Musk vieta i dispositivi Apple, l'esperto: "Un attacco a OpenAi"

Parla Alessandro Curioni, esperto di cyber security: "Non si capisce dove finisce l'interesse personale e inizia la preoccupazione per l'umanità"

di Alessandro Curioni
Elon Musk
Economia

Musk vieta i dispositivi Apple, l'esperto: "Un attacco a OpenAi"

Alessandro Curioni, esperto di cyber security, saggista, giallista e docente universitario ci parla di Musk e della sua reazione all'alleanza tra Apple e OpenAI. Emergono questioni legate alla concorrenza, naturalmente, ma anche alle caratteristiche personali di Musk, che è pure un grande comunicatore.

Cosa pensa dello scontro in atto tra Musk e la Apple sull'alleanza Apple-OpenAI? Pesano più le questioni commerciali o quella della sicurezza dei dati degli utenti in questo caso è davvero importante come sostiene Musk?
Quando Musk dice qualcosa è sempre difficile capire dove iniziano le sue preoccupazione per l’umanità e dove finiscano i suoi interessi personali. Il fatto che gli sia sfuggita di mano Open AI penso sia per lui un tarlo e oggi vede la sua “ex-creatura” allearsi con le big tech. Prima Microsoft, poi Apple, di fatto Open AI sta giocando un ruolo centrale nell’evoluzione degli equilibri di potere all’interno del mondo della tecnologia. Credo che per una persona come Musk essersi fatto sfuggire l’occasione di essere l’ombelico del mondo sia molto di più di un rimpianto.

Se le accuse di Musk sono difficili da sostenere in tribunale perché farle?
E’ uno straordinario narratore e un formidabile comunicatore. Altre volte ha minacciato azioni legali che poi non si sono mai concretizzate, ma penso percepisca che il momento è molto particolare. Si sta giocando una partita a cui anche i governi sono molto interessati. Ricordiamoci le azioni dell’Antitrust americana prima verso Apple e poi verso Nvidia e Microsoft. Musk sta facendo notare un altro caso rispetto alle quali le autorità potrebbero intervenire. HA sollevato la questione: non è stata la prima e neppure sarà l’ultima.

In ogni caso lui ha detto che vieterà i dispositivi Apple nelle sue aziende. Ritiene che sia una mossa non solo accettabile, ma efficace?
In molte aziende ci sono dispositivi che non sono accettati perché non conformi alle politiche aziendali. Sull’efficacia in senso generale dubito che avrà un qualche peso, se non quello di accendere l’attenzione sulla vicenda.

Nel mercato delle auto, quale sarà la funzione dell'Ia? Secondo alcuni, la fusione Apple Tesla saltò perché Musk voleva rimanere non solo ceo di Tesla, ma diventarlo anche di Apple. E' inevitabile che quella dell'Ia diventerà il mercato del futuro prossimo anche per la sua trasversalità, e che ogni top manager prima di essere un esperto di un certo settore lo dovrà essere appunto del'Ia?
Per il mercato automobilistico la guida autonoma è la nuova frontiera e l’IA è il pilastro tecnologico su cui si fonderà. I top manager non hanno necessariamente il dovere di essere esperti di qualcosa, perché devono gestire prima di conoscere. Il loro dovere è comprendere cosa può fare e cosa non può fare, e ancora di più capire come sfruttare al massimo le opportunità che una tecnologia offre minimizzando al contempo i rischi.

Lei crede più ad una società diventata a scopo di lucro nel campo dell'Ia - questa l'accusa di Musk a OpenIa che peraltro ha contribuito a fondare - o a una aperta a tutti come Grok da lui creata successivamente?
Il tema delle tecnologie aperte è quanto meno ambiguo. Ci sono decine di casi di organizzazioni nate “open” e poi diventate multinazionali e altrettanti casi di tecnologie che hanno generato business multimiliardari. Quando negli anni Novanta apparve sulla scena tecnologica Linux, sistema operativo open source, chiunque poteva usarlo, personalizzarlo senza pagare un dollaro. Nel 2012, Red Hat, azienda cresciuta sfruttando queste tecnologie, arriva a fatturare un miliardo di dollari e nel 2018 viene acquisita da IBM per 34 miliardi dollari. Facciamo attenzione perché quando sentiamo parlare di “aperta” non significa che dietro non ci sia del business. Dovremmo avere capito che quando si parla di tecnologie digitali parole come “libero” o “gratuito” sono da intendersi non in senso letterale.

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