Mps, Salvini: "Presto piano Lega con le firme a Draghi". Letta rischia il ko

Il leader del Carroccio torna ad usare il dossier Mps per fini elettorali e annuncia che presenterà a Draghi un piano per il 3° polo bancario attorno a Siena

di Andrea Deugeni
Letta Salvini Lapresse
Economia
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Un piano targato Lega sul Montepaschi sta per arrivare sulla scrivania del premier Mario Draghi. Strategia le cui linee Claudio Borghi, una delle menti economiche del Carroccio, aveva anticipato ad Affaritaliani.it già a marzo. Direttamente dall'ex roccaforte rossa Siena dov'è intervenuto a un evento elettorale, il leader della Lega Matteo Salvini ha agitato ancora per fini elettorali contro il Pd il caso UniCredit-Mps, un dossier delicato da maneggiare con cui visti gli impegni presi dall’Italia con l’Unione europea nel 2017 in sede di ricapitalizzazione precauzionale del gruppo toscano e la rilevanza dell’istituto nel panorama del sistema bancario tricolore. Salvataggio che s'incrocia con una battaglia politica dall'alta posta in gioco per due dei più grandi partiti italiani.


 

Dopo aver ipotizzato ieri a margine del Forum Ambrosetti una proroga della vendita del Monte che ora ha 7.000 posti di lavoro a rischio e 300 sportelli che potrebbero chiudere, oggi Salvini ha bocciato nuovamente la fusione tra la banca senese e UniCredit e rilanciato il progetto del "terzo polo" che, ha anticipato, presenterà a Mario Draghi personalmente. Opposizione che rischia di rallentare l’operazione in Parlamento (con scossoni nella maggioranza governativa multicolore) dove il deal deve passare, secondo quanto previsto nell’ultima legge di bilancio, per il disco verde finale delle Camere alla concessione del beneficio fiscale per l'acquirente delle Deferred tax asset. Oltre alla Lega, contro la privatizzazione del Monte infatti si sono schierati Fratelli d’Italia e il M5S

"C'è un progetto della Lega, della città. Raccoglieremo le firme, che porterò personalmente al presidente Draghi, perché Mps diventi, insieme ad altre banche dei territori, il terzo polo bancario di questo Paese. Non accetteremo svendite, peraltro pagate a caro prezzo dai cittadini", ha sottolineato il leader della Lega contrapponendosi al numero uno del Pd Enrico Letta che nelle suppletive di Siena si gioca il proprio futuro politico da segretario del Nazareno.


 

Sul tema, la linea di Letta è che "la vicenda Mps sta trovando grazie a questo Governo soluzioni importanti: noi abbiamo alzato l'asticella sulle esigenze di salvaguardia dell'occupazione, della senesità e dell'unità del marchio e dell'azienda. Crediamo che il ministro Franco (dell’Economia, ndr) in Parlamento abbia indicato la strada giusta”. Dunque, incorporazione in UniCredit, con il Tesoro che dovrebbe rimanere azionista di UniCredit nella fase di accompagnamento (partecipazione tutta da quantificare).

L'M&A invece non sta bene a Salvini, per cui il dossier Mps (il futuro dei lavoratori e i desiderata dei molti stakeholder nella città del Paliorappresenta una congiuntura astrale troppo perfetta da non sfruttare per sferrare un colpo che può essere ferale per il prosieguo della carriera politica di Letta. "Intorno a Montepaschi possono riunirsi altre banche delle stesse dimensioni, che ci sono", ha spiegato il leader del Carroccio delineando a grandi linee il progetto alternativo targato Lega, "penso alla Puglia, alla Liguria, penso alla Lombardia, alla stessa Toscana, per diventare la banca delle piccole e medie imprese. Intesa e UniCredit sono le grandi banche internazionali per le grandi aziende, a me piacerebbe che gli sportelli di Mps e che i lavoratori possano diventare riferimento delle piccole medie imprese. Insomma, svendere a UniCredit, con altri 5 miliardi pagati dai cittadini, con 6.000 licenziamenti, 300 sportelli chiusi e un marchio che va a morire, è inaccettabile". Il leader della Lega è passato quindi all'attacco del Pd che, secondo lui, è il "principale responsabile del disastro di questa banca".

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"Io aspetto che qualche Procura indaghi, perché la storia è incredibile", ha rincarato la dose Salvini. E poi l’attacco all’ex Dem Pier Carlo Padoan, ora presidente di UniCredit. "Un ministro, che dà dei soldi al Montepaschi, poi si candida nel collegio di Siena; poi si dimette per fare il presidente di una banca che è in trattativa per comperare la banca di Siena a spese degli italiani licenziando i senesi; con Letta che si candida al suo posto, vergognandosi del simbolo del suo partito. E' una vicenda socialmente, economicamente, culturalmente e penso anche giudiziariamente imbarazzante”, ha chiosato Salvini che ha chiesto anche la lista di chi negli anni ha ottenuto finanziamenti da Rocca Salimbeni senza restituire i soldi. "Vorrei sapere, ce lo diranno perché io sono testone, i nomi e cognomi dei dei partiti, delle associazioni e dei privati che hanno preso milioni dalla banca: sono spariti facendoli pagare a voi e ai lavoratori, e' inaccettabile", ha concluso il leader leghista. 


Il Ceo di UniCredit Andrea Orcel

Intanto, UniCredit e il Mef continuano a negoziare. Il periodo di esclusiva tra il Tesoro, azionista di Rocca Salimbeni con il 64,2% e l'istituto di Piazza Gae Aulenti, scadrà domani, ma le due banche hanno deciso di continuare le analisi (attraverso una proroga della trattativa) per capire se finalizzare una business combination. “L'attività di due diligence sta proseguendo nel rispetto dei tempi e degli impegni stabiliti", ha spiegato la presidente di Mps, Patrizia Grieco, in una lettera ai dipendenti, aggiornandoli sul percorso nella data room aperta per dare modo a UniCredit di effettuare le necessarie analisi sulla banca.

Il Cda di Rocca Salimbeni si era riunito il primo settembre per verificare proprio lo stato di avanzamento dei lavori. "Il Cda monitorerà e supervisionerà il cammino della soluzione strutturale avviato con l'apertura della virtual data room, ribadendo il massimo impegno affinché siano preservati i valori e il patrimonio di competenze della banca", ha aggiunto ancora Grieco.



Il ministro dell'Economia Daniele Franco

La proroga dunque della trattativa in esclusiva dovrebbe dunque esser sancita domani, una proroga che secondo alcune fonti bancarie servirà oltre che per trovare la quadra sull’esborso complessivo di soldi pubblici da destinare a un’operazione che deve avere un impatto neutrale (è la richiesta del Ceo di UniCredit Andrea Orcel) sul gruppo di Piazza Gae Aulenti e consentire agli altri player coinvolti del deal, come il Mediocredito e Amco, a delineare con esattezza il perimetro del proprio intervento (porzione di filiali e per alcuni Npl e crediti stage 2), anche per consentire al segretario Dem di bypassare senza scossoni e sorprese l’appuntamento elettorale del 3 e del 4 ottobre per il collegio senese della Camera. 

Intanto, Orcel, che oggi ha alzato il velo con la group digital&information officer di UniCredit Jingle Pang sulla nuova struttura (composta da 14 banker a livello di holding) group digital&information office, il 14 settembre sarà audito dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario presieduta dalla grillina Carla Ruocco sull’operazione Mps. Destino che toccherà (per la seconda volta, già audito il 29 settembre dello scorso anno) anche all’amministratore delegato del Mediocredito Bernardo Mattarella.

@andreadeugeni