Mps, opzione Mediocredito per la direzione generale. Da Orcel assist per Letta

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La  direzione generale di Mps al Mediocredito Centrale? Una way-out che toglierebbe le castagne dal fuoco a Enrico Letta nella campagna elettorale della vita, caduta proprio nel mezzo della crisi della banca più antica del mondo. La soluzione è difficile da attuare tecnicamente, anche perché il soggetto individuato per farsi carico degli sportelli eccedenti, soprattutto al Sud, del Montepaschi che non finiranno nel perimetro di UniCredit è il Mediocredito Centrale, istituto la cui vocazione regionale, come recita la denominazione societaria “Banca del Mezzogiorno - Mediocredito Centrale”, lascia poco spazio agli interventi in una potenziale controllata di base a Siena, nel Centro-Nord. E c'è da ricordare poi che il Tesoro preferirebbe la vendita in blocco della controllata bancaria. Anche se l'opzione risolverebbe qualche grana al Mef nel passaggio parlamentare per la difficile privatizzazione (la norma sulle Dta nella legge di bilancio lo prevede). 


 

Mentre i banker di Andrea Orcel studiano in due diligence tutti i numeri del dossier senese, l’ipotesi che sta circolando in ambienti bancari della City milanese e nei palazzi romani di risolvere il nodo della direzione generale di Rocca Salimbeni comprendendola in una legal entity e coinvolgendo la banca controllata da Invitalia e guidata da di Bernardo Mattarella potrebbe presto esser considerata in Via XX Settembre, anche perché consentirebbe al Tesoro di venire incontro ai desiderata di Andrea Orcel.

Nell’operazione Mps, il nuovo capo di UniCredit vuole mettere le mani sulla maggior parte degli asset da far fruttare fra i 3,9 milioni di clienti, 80 miliardi di crediti, 87 miliardi di depositi, 62 miliardi di masse gestite e 42 miliardi amministrate nel portafoglio Montepaschi. E non vuole certo prendersi grandi centri di costo, tipici di una forte struttura di direzione generale che, seppur recentemente semplificata, solo a Siena dà lavoro a 2.600 bancari. Per la seconda banca italiana rappresenterebbe solo un doppione di funzioni direzionali e di figure professionali che il gruppo ha già nell’head office di Piazza Gae Aulenti.


 

Così mentre il dossier scivoloso Mps è un argomento scottante da maneggiare con molta cura per Enrico Letta durante il tour nel collegio elettorale toscano, la soluzione Mediocredito, oltre a consentire al ministro dell’Economia Daniele Franco di risolvere anche il rebus politico sul Monte su cui il Parlamento ha alzato le barricate, rappresenterebbe un assist non da poco per il segretario del Pd.

Anche ieri, interrogato su Mps, Letta ha ripetuto come i quattro punti fermi per il Nazareno siano la tutela dei livelli occupazionali, del marchio e del territorio e la continuità del ruolo dello Stato, punti su cui il numero uno dei Dem “vigilerà”.


 

Da polizza per la vittoria elettorale nell’ex roccaforte rossa che nel 2018 è andata per la prima volta nella storia al Centrodestra, l’ombrello pubblico rappresentato dall’asse Invitalia-Mediocredito rassicurerebbe anche i 2.600 bancari e annesse famiglie su 50 mila cittadini complessivi a Siena.

Piccolo mondo che spinge anche per il mantenimento di una struttura societaria in loco, dotata di capacità decisionali sull’erogazione crediti. Che non sia dunque una semplice direzione regionale nell’impero europeo di UniCredit.