Mps, non solo Bpm e Anima al 9%. Quote anche a Caltagirone e Delfin: 3,5% ciascuno. Le mosse del Mef
I dettagli sulla vendita da parte del Tesoro del 15% della banca di Siena
Mps, le mosse del Mef per scendere all'11,7% del capitale. In campo i big: Bpm, Caltagirone e Delfin
Come anticipato da Affaritaliani.it, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha avviato una procedura accelerata di raccolta ordini per la cessione del 15% di Mps per 1,1 miliardi di euro. La partecipazione detenuta dal ministero in Mps scende dal 26,7% all'11,7% circa del capitale, rende noto il Mef. "Abbiamo portato a termine un'azione importante in modo serio e riservato", commenta il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
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Come previsto è arrivata la vendita della terza tranche della quota detenuta dal Mef in Montepaschi, pari al 15 per cento. Ma il vero colpo a sorpresa sono gli acquirenti: da Bpm a Caltagirone a Delfin. A spuntare tra i compratori - riporta Il Sole 24 Ore - è stata anzitutto BancoBpm, banca che mette così le mani su Siena e ne ipoteca, in qualche modo, le future mosse. Tuttavia, chiarisce la nota, "Banco Bpm non intende sottoporre alle autorità competenti le richieste di autorizzazione per il potenziale superamento della soglia di partecipazione del 10 per cento". Di certo, al 5% già in tasca, BancoBpm aggiungerà un altro 4% una volta che l’Opa su Anima sarà conclusa: la Sgr ha infatti comprato da parte sua un 3% circa nell’ambito della cessione del 15% del Mef, che si somma allo 0,9% già posseduto. Di fatto, a tendere, piazza Meda avrà così in mano circa il 9% di Mps.
Nell’operazione, come detto, c’è anche il gruppo Caltagirone, che ha comprato il 3,5 per cento. E in campo è scesa anche Delfin, acquistando un altro 3,5 per cento. Con questa mossa, guidata dal dg del Mef Marcello Sala, il Governo scende dall’attuale 26,9% all’11,7%, per rispettare gli impegni fissati da Bruxelles, che prevedevano la riduzione sotto la quota del 20% entro fine anno. Il Mef ha venduto le azioni a 5,792 euro ciascuna, per un controvalore complessivo pari a circa 1,1 miliardi di euro. E così facendo sfrutta l’ottimo andamento del titolo, salito del 71% da inizio anno, per fare cassa: è di circa 2,6 miliardi l’introito per lo Stato dall’inizio del disimpegno avviato a novembre 2023.