Mps fa gola a tanti, ma chi vuole le azioni dovrà riconoscere anche un "bonus"
Ora che la banca ha ritrovato l'utile, dopo la fine del "lock-up" chi vorrà comprarne quote dovrà pagare anche la futura cedola
Mps fa gola a tanti, ma chi vuole le azioni dovrà riconoscere anche un "bonus"
Che cosa fare con Mps? E' quello che ci si continua a chiedere mentre la banca, sotto la guida di Luigi Lovaglio, ha ritrovato la redditività e l'utile. Ed emergonoa nche le diverse sensibilità di Lega e Fratelli d’Italia. Non è un mistero che il Carroccio starebbe spingendo per una soluzione che porti alla fusione tra la più antica banca del mondo e Banco Bpm. Una scelta logica, ma c’è lo “scoglio” Giuseppe Castagna che continua a ribadire il suo “no grazie”. D’altro canto, Fratelli d’Italia, con in testa il potentissimo e ascoltatissimo Giovanbattista Fazzolari, preferirebbe tenere una tattica più attendista: scendere in tempi rapidi sotto il 30%, in modo da ridurre la quota dello Stato dentro Siena nell’ambito di quel piano triennale di dismissioni che dovrebbe portare in dote 20 miliardi.
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In un secondo tempo uscire definitivamente dalla Banca. Alcune date fondamentali: a fine mese terminerà il cosiddetto “lock-up”, cioè il blocco imposto al governo per cedere ulteriori quote. Ma anche lì non è detto che si proceda immediatamente con la cessione di altre azioni, anche perché torneranno gli utili che dovranno, per forza di cose, essere inseriti all’interno di un’ipotetica offerta: tradotto, oltre al prezzo nominale dei titoli bisognerà negoziare anche un surplus relativo alla cedola che verrà staccata. E poi, a chi vendere? Se si profilasse una cessione a un’altra banca, è sicuro che non potrebbe trattarsi di un soggetto straniero. Bnp Paribas, tramite Bnl, ha detto chiaramente che ha altri piani. E il Crédit Agricole, dopo l’acquisto di Creval, difficilmente potrebbe essere interessato a una nuova operazione. Se invece si parla di partner non necessariamente industriali, come fondi istituzionali, allora sì che i capitali stranieri starebbero già fremendo per rilevare quote del Monte.
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Sembra definitivamente tramontata, invece, l’idea di Matteo Salvini di chiedere un’ulteriore proroga all’Europa per mantenere il Monte all’interno del perimetro del Mef. Quello che è certo, invece, è che il definitivo salvataggio di Monte dei Paschi avrebbe un rilievo politico: il centro-destra tutto, con la Lega in testa, si potrebbe intestare la sopravvivenza di una banca che ha quasi 600 anni di storia. Ipotecando quindi la primazia del centro-destra (la sindaca Nicoletta Fabio ha sbaragliato la concorrente del Pd). Insomma: una roccaforte rossa che si trasforma definitivamente in un feudo dei conservatori anche dal punto di vista economico sarebbe una bella vittoria.
Ma dal punto di vista industriale la fusione con BancoBpm potrebbe funzionare? Sicuramente sì, anche se servirebbero delle dismissioni di sportelli per motivi di Antitrust. Ma diciamo che ci si potrebbe lavorare, magari ipotizzando anche la cessione di qualche asset di Siena che al momento, dal punto di vista dimensionale, è di poco inferiore al Banco, che ha circa 20mila dipendenti, contro gli oltre 16.500 di Mps. Cessione di asset, sì, ma non certo spezzatino. Anche perché il marchio Mps rimane d'impatto, specialmente in Toscana. Rimane da vincere lo scetticismo granitico di Giuseppe Castagna, ceo di BancoBpm, che ha negato a più riprese il desiderio di comprare Monte dei Paschi. Il problema, però, è che la banca di Piazza Meda è una delle poche public company in Italia ed è quindi contendibile. Un’alleanza con Mps la renderebbe più solida e più difficile da “mangiare”.
Ma, è bene ribadire, sembra proprio che Castagna non voglia cedere su questo, anche perché non vorrebbe dividere il suo potere di amministratore delegato – funzione che esercita da esattamente dieci anni -con altri. Alcuni sostengono che Carlo Cimbri, quando decise in maniera repentina di sostituire Alessandro Vandelli con Piero Luigi Montani, lo fece proprio per agevolare una possibile fusione con BancoBpm in cui sarebbe stato Castagna a fare l’amministratore delegato mentre Montani avrebbe avuto un ruolo di rappresentanza. Capitolo chiusissimo, quello. Mentre la possibile fusione con il Monte, se dovesse prevalere la linea leghista, potrebbe aprire qualche (piccolo) spiraglio. Dipende quanto forte sarà la moral suasion che arriverà da Roma.