Multinazionali, tassa minima del 15%: effettiva dal 2023, gettito 125 mld
Minimum tax sulle multinazionali si avvia a diventare realtà. Dopo anni di difficili negoziati, rivitalizzati quest'anno dopo l'arrivo di Joe Biden alla presidenza Usa, oggi l'Ocse ha potuto annunciare il raggiungimento dell'accordo. L'accelerazione negli ultimi giorni, con il sì di Estonia e Irlanda giovedì e dell'Ungheria venerdì. A dare il via libera sono stati in totale 136 paesi su 140. Rimangono fuori soltanto Pakistan, Nigeria, Kenya e Sri Lanka.
La Minimum tax, ha affermato il segretario dell'Ocse, Mathias Cormann, "renderà il nostro sistema fiscale internazionale più equo ed efficiente. E' una grande vittoria per un multilateralismo efficace ed equilibrato. Si tratta di un accordo di vasta portata che garantisce che il nostro sistema fiscale internazionale sia adatto a un'economia globale digitalizzata. Ora dobbiamo lavorare diligentemente per garantire l'effettiva attuazione di questa importante riforma".
L'intesa, come sottolinea la stampa Usa, rappresenta anche un successo diplomatico per il segretario al Tesoro Janet Yellen, che ha fatto delle trattative fiscali internazionali una priorità assoluta durante il suo primo anno di lavoro. "E' una vittoria per le famiglie americane e per la comunita' internazionale degli affari - ha commentato la stessa Yellen - l'accordo di oggi rappresenta un risultato che si ottiene una volta in una generazione per la diplomazia economica"
I paesi firmatari, secondo quanto comunicato dall'Ocse, dovrebbero firmare una convenzione multilaterale nel 2022, con effettiva attuazione nel 2023. Il provvedimento verrà presentato alla riunione dei ministri delle finanze del G20 a Washington il 13 ottobre e nel corso del vertice dei leader del G20 che si terrà a Roma alla fine dello stesso mese.
L'annuncio è stato salutato con soddisfazione dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: "Un grande passo avanti che rende il nostro sistema fiscale globale più equo, un momento storico". Bruxelles, aggiunge, "ha sostenuto fortemente questo sforzo internazionale. Tutte le compagnie devono pagare la giusta quota. Lo dobbiamo ai nostri cittadini"
"Evviva! - commenta il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni - raggiunto l'accordo per la tassazione minima e per redistribuire i proventi delle tasse dove le multinazionali fanno profitti e non dove stabiliscono le loro sedi. Orgoglioso del sostegno dei paesi Ue, Il multilateralismo è tornato".
L'accordo sulla Minimum tax non cerca di eliminare la concorrenza fiscale, ma pone limiti concordati a livello multilaterale su di essa e vedrà i Paesi raccogliere circa 150 miliardi di dollari di nuove entrate ogni anno. Il primo pilastro assicurerà una distribuzione più equa degli utili e dei diritti di tassazione tra i paesi rispetto alle imprese multinazionali più grandi e redditizie. Riassegnerà alcuni diritti di tassazione sulle multinazionali dai loro paesi d'origine ai mercati in cui hanno attività commerciali e realizzano profitti, indipendentemente dal fatto che le imprese abbiano una presenza fisica. Nell'ambito del primo pilastro, dovrebbero essere riallocati i diritti di tassazione su oltre 125 miliardi di dollari di profitti.
Si prevede che i guadagni delle entrate dei paesi in via di sviluppo saranno maggiori di quelli delle economie più avanzate, in proporzione alle entrate esistenti. Il secondo pilastro introduce un'aliquota minima globale dell'imposta sulle società fissata al 15%. La nuova aliquota minima si applicherà alle società con entrate superiori a 750 milioni di euro e si stima che genereranno circa 150 miliardi di dollari di entrate fiscali globali aggiuntive all'anno. Ulteriori benefici deriveranno anche dalla stabilizzazione del sistema fiscale internazionale e dalla maggiore certezza fiscale per i contribuenti e le amministrazioni fiscali.