Mps, Franco apre a Unicredit. "Tuteleremo l'occupazione e il marchio"

"No all'ipotesi 'stand alone'"

Economia
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Il ministro dell'Economia Daniele Franco spera di chiudere la cessione di Mps (di cui via XX settembre detiene una partecipazione del 64,2%) a Unicredit ma non ad ogni costo anche se esclude l'ipotesi cosiddetta 'stand alone' dell'istituto senese. E' una "trattativa che parte su basi solide" quella tra Mef e Unicredit su Mps, ha spiegato il ministro di fronte alle Commissioni Finanze di Camera e Senato, "non saremmo partiti se non pensassimo che non ci sia da entrambe le parti un margine di soluzione di mutuo interesse. Abbiamo un partner industriale solido. Proporremo un pacchetto finale solo se saremo convinti che il pacchetto sara' adeguato, al contrario non cercheremo di chiudere a tutti i costi".

"SARA' UN LAVORO COMPLESSO" "Auspico fortemente che si chiuda, lavoreremo per trovare una soluzione, credo che ci siano i margini per trovarla ma non chiuderemo a qualsiasi costo. Non lo faremo noi e non lo fara' Unicredit", ha evidenziato il ministro. "Sara' un confronto complesso alla fine del quale si vedra' se la soluzione sara' adeguata. Spero che si arrivi in fondo e se questo avverra', tornero' a spiegare quello che sara' raggiunto e spero in una soluzione accettabile per il territorio, il governo e il Parlamento". Per il titolare del Mef la soluzione Unicredit garantisce l'interesse generale. "Il presupposto e' la dismissione della partecipazione statale. Vorrei sottolineare che non si trattera' di una svendita di proprieta' statale". "L'avvio di un'interlocuzione con Unicredit e' un'iniziativa doverosa. L'operazione rappresenta una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell'interesse generale del paese e motivata dal punto di vista industriale", ha precisato il ministro. 

NO IPOTESI 'STAND ALONE' Con l'ipotesi 'stand alone', ha osservato, Mps "sarebbe esposto a rischi e incertezze considerevoli e avrebbe seri problemi di competitivita'. Allo stato attuale peraltro non si ravvisano i presupposti per aprire un'interlocuzione con l'Ue per concordare un piano di questo genere".

PIANO HA OBIETTIVI NON CONFORMI A RICHIESTE UE Il ministro dell'economia ha spiegato che il piano industriale di Mps "presenta obiettivi non conformi alle richieste della Commissione europea" in particolare riguardo alla riduzione dei costi fissata al 51% dei ricavi dalla Commissione Ue, mentre in base al piano si prevede il 74% nel 2021 e ancora il 61% al 2025.

GOVERNO TUTELERA' OCCUPAZIONE E MARCHIO Purtroppo gli esuberi dovrebbero essere superiori ai 2.500 stimati dal piano della banca senese. "Per raggiungere l'obiettivo di un rapporto costi/ricavi del 61% la banca ha stimato circa 2.500 esodi volontari. Nel caso probabile che l'interlocuzione con la Commissione Ue ponga obiettivi di costi/ricavi piu' ambiziosi, gli esuberi di personale potrebbero essere considerevolmente piu' elevati". In ogni caso il governo garantira' al massimo la tutela dei lavoratori e del territorio. Mps ha "oltre 21.000 dipendenti. Il governo garantira' la massima attenzione alla tutela dei lavoratori utilizzando gli spazi negoziali e definendo i presidi a tutela dell'occupazione del territorio con una pluralita' di strumenti e iniziative. Anche la tutela del marchio rappresentera' una priorita' del governo. Il marchio ha un valore non solo storico ma commerciale", ha spiegato.

AUMENTO DI CAPITALE BEN SUPERIORE A 2,5 MLD Sul fronte finanziario, e' probabile che l'aumento di capitale necessario sia superiore ai 2,5 miliardi indicati nel piano dell'istituto senese. Gli stress test, ha spiegato il titolare del Mef, hanno confermato per Mps "l'esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata e richiederebbe un aumento di capitale ben superiore a quello previsto nel piano 2021-2025" fissato a circa 2,5 miliardi di euro. Allo astesso tempo, ha assicurato Franco, "non vi sono al momento elementi che facciano intravvedere rischi di smembramento della banca".