Meta, lockdown stop e fuga verso TikTok. In Borsa in fumo un quarto del valore

Bagno di sangue a Wall Street per la holding che ha in portafoglio Facebook, Instagram e WhatsApp: gli analisti mettono in dubbio il futuro?

di Marco Scotti
Economia
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Wall Street apre i battenti e Meta (la holding che detiene Facebook, Instagram e WhatsApp) precipita di oltre il 26%. Dei conti si è già detto qui, ma rimane da capire quale sia il problema che spaventa così tanto gli operatori di mercato da convincerli a fuggire da un’azienda che ha registrato 10,3 miliardi di dollari di utile nel trimestre ed ha chiuso il periodo con 33,67 miliardi di ricavi, 800 milioni in meno delle previsioni degli analisti. Il crollo verticale si traduce in una diminuzione della capitalizzazione nell’ordine dei 200 miliardi di dollari. L’intero Pnrr italiano, per intenderci, è evaporato nel giro di una sessione di Borsa. 

La domanda, quindi, è perché? Le risposte sono tantissime. La prima è piuttosto banale: non ci sono più i lockdown. E dunque le persone passano meno tempo in casa, dunque interagiscono meno sui social e, di conseguenza, fruttano meno all’azienda fondata da Mark Zuckerberg. Il quale, nel frattempo, potrebbe essere contemporaneamente uscito dalla lista dei possessori di un patrimonio superiore ai 100 miliardi e dalla top 10 dei più ricchi al mondo.

Secondo motivo, che in un mondo normale sarebbe un merito, ma tant’è: Facebook dopo aver contribuito in maniera quantomeno neutrale (per non dire attiva) alla propagazione di contenuti falsi, di notizie tendenziose e aver dato vita all’orribile concetto di bolla – per cui si ricevono solo contenuti vicini a quanto già condiviso, autoalimentando credenze che si fondano su dai fallaci o artatamente manipolati – che ha portato a tanti disastri durante la pandemia (e non solo), ha dovuto intervenire mettendo i famosi “alert” sui contenuti sensibili e iniziando una sistematica campagna di debunking delle notizie false.  Zuckerberg lo ha fatto quando si è accorto che nessun governo gli avrebbe permesso di continuare a essere timone della democrazia. Ma il filtro ha contribuito ad allontanare molti utenti che si sono rivoti ad altri social come Telegram o Signal.

Terzo problema: per la prima volta Facebook ha registrato un numero di utenti attivi in calo, passando da 1,93 a 1,929 miliardi al mese. Sono “solo” dieci milioni, ma sono giovanissimi che hanno scelto TikTok o altre piattaforme giudicate più vicine ai loro interessi. D’altronde, basta vedere la persistenza dei famigerati boomer (da “buongiornissimo kaffè” in poi) per capire che Facebook non è più un social per giovani.

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Quarto ostacolo: il paradigma stesso del capitalismo. Che impone una crescita costante e lineare dei ricavi indipendentemente da tutto quello che succede attorno. Meta ha specificato, ad esempio, che la crisi della supply chain e l’aumento dei costi delle materie prime hanno avuto un impatto sulla clientela di Facebook e degli altri social, che hanno tagliato i budget pubblicitari.

Quinto problema: Apple ha già da tempo alzato barricate nel proprio App Store, rendendo più complesso tracciare gli utenti. Il che significa che Facebook e le altre aziende di Meta non possono usare la geolocalizzazione per lanciare annunci personalizzati, che sono quelli a maggiore valore aggiunto perché garantiscono maggiori possibilità di successo.

Sesto e ultimo problema: il Metaverso stesso. Tra blockchain, NFT, web3 e via discorrendo, nessuno si è fermato per un istante a pensare che la transizione verso un universo ibrido digitale e fisico non può avvenire con uno schiocco di dita. Così, mentre si celebrano matrimoni (ma anche stupri e altri reati) nel Metaverso, la holding di Zuckerberg ha annunciato di aver rottamato la sua criptovaluta, Libra poi diventata Diem. Che si sia sentito puzza di bruciato?

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