Mediobanca, i Doris non vogliono la fusione. Piazzetta Cuccia frena in borsa

Il titolo della merchant bank abbandona i massimi da due anni ed è tra i peggiori del listino principale

Massimo Doris (foto Ipa)
Economia
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Niente fusione tra Mediobanca e Banca Mediolanum, parola di Massimo Doris. “Nè io nè la mia famiglia siamo interessati a una fusione", ha spiegato infatti l'amministratore delegato del gruppo di gestione del risparmio gestito fondato da padre Ennio, in una recente intervista rilasciata al Messaggero, gelando ogni possibilità di aggregazione con la merchant bank finita sotto pressione per la forte crescita nel capitale da parte di Leonardo Del Vecchio e Francesco Caltagirone. Sul tema Mediobanca, Doris ha spiegato poi che la logica che ha indotto a riclassificare in bilancio la partecipazione del 3,3% nella banca gestita da Alberto Nagel da strategic a held to collect and sell, ossia cedibile in qualsiasi momento, è differente da quella che ha indotto l'ex socio Fininvest a vendere il proprio 2% a maggio di quest'anno. 

"Le logiche sono diverse", ha sottolinea il Ceo, che ha continuato: "Premesso che noi abbiamo un ottimo rapporto con Nagel e siamo soddisfatti dei risultati che Mediobanca ha realizzato fino a oggi, con lo sfilacciamento del Patto e l'arrivo di due nuovi importanti azionisti come Del Vecchio e Caltagirone la stabilità dell'istituto potrebbe assumere inclinazioni diverse. Perciò preferiamo avere mani libere", precisa il ceo. 



Il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel

Insomma, ciò "non significa che usciremmo solo a causa dell'eventuale cambio di governance; semplicemente avremmo la possibilità di valutare più serenamente la novità e assumere decisioni più ponderate", ha chiosato il ceo E intanto il titolo, dopo il dietrofront sull'aggregazione, si è posizionato in fondo al Ftse Mib. 

L'ipotesi di una fusione tra Banca Mediolanum e Piazzetta Cuccia era iniziata a circolare quest'estate, grazie a un report degli analisti di Citigroup: secondo i trader della banca americana l'operazione avrebbe dato vita a un gruppo da 16 miliardi di euro di capitalizzazione e singergie di costo tra 120 e 150 milioni di euro. Lo studio era rimasto però lettera morta anche a causa delle dichiarazioni dello stesso Doris, che aveva commentato che l'eventuale fusione avrebbe portato benefici più che altro a Mediobanca e che invece Banca Mediolanum puntava a crescere da sola, mantenendo la propria identità.


Leonardo Del Vecchio

In questi ultimi giorni invece la voce è tornata a circolare in maniera insistente a Piazza Affari in seguito alle dimissioni a sorpresa, il 21 settembre, del presidente Ennio Doris. A pesare anche i contrasti che nel frattempo sono scoppiati sia su Generali, sia su Mediobanca tra Nagel, e i principali azionisti di Piazzetta Cuccia ovvero Del Vecchio, socio quasi al 20% del capitale, e Francesco Gaetano Caltagirone, azionista con in mano poco più del 3% del capitale, quoita che però potrebbe essere maggiore, a un soffio da un 5% circa. Ma ora, l'amministratore delegato del gruppo di risparmio gestito, è tornato a negare l'ipotesi di un'alleanza. 

Nel complesso, una fusione Mediobanca-Mediolanum, secondo i trader, potrebbe provocare un riassetto nell'azionariato del nuovo gruppo, con nuovi soci forti in grado di controbilanciare Del Vecchio, rafforzando la presenza di Piazzetta Cuccia nel wealth management, dove Nagel ha cercato di espandersi ma solamente con operazioni di nicchia che non hanno fatto cambiare passo all'istituto, come forse avrebbe auspicato lo stesso manager e per cui è stato criticato all'inizio da Del Vecchio. 

Nel frattempo, secondo gli analisti di Equita, le dichiarazioni di Doris hanno confermanto la volontà attuale di Banca Mediolanum di continuare a crescere principalmente per via organica: per gli esperti le quotazioni del gruppo fino a questo momento hanno incorporato solo in modo limitato l'appeal speculativo da aggregazioni in vista.