Mps, variabile esuberi pre-M&A. I 2.500 esuberi di Bastianini costano 500 mln

Rumors

di Andrea Deugeni
Economia
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Oltre 4 miliardi, cash. Senza contare lo sforzo per sterilizzare i 10 miliardi di rischi legali che pendono sul bilancio del gruppo. Sul sentiero lastricato di ostacoli finanziari che conduce alla privatizzazione del Montepaschi non c’è soltanto l’ultima grana rivelata dal Sole 24 Ore dell’indennizzo (opzione put) da oltre un miliardo da pagare al partner assicurativo francese Axa per la clausola del cambio del controllo, ma anche quella degli oneri straordinari per gli esuberi. Non solo le fuoriuscite per sovrapposizioni che alcune simulazioni sindacali, nel caso di un’operazione con UniCredit, erano state quantificate a novembre dello scorso anno in circa seimila bancari (di cui la metà a Siena).


 

Fonti fra gli advisor che lavorano al dossier senese tracciano con Affaritaliani.it uno scenario secondo cui prima della vendita dell’intera banca a un unico soggetto mantenendo intatto il perimetro societario oppure di singoli asset di Mps a più istituti (il cosiddetto spezzatino) i soldi che il gruppo deve raccogliere sono superiori allo shortfall di capitale da 2,5 miliardi che gli stress test dell’European Banking Authority (Eba) certificherà a fine luglio. Deficit che il Monte dovrà ripianare con un aumento di capitale e con l’emissione di un bond Additional Tier 1 per puntellare il patrimonio.

A queste cifre, infatti, spiegano le fonti bisognerà aggiungere anche le risorse per rendere più appetibile la banca dal punto di vista del costo del personale che il nuovo o i nuovi compratori dovranno accollarsi, costi per gli stipendi dei bancari che al momento in Mps sono 21.400.



Il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera

Già il capital plan in versione stand alone disegnato a dicembre dello scorso anno dall’amministratore delegato Guido Bastianini prevede che al 2023, a seguito della chiusura di 100 filiali e di ulteriori interventi nella struttura di direzione generale (già ora soggetta a una profonda azione di semplificazione con circa 80 ricollocamenti), si generino oltre 2.500 esuberi. Oneri spesati dal piano con il recupero della redditività.

Ma visto che a meno di una proroga, il piano "C" che eventualmente il duo Draghi-Franco contratterà con Bruxelles, il Tesoro vuole mettere a segno l’uscita dal capitale di Rocca Salimbeni a fine 2021 rispettando gli accordi del 2017 con l'Ue, queste risorse devono essere messe subito sul tavolo. O perlomeno quanto serve per ridurre il costo complessivo a regime del personale per convincere la controparte a chiudere l'operazione.

Considerando che, in media, per accedere al prepensionamento e ricorrere al fondo di solidarietà del settore bancario ogni esubero costa a una banca circa 42 mila euro l’anno e che lo strumento viene attivato per circa quattro anni e mezzo, il costo complessivo che un istituto deve accollarsi per mettere fuori perimetro un lavoratore è di circa 200 mila euro. Che per i 2.500 esuberi individuati da Bastianini fanno mezzo miliardo di euro, 600 milioni nel caso di un M&A con UniCredit per parte senese e altri 600 (1,2 miliardi in tutto) per i 3.000 esuberi in Piazza Gae Aulenti nel caso in cui, assai remoto, Andrea Orcel decidesse di accendere il disco verde all’acquisizione.

Le fonti spiegano che al Tesoro, dove si sta studiando la difficile way-out, la variabile esuberi è ben presente sul tavolo di lavoro (anche per questo è stato ideato il meccanismo degli incentivi fiscali della Dta) e le cifre sono oggetto di simulazioni da parte dei tecnici di Via XX Settembre. 

@andreadeugeni