Banca Mediolanum balla da sola. Ad Affari: niente vendita

Il Dna Doris resta nella banca costruita intorno a Ennio. In borsa, il mercato scommette su operazioni straordinarie in cui la famiglia ceda il controllo

Massimo Antonio Doris
Economia
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A Piazza Affari il titolo corre nel giorno della scomparsa del fondatore 

Avanti da soli, nessuna fusione. Non si vende. Nel giorno più triste della storia di Mediolanum per la scomparsa del fondatore, la linea della famiglia (che ha il controllo del gruppo: circa il 40% a cui aggiungere il 9,99% dell’amico Silvio Berlusconi e un pacchettino di azioni proprie) e dell’amministratore delegato Massimo Doris ribadita ad Affaritaliani.it resta quella espressa nell’ultima call sulla trimestrale due settimane fa. In cui Doris jr aveva rivelato di aver gentilmente rifiutato un anno prima le avances di fusione arrivate dalla più grossa per capitalizzazione di mercato Mediobanca. Istituto di cui la famiglia originaria del Padovano è azionista con il 3,3%.

L’impegno dei figli Ennio Doris, la sorella Sara è vicepresidente, è quello di far crescere ulteriormente la banca senza sportelli focalizzandosi sul mercato italiano e spagnolo. In Mediolanum, si balla da soli. E si mettano l’anima in pace tutti quelli che ritengono che i figli non abbiano la stoffa visionaria del padre per proseguire una fantastica storia di crescita capace di creare dal nulla, con le proprie mani e cominciando dallo sconosciuto comune di Tombolo, un colosso del risparmio gestito da quasi 6,4 miliardi di euro e a cui fa gola il profittevole business dei Doris. Nonostante periodicamente il mercato, ispirato dai report ad hoc di qualche banca d’affari desiderosa di fatturare ricche commissioni con l’M&A di Piazza Affari, rilanci nozze nell’asset management tricolore con al centro come protagonista Banca Mediolanum, scatenando gli acquisti del mercato.

Come oggi, quando la notizia della morte del presidente onorario Ennio Doris ha riacceso in borsa le speculazioni sul futuro assetto del gruppo, alimentando rastrellamenti delle azioni sui recenti minimi del titolo. Se non fosse per i rialzi a due cifre di una Tim sotto Opa, oggi alle azioni di Banca Mediolanum andrebbe la maglia rosa di borsa, con un rialzo del 2.91% a 8,83 euro.

Gli investitori prendono posizione, speculando che morto il fondatore possa ritornare l'ipotesi di una fusione con Mediobanca che, oltre a consentire ad Alberto Nagel di accelerare nel suo piano sui ricavi commissionali da gestito, consentirebbe al banchiere di Piazzetta Cuccia di allentare pure la stretta nel proprio capitale dei due vecchi del capitalismo italiano. Quel Leonardo Del Vecchio e Francesco Caltagirone che vogliono sottrargli le Generali.

La triste notizia di oggi sulla scomparsa di uno dei banchieri più famosi d'Italia, noto al grande pubblico per gli innovativi spot sul piccolo schermo, non cambia nulla dunque: anche se era presidente, Ennio Doris non era più alla guida operativa della società da diversi anni e le redini erano già passate saldamente nelle mani del figlio da parecchio.

“Che la società ceda il controllo non è comunque realistico, non ci sono le basi”, si commenta nel parterre di Piazza Affari mentre il mercato si affretta a premere il tasto degli acquisti in ottica speculativa su Mediolanum. Ma il Dna della “banca costruita intorno a te” resterà quello dei Doris.