare che anche il primo e il secondo trimestre del 2021 hanno avuto una performance positiva, anzi più che positiva: il primo trimestre ha segnato un +6,1% (verso un mercato a -1,4%) e il secondo trimestre è un trimestre da record: i dati non sono ancora consolidati e ufficiali, ma aprile e maggio hanno praticamente raddoppiato la raccolta del 2020. Quattro trimestri in sequenza positiva sono una chiara dimostrazione della resilienza e della solidita' della posizione competitiva di mediaset sul mercato", ha spiegato.

Intanto, il 22 luglio, fra meno di un mese, è fissato il closing dell’intesa raggiunta fra il Biscione e Vivendi, intesa che prevede la vendita in 5 anni della quota che il colosso dell'entertainment controllato dalla famiglia Bollorè ha segregato in Simon Fiduciaria (19,9%) oltre alla vendita diretta del 5% a Fininvest (questo al closing). Vivendi rimarrà con un 4,61%, che potrà essere venduto o meno. A Piazza Affari debole il titolo in calo dello 0,55% a un'ora dalla chiusura delle contrattazioni a 2,892 euro. 

@andreadeugeni