Nomine, il governo presenta prima le liste per Mps, poi Eni, Enel e le altre

Giorgia Meloni vorrebbe per sé la scelta degli amministratori delegati per lasciare i presidenti agli alleati. Che insorgono

di Marco Scotti
da sx a dx: alessandro profumo, francesco starace, claudio descalzi, matteo del fante, dario scannapieco
Economia

Nomine, prima Mps poi Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna

Il governo si avvicina all’appuntamento economico più atteso della sua gestione: la partita delle nomine per il rinnovo dei consigli di amministrazione delle società partecipate. E le notizie fioccano. Prima di tutto, a quanto risulta ad Affaritaliani.it i tempi si dilateranno lievemente. La scelta di Giorgia Meloni, infatti, è di scorporare Mps dalle altre aziende. E dunque, mentre per Siena – la cui assemblea è convocata per il 20 aprile – si dovrà arrivare a una rosa di nomi entro il 20 marzo, per le altre aziende c’è un po’ più di tempo, un paio di settimane “di passione” (vista l’imminente Pasqua) per arrivare fino agli inizi di aprile.

Il problema è che, al di là delle dichiarazioni di prammatica, nel governo regna un certo nervosismo. La Meloni, forte di un consenso elettorale costante (per non dire crescente) vorrebbe nominare gli amministratori delegati di Eni, Enel, Leonardo, Poste Italiane e Terna, lasciando ai colleghi di governo la possibilità di indicare presidenti e qualche poltrona di peso. Un’offerta che fonti vicine a Forza Italia e Lega definiscono “irriguardosa”. Dunque, tutto da rifare.

C’è poi grande confusione sui nomi. Giorgia Meloni, che ha capito in tempi rapidissimi come le esternazioni della campagna elettorale si scontrino con la nomenklatura e la burocrazia, sarebbe quasi tentata di confermare in blocco gli amministratori delegati uscenti. La sua intervista al Sole 24 Ore in cui rimarcava la parola “merito” – termine a lei assai caro, tanto da averlo associato al dicastero guidato da Giuseppe Valditara – ha fatto pensare che l’iniziale intenzione di usare il machete (copyright Guido Crosetto) potesse essere sostituita dalla consapevolezza che vi sono dei manager che hanno fatto bene. Indipendentemente dalla collocazione politica.

Nomine, Descalzi rimane in Eni, Starace verso l'uscita da Enel

Claudio Descalzi può dormire sonni quasi tranquilli. Gli attacchi di Alberto Bagnai delle scorse settimane sono stati rubricati alla voce “scaramucce” nella maggioranza. L’amministratore delegato del Cane a sei zampe è impegnato in una complessa doppia trasformazione: quella della transizione verso energie più pulite e quella per liberarsi dal gas russo. Un’impresa ciclopica che sta però riuscendo al manager milanese.

In Enel Francesco Starace sembra un po’ più in difficoltà. I suoi detrattori gli imputano un debito eccessivo, lui risponde che la transizione green ha un prezzo che va pagato ora per garantire un futuro migliore all’azienda con la più alta capitalizzazione in Borsa. Chi al suo posto? I bookmaker danno talmente favorito Stefano Donnarumma che qualcuno inizia a pensare che possa trattarsi di una mossa fatta ad hoc. Sul tema Enel, però, c’è molto movimento intorno al nome del presidente: Donnarumma non ha una riconoscibilità internazionale così elevata come quella di altri manager e fa inarcare più di un sopracciglio nella comunità degli analisti oltre che in Italia.

Da qui l’idea di affiancargli un “chairman” di peso. Chi? Si fa il nome di Paolo Scaroni, presidente del Milan che però sembrerebbe nicchiare. Scaroni nel 2002 venne chiamato dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi a “rifocalizzare” l’attività di Enel dopo la gestione di Franco Tatò. Possibile che anche oggi, in un momento di discontinuità e transizione, gli venga affidato un ruolo da “consigliori” più che da mero presidente di rappresentanza. Non trova riscontro, invece, la candidatura di Flavio Cattaneo a numero uno dell'Enel. Il manager, molto legato a Ignazio La Russa, sta trattando la possibile cessione di Italo da parte del fondo Gip. Una cessione che potrebbe fruttare fino a 5 miliardi, secondo qaunto risulta ad Affaritaliani.it. E poi, davvero l'endorsement del presidente del Senato in questo momento potrebbe essere decisivo per la Meloni?

Chi al posto di Donnarumma in Terna, invece, sembra più facile ipotizzarlo: Giuseppe Lasco, condirettore di Poste con una solida preparazione in materia energetica. Attenzione però all’azienda guidata da Matteo Del Fante. Questi, infatti, potrebbe essere sollevato dall’incarico non per demeriti particolari ma per essere destinato a Cassa Depositi e Prestiti. Il cui consiglio di amministrazione scadrà l’anno prossimo ma che ha la forte incognita della gestione di Tim. Proprio in queste ore il cda dell’ex-Telecom ha dato tempo fino al 18 aprile per migliorare le offerte giunte per l’acquisto della rete.

Nomine, che cosa succede inn Cdp e Leonardo

Il governo si è molto speso nel dossier. Se dovesse fallire, a quel punto Dario Scannapieco, attuale amministratore delegato di Via Goito, potrebbe tornare in bilico. E rischierebbe di essere sostituito. Da chi? O dallo stesso Del Fante, che gode di un apprezzamento bipartisan, o da Antonio Turicchi che avrebbe dovuto diventare direttore generale del Mef (carica poi affidata a Riccardo Barbieri) ma che è rimasto come presidente di Ita – per altro con deleghe pesanti – per gestire la trattativa con i tedeschi di Lufthansa. Una volta esaurita la vicenda potrebbe prendere le redini di Cdp. 

Infine c’è il capitolo Leonardo. Qui il destino di Alessandro Profumo – salvo imprevedibili colpi di scena – dovrebbe essere segnato. Ma, diversamente da Enel, qui si potrebbe prediligere la soluzione interna. C’è Lorenzo Mariani, al timone della filiale italiana del “gioiellino” Mbda, azienda della galassia dell’ex-Finmeccanica specializzata in missili e tecnologie per la difesa, per cui si sarebbe speso Matteo Salvini. Poi c’è Gian Piero Cutillo, vice-direttore generale di Leonardo a capo della divisione elicotteri. Infine ci sarebbe anche il direttore generale dell’ex-Finmeccanica, Lucio Valerio Cioffi, un outsider che potrebbe garantire la continuità con il progetto di Profumo – che gode di grande reputazione all’estero.

Senza contare che si continua a fare il nome di Roberto Cingolani, consigliere a titolo gratuito del ministro Pichetto Fratin che di Leonardo è anche a capo del dipartimento innovazione. Un manager apprezzatissimo che ha però una bella offerta da Hitachi in Giappone e che, soprattutto, fa inarcare qualche sopracciglio per la sua presenza nel governo Draghi come ministro della transizione energetica, oltre che come diretto responsabile di quel rigassificatore di Piombino che rappresenta un vero e proprio corto circuito nella maggioranza. Le carte si stanno lentamente sistemando, ma per vedere chiaro serve che si posi ancora un po’ di polvere che tutte le parti in causa hanno sollevato nei mesi trascorsi. 
 

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