Nomine, la Lega torna a parlare di Eni: ecco perché e che cosa succede ora

Il Carroccio non si sente escluso dalla partita in corso, ma vuole giocarsi bene le sue mosse, come su una scacchiera

di Marco Scotti
Economia

"Sulle nomine è in corso una partita a scacchi"

La Lega non si sente esclusa dal dossier delle nomine. Ma è una partita a scacchi, e come tale ognuno deve fare la sua mossa. Nel Carroccio le carte, in materia di nomine, continua a darle Giorgetti, che conosce molto bene come funzionano certe vicende”. Così ad Affaritaliani.it una fonte qualificata spiega che cosa si nasconde dietro i due attacchi – in una settimana – che la Lega ha mosso nei confronti di Eni ed Enel. Come mai due volte in sette giorni, dopo che l’ultimo intervento, del segretario Salvini, sul tema nomine risaliva al 10 gennaio scorso? Andiamo con ordine. 

Lunedì 20 febbraio, in serata, alcuni esponenti della Lega emettono una nota in cui chiedono un cambio di passo per le grandi aziende come Eni ed Enel: “Devono cambiare profondamente le loro politiche e il loro approccio alla modernità” si legge nella nota. Chi l’ha mandato? Qualche indizio effettivamente c’è. Ad esempio, è difficile immaginare che sia stato il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a far vergare queste parole. L’inquilino di Via XX Settembre conosce troppo bene i meccanismi del Palazzo e sa che un attacco così duro può portare a un irrigidimento delle parti in causa.

Nomine, il ruolo di Giorgetti nella Lega

Tra l’altro, proprio Giorgetti si troverà al tavolo delle nomine – insieme a Giorgia Meloni che ha sempre detto di voler decidere in prima persona – in quanto è proprio il Mef a presentare le liste. Difficile quindi immaginare che un attacco così potente sia partito proprio da lui. Può essere stato Salvini? Qui si potrebbe ragionare già di più, nel senso che il segretario sa bene che bisogna mantenere alta l’attenzione perché il rischio che la premier voglia fare come Draghi (“decido io e lascio agli alleati le presidenze”) è abbastanza alto. 

Ieri 23 febbraio, mentre Eni presentava un bilancio con ottimi risultati e un piano strategico al 2026 che garantiva ritorni interessanti per gli azionisti. Ma, complice un’accoglienza tiepidina da parte della Borsa – che tende a preferire realizzi importanti nell’immediato a scapito anche degli investimenti futuri -, con un calo del titolo del 5% nella seduta di ieri, si è assistito a un nuovo attacco da parte della Lega. Questa volta gli strali provengono da Alberto Bagnai, economista di punta del Carroccio. Il quale in una nota, ha ribadito quanto già detto.

L'odierno risultato negativo di Eni – ha scritto - a seguito della presentazione del piano strategico 2023-2026 suscita un commento fattuale: in tutta evidenza il mercato non ha percepito nel piano ulteriori elementi positivi rispetto a quanto incorporato nelle aspettative. Si evidenzia così la necessità di una profonda riflessione di sistema sul ruolo delle grandi aziende energetiche nazionali. Il nostro Paese, e di conseguenza la nostra industria, non si possono ritrovare a dover affannosamente rincorrere gli eventi. Occorre una politica energetica chiara, lungimirante, in grado di affrontare le sfide presenti e future”.

Lega, ecco perché l'attacco a Eni ed Enel

Lo stesso Claudio Descalzi aveva ammesso che era un tema delicato che non avrebbe approfondito a mezzo stampa ma direttamente con gli interessati. La domanda, dunque, è la seguente: perché la Lega, in un momento in cui l’energia è il tema per antonomasia – anche perché con i prezzi elevati si alzano tutti i costi, non solo quelli della bolletta – si sia concentrata in modo così significativo proprio su Eni ed Enel?

A quanto riferiscono fonti bene informate ad Affaritaliani.it, non si tratta di un tentativo per aumentare la visibilità del Carroccio. La Lega, insomma, non si sente messa in un cantuccio. Ma, come detto all’inizio, si tratta di una partita a scacchi che definirà gli equilibri politici degli anni a venire, oltre che determinare la strategia economica del nostro Paese. Claudio Descalzi, ad esempio, ha ridisegnato il rapporto di Eni con l’energia. Ha investito moltissimo per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo. Ha stretto accordi di collaborazione, non di dipendenza, con Paesi che hanno grandi riserve di gas.

E Francesco Starace, dato con un piede e mezzo fuori da Enel, ha provveduto a delineare la strategia futura dell’azienda, avviando una transizione green e rendendo la società di Viale Regina Margherita tra i più importanti player a livello mondiale. Ha aumentato il debito, verissimo. Ma l’ha fatto per investire per guardare al futuro, non perché la società fosse meno sana. 

Lega, ecco che cosa succederà anche nelle altre partite

In Via Bellerio non sono improvvisamente impazziti e non vogliono mettere a repentaglio il futuro del Paese. Ma si rendono conto che è il momento di fare alcune mosse tattiche per ribadire che il governo ha tre teste e tre anime, non è un monocolore di Fratelli d’Italia. Le poltrone di quest’anno sono pesantissime, ma non dimentichiamo che dietro l’angolo c’è anche Cassa Depositi e Prestiti, i cui vertici scadranno nel 2024 e che movimenterà enormi risorse anche in ottiche Pnrr. Senza parlare della Rai, che dovrebbe rinnovare il cda il prossimo anno, a meno che non prevalga il desiderio di fare piazza pulita fin d’ora. 
 

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