Mps-UniCredit, nodo Capital Service-Consorzio. Cambia la Divisione Corporate

Orcel lancia la divisione "Wealth management&Private banking Italia"

di Andrea Deugeni
Economia
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Nella trattativa fra il Tesoro e UniCredit per la privatizzazione del Montepaschi c’è un punto, fra gli altri, di non facile risoluzione e che secondo alcune indiscrezioni sta creando non pochi grattacapi al direttore generale di Via XX Settembre Alessandro Rivera, incaricato di portare a termine gli accordi del 2017 dell'Italia con Bruxelles post-ricapitalizzazione precauzionale.

UNICREDIT, NASCE LA DIVISIONE WEALTH MANAGEMENT&PRIVATE BANKING ITALIA/ UniCredit lancia una divisione dedicata a Wealth management&Private banking in Italia, che sarà guidata da Stefano Vecchi a partire dal primo ottobre. Vecchi, che sarà head of Wealth Management&Private Banking Italy, riporterà direttamente a Niccolò Ubertalli, responsabile di UniCredit in Italia, e avrà la responsabilità della rete italiana di wealth management e private banking al servizio di 140 mila clienti, per un totale di oltre 100 miliardi di masse. La rete, spiega una nota di UniCredit, "è composta da un team di circa 1.400 dipendenti, di cui 700 relationship manager dislocati in 132 città in tutta Italia". La nuova divisione "si aggiunge alle altre tre aree di business di UniCredit Italia dedicate ai clienti: privati, imprese e corporate&investment banking Italia. "Per favorire la semplificazione - sottolinea l'istituto - UniCredit sta passando ad una configurazione di Wealth management&Private banking su base regionale per Italia, Germania, Centro Europa ed Est Europa".

Il punto che sta assumendo sempre di più i contorni di una mission quasi impossible (e di un cul de sac) per il Tesoro è quello del riuscire a inserire, all’interno del perimetro da cedere a UniCredit, il Consorzio Operativo Mps, Mps Capital Service e Mps Leasing&Factoring. Rispettivamente il centro di gestione e sviluppo dei sistemi informatici, il corporate&investment banking e la banca specializzata nel leasing e nel factoring del gruppo di Rocca Salimbeni.

In Piazza Gae Aulenti, il Ceo Andrea Orcel, che presto con il cantiere del nuovo piano a fine anno dovrà aprire anche il capitolo esuberi a seguito della profonda trasformazione digitale che Jingle Pang metterà in moto, non vuole assolutamente farsi carico di nuovi centri di costo che rappresentano dei doppioni nella struttura delle società controllate nel caso dei sistemi informatici (UniCredit Services) e nell’offerta di pacchetti leasing e factoring (UniCredit Leasing e UniCredit Factoring) o nelle divisioni interne (Cib guidato da Richard Burton).

Per gli asset in questione, come anche per le filiali al Sud del Monte, che il banchiere romano non vuole inglobare è stato tirato in ballo il Mediocredito di Bernardo Mattarella. Ma se per gli sportelli in Sicilia e in Puglia è stato lo stesso banchiere nipote del presidente della Repubblica a farsi avanti dicendosi disponibile a rilevarle, togliendo le castagne dal fuoco al Tesoro (che tramite Invitalia controlla anche Mcc), per quanto riguarda le altre controllate di Rocca Salimbeni pare che il numero uno del Mediocredito stia assistendo un po’ preoccupato a quanti invocano un suo intervento.

Il motivo è di facile comprensione: con la controllata Banca Popolare di Bari, che ha appena chiuso una semestrale disastrosa in perdita per 101,1 milioni di euro, Mcc conta (dati bilancio 2020) 3.146 dipendenti. Rilevare anche gli asset che Orcel non intende prendersi, vorrebbe dire per Mattarella dover farsi carico anche degli 870 lavoratori del Consorzio Operativo Mps, dei 184 di Mps Leasing&Factoring, dei 320 di Mps Capital Service, totale a cui aggiungere anche i bancari delle filiali del Sud: oltre 1.500 nuovi lavoratori che, oltre a costituire dei problemi di impiego per quanto riguarda gli addetti ai sistemi informatici, equivarrebbero, come ammontare, a metà dei dipendenti della stessa controllata di Invitalia. Con evidenti stress per il bilancio Mcc alla voce costi, prospettiva che limita giocoforza il campo d’azione del Tesoro nella chiamata alle armi del Mediocredito per archiviare il dossier senese.

Intanto, mentre a Siena proseguono i mal di pancia del territorio con il consiglio comunale che ha dato mandato (tramite mozione bipartisan) al sindaco Luigi De Mossi di chiedere al premier Draghi un incontro per valutare anche il rinvio della privatizzazione della banca, a Rocca Salimbeni il Ceo Guido Bastianini tiene la barra dritta sull'operatività, mettendo in cantiere una nuova semplificazione del modello commerciale, già attuata nel segmento retail. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, Mps ha appena varato infatti un progetto di revisione del segmento di business corporate

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In particolare, la banca unirà i due modelli di servizio "Pmi" e "Key Clients" in un unico modello denominato Corporate Client” seguito dai "Centri Corporate", articolati in team di gestione da due bancari (con portafoglio di 100 clienti per ciascun team) che dovranno occuparsi anche di riportare a redditività circa 1.400 posizioni definite "a contribuzione limitata", di cui 1.300 da trasferire al segmento "Small Business". La revisione ridurrà il numero dei team da 375 a 335 con consequenziale liberazione di 80 risorse che andranno a rafforzare la presa sul segmento "Small Business" fatto di piccole e piccolissime imprese a cui dedicare nuovi “Centri Small Business” con un resposabile dotato di autonomia creditizia e un addetto incaricati incaricati di sviluppare il rapporto col cliente. I "Centri Small Business" opereranno all’interno del distretto (coordinato dal district manager) e riporteranno alle Direzioni territoriali retail. 

@andreadeugeni