Medicinali non "griffati", gli italiani li snobbano. Sprechi per oltre 1 mld

Pregiudizi e non solo: ecco perchè i farmaci equivalenti (non di marca) continuano a suscitare una certa resistenza fra i consumatori

di Donal Cantonetti
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Economia

Medicinali equivalenti, un italiano su tre non li considera. E gli sprechi economici aumentano 

La frase la conosciamo tutti quando andiamo in farmacia ad acquistare un prodotto da banco. "Vuole il farmaco originale o quello generico?" La risposta dei consumatori quasi sempre è la stessa, con la scelta del medicinale di marca. Anzi, per la precisazione, un sondaggio effettuato da SWG per conto di Cittadinanzattiva, su un campione di 2500 cittadini maggiorenni rappresentativi della popolazione italiana, ci dice che 1 italiano su 3 nutre dubbi sui farmaci equivalenti, pensando che siano differenti o meno utili di quelli originali. In realtà il farmaco generico possiede la stessa efficacia, la stessa posologia, ha la stessa molecola da quello da cui proviene.
 
Si evidenzia per una sola particolarità: non ha un brevetto scaduto da 10 o 15 anni di età come la maggioranza dei medicinali a carico dello Stato (quelli appartenenti alla classe A per esempio), ed è quindi la sua medesima copia. Eppure i farmaci equivalenti continuano a suscitare una certa resistenza fra i consumatori, forse perché l'attributo generico inganna, o forse perché il medico che prescrive la ricetta il più delle volte pensa ai farmaci e non a principi attivi. Il 20% del campione ascoltato da Swg dice che il medico in ricetta indica solo il farmaco di marca; il 36% che indica il principio attivo e il farmaco di marca; solo il 31% riferisce che il medico indica solo il principio attivo lasciando al paziente la scelta tra equivalente e brand.

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La ricerca di Cittadinanzattiva denominata "Io Equivalgo" e giunta alla quinta edizione, mostra come gli italiani spendono di tasca propria 1,1 miliardi per scegliere il farmaco originale, piuttosto che uno equivalente. Tuttavia, se ci fosse un ricorso al 100% del farmaco a prezzo di riferimento, i cittadini potrebbero risparmiare sul ticket. Un dato che vede il nostro Paese in fondo alla classifica europea sull’impiego degli equivalenti. E che accentua la sua negatività se guardiamo ai diversi comportamenti adottati dai cittadini delle regioni del nord e del sud: al meridione, nonostante un reddito mediamente inferiore, il farmaco equivalente costituisce appena il 20% delle vendite, mentre al nord raggiunge il 40% di incidenza sui volumi nazionali. 
 
Un pregiudizio probabilmente dovuto in parte alla cattiva informazione. Infatti, al momento dell’acquisto quasi due italiani su tre (64%) si affidano alle indicazioni del medico, soprattutto tra gli over 64 e i residenti nel nord-est, ma c’è una certa fiducia anche nelle indicazioni del farmacista (23%), soprattutto tra i giovani.  Il 47% del campione si dice comunque orientato ad acquistare un farmaco equivalente, il 34% quello consigliato dal medico o dal farmacista e il 19% il farmaco di marca.
 
Non mancano gli esempi. Il caso ibuprofene è uno dei più eclatanti. Nonostante ci sia stata in passato scarsità di questo medicinale, soprattutto per i bambini, la stessa azienda produttrice forniva un'alternativa. Non considerata, però. Stesso discorso quando un anno fa toccò alla amoxicillina, un antibiotico che si rese indisponibile nella versione del brand più conosciuto, ma poteva essere concepito  anche per via galenica o con altre soluzioni presenti sul mercato.
 
Decisivo per aumentare la conoscenza e la consapevolezza dei consumatori, l'intervento di Federfarma (Federazione nazionale dei titolari di farmacia italiani) che, attraverso una circolare, ricorda l’importanza di sostenere i farmaci equivalenti, continuando non solo a consigliarli al cittadino, ma anche evidenziandone i vantaggi. Un compito, quello del farmacista, che deve essere in linea con la legge 405 del 2001 per la quale il professionista ha il dovere di sostituire il medicinale prescritto (specialità o generico) con il prodotto (specialità o generico) a prezzo più basso rimborsato dal SSN previa informazione del paziente.
 
A maggior ragione, negli equivalenti, il principio attivo è lo stesso del prodotto di marca dal quale proviene e le concentrazioni nel sangue raggiungono livelli analoghi, con una variabilità che non deve andare sotto l'85%. Comunque, per sapere se esistono equivalenti rispetto alla ricetta medica e prima di andare in farmacia, è disponibile l'app Io Equivalgo. Si potranno conoscere le diverse formulazioni (granulato, pastiglie, sciroppo) e la lista dei farmaci in commercio, siano essi coperti da brevetto (e quindi di marca) o non più coperti (equivalenti) organizzati per fasce di prezzo. Uno strumento di facile utilizzo ed pertinente per contrastare i dati Istat che fissano al 9,5% quegli italiani che sono costretti a rinunciare alle cure mediche proprio a causa dei prezzi troppo elevati dei farmaci.