Mps, Orcel chiude la porta al Tesoro. Ok a spezzatino solo se c'è anche Intesa
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Due settimane fa primo contatto formale fra Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit e il Mef dove il dossier Mps è seguito da Alessandro Rivera. Lo scrive Il Messaggero aggiungendo che la conversazione fra Orcel e il Tesoro è avvenuta in un clima di grande cordialità anche se il neo amministratore delegato del gruppo paneuropeo ha ribadito la sua freddezza sull'acquisizione, nel senso che Mps non è tra le priorità di UniCredit perchè in queste settimane è impegnato in una radicale riorganizzazione del gruppo dove non potrà trovare spazio nessuna operazione straordinaria diversa dal riposizionamento del business.
Orcel ha ribadito che non può condividere il piano che ha in mente il governo: acquistare a fermo il pacchetto di maggioranza (64%), poi lanciare l'opa, pur in un percorso agevolato da concessioni, come la norma del Sostegni bis sulle Dta computabili a capitale, pari al 2% degli attivi del soggetto più piccolo: in questo caso i crediti fiscali massimi si attesterebbero a 2,3 miliardi al netto della fee del 25% applicabile. Questa norma scatta nelle fusioni da deliberare entro il 31 dicembre 2021 e da perfezionare entro l'anno successivo.
Oltre a questa agevolazione, il governo sarebbe disponibile a farne altre (sul contenzioso pregresso, Npl, garanzie sulla bancassurance, su crediti che potrebbero diventare deteriorati), a fronte di un intervento diretto nel capitale, come d'altronde il Tesoro ha concordato nell'autunno 2017 con la Dg Comp in occasione della ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi.
Se, dopo aver risistemato dal punto di vista organizzativo e funzionale Gae Aulenti, il Mef avesse ancora necessità di trovare una soluzione per Siena, Orcel sarebbe disposto a partecipare a uno spezzatino rilevando filiali in Toscana e Lombardia, in un'operazione di cui il mercato discute da mesi coinvolgendo soggetti più o meno convinti come Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Bper, Poste, Mcc. Pare che lo stesso amministratore delegato di UniCredit abbia condizionato la propria partecipazione all'interno di una soluzione di sistema che veda la partecipazione anche dell'istituto diretto competitor guidato da Carlo Messina.
Ora che le parti si sono finalmente parlate direttamente e non più tramite intermediari, per il governo forse è meglio perchè può preparare un piano B che potrebbe aver bisogno di passaggi autorizzativi con la Dg Comp e Bce, partendo però dalle pagelle degli stress test del prossimo mese perchè potrebbero accertare una particolare situazione patrimoniale rispetto alla disponibilità del cda di varare una ricapitalizzazione fino a 2,5 miliardi.
Tra Tesoro e UniCredit le interlocuzioni sono antiche. Si apprende ora che alla fine di luglio 2020 Jean Pierre Mustier bussò alla porta di via XX Settembre manifestando la disponibilità di Unicredit a esaminare, a certe condizioni, l'acquisto di Montepaschi.
Al Mef capirono che quella disponibilità era la risposta all'opas di Intesa Sanpaolo su Ubi che consolidò la leadership di Ca' de Sass in Italia. I colloqui andarono avanti per mesi, a metà ottobre Pier Carlo Padoan fu cooptato nel cda come presidente in pectore e anche l'ex ministro partecipò alle conversazioni che si sono interrotte a fine novembre a seguito del ribaltone al vertice.