Mps, i 22 mesi di Lovaglio che hanno ridato vita a Siena. Ma chi la compra?
Le azioni del ceo hanno portato a significative ristrutturazioni, inclusa la riduzione del personale di 4 mila unità in un solo giorno
Mps, i 22 mesi di Lovaglio e il futuro
Da quando è diventato amministratore delegato di Monte Paschi, Luigi Lovaglio ha trascorso poco tempo a Siena e in Toscana, a eccezione degli impegni di lavoro. Non per mancanza di affetto verso la città e il territorio, ma piuttosto perché la storia e l'identità senese hanno permeato così profondamente la banca da rendere quasi invisibili i confini tra vita professionale e personale. Questa completa identificazione, se da un lato ha influenzato positivamente la storia della banca, dall'altro ha presentato sfide significative per Lovaglio, specialmente quando si trattava di prendere decisioni difficili per il risanamento della banca. Lo riporta l'Economia del Corriere.
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Monte dei Paschi non è solo la principale istituzione finanziaria della città, è la città stessa, senza soluzione di continuità. Questa stretta associazione, che un tempo richiedeva persino la residenza senese per dirigere la banca, ha reso il compito di Lovaglio ancor più delicato. Oggi, nonostante l'antica affiliazione politica della banca alla sinistra, il suo percorso sembra orientato verso l'area di influenza della Lega. Attualmente, con il Monte in equilibrio e in fase di generare profitti, ci sono segnali di un desiderio di rinnovare le relazioni con la città e la rete di clientele. Monte Paschi non è più considerato un peso insopportabile, e anche se alcuni appetiti sono stati temporaneamente sospesi, c'è l'idea che, dopo i sacrifici compiuti, sia giunto il momento di restituire qualcosa al territorio.
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Il lavoro di risanamento di Lovaglio ha portato a risultati tangibili, come dimostrato dalle recenti promozioni ricevute dalle agenzie di rating. Il governo Draghi, nel febbraio del 2022, ha scelto Lovaglio per guidare il risanamento della banca, sostenendo la richiesta di un aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro. Nonostante le iniziali perplessità del mercato, l'operazione è stata un successo, grazie anche al contributo del Ministero dell'Economia. Le azioni di Lovaglio hanno portato a significative ristrutturazioni, inclusa la riduzione del personale di 4 mila unità in un solo giorno. La banca ha superato le difficoltà legate all'acquisto oneroso di Antonveneta, allo scandalo dei derivati e alle indagini giudiziarie successive. Nonostante le incertezze legali, Lovaglio è ottimista sul ridursi dei rischi e sugli sviluppi positivi dell'operatività normale.
Il futuro del Monte dei Paschi sembra promettente sotto la guida di Lovaglio. La banca, con una redditività del 15%, prevede un utile di oltre 1,2 miliardi entro la fine del 2023, posizionandosi tra i 4 e i 5 miliardi di valore. La recente mossa del Tesoro italiano nel vendere il 25% delle azioni rappresenta un segnale forte verso la privatizzazione, confermando il percorso pianificato con l'Unione europea. Adesso, con una banca più sana e in grado di consolidarsi senza essere considerata un peso, l'attenzione si sposta verso possibili aggregazioni. Due potenziali candidati sono il Banco BPM, guidato da Giuseppe Castagna, e il gruppo Bper e Unipol, con a capo Carlo Cimbri. Sebbene affermino di non essere interessati, la questione chiave potrebbe essere la governance e il controllo nel processo di fusione. In definitiva, Luigi Lovaglio ha affrontato con successo la sfida di risanare il Monte dei Paschi, ponendo la banca su una traiettoria positiva e aprendo la strada a nuove opportunità di crescita e aggregazione.