ANBI: “Ripartiamo dall’acqua per dare nuova energia al Paese”
Vincenzi: “Una rete di invasi medi e piccoli per sostenere i territori”
“Serve un piano nazionale di piccoli e medi invasi artificiali”
Per anni a scuola ci hanno insegnato che l’Italia è un paese ‘povero di risorse ma ricco di energie”. L’energia idroelettrica ha risollevato il nostro paese nel secondo dopoguerra guidando il boom degli anni ’60. Oggi l’idroelettrico è la prima forma di energia rinnovabile in Italia; la produzione di energia idroelettrica è cresciuta tra il 2013 e il 2016 sia in termini di potenza installata (da circa 17.000 MW a oltre 18.000 MW) che per l’incremento del numero dei siti produttivi (da circa 2.000 a 3.000);
L’82,3% dell’energia idroelettrica nazionale è prodotta dalle dighe del Nord Italia (in Italia ci sono 541 grandi dighe di competenza statale, di cui 309 esclusivamente idroelettriche, e, mancando un censimento dettagliato, si stima, circa 12.000-14.000 piccole dighe di competenza regionale). Il 61% delle dighe hanno uno scopo idroelettrico, il 27% a scopo irriguo, il 12% per l’approvvigionamento idropotabile e civile.
I consorzi di bonifica facenti parte di ANBI gestiscono 342 impianti idroelettrici per una produzione media annua di più di 697 mln di Kwh di energia rinnovabile; 110 sono invece gli impianti fotovoltaici gestiti attualmente dai Consorzi di bonifica per una produzione annua di più di 8 MLN di Kwh di energia pulita.
“Non esiste un’energia più sostenibile e stabile di quella idroelettrica - dice ad Affaritaliani Francesco Vincenzi, presidente di ANBI – e il nostro paese per anni è stato in grado di portare avanti una politica virtuosa che oggi sembra dimenticata. Dobbiamo entrare in una nuova fase, alla luce del contesto internazionale e dei cambiamenti climatici in atto. L’acqua è una risposta concreta, praticabile, affidabile, economica. Un solo bacino d’acqua può svolgere tre funzioni oggi più cruciali che mai: dare energia, produrre cibo, essere riutilizzabile.
Stiamo lavorando perché ci sia un piano nazionale di nuovi invasi, medi e piccoli, sparsi sul territorio e messi in rete tra loro. Bacini che possono soddisfare le esigenze del singolo territorio e che messi in rete possono dare una spinta importante a livello nazionale. È un piano ambizioso ma oggi decisivo: dobbiamo diventare sempre più indipendenti nella produzione di energia, nell’agroalimentare e dobbiamo farlo in maniera sostenibile. Acqua, vento, sole. Le tre cose possono stare insieme. E infatti possiamo coprire gli specchi d’acqua con pannelli solari, con una resa anche superiore”.
Il fotovoltaico flottante
Il fotovoltaico flottante, infatti, è già una realtà. È la nuova frontiera, soprattutto con la realizzazione di nuovi invasi multifunzionali (fotovoltaico galleggiante o flottante sugli specchi d’acqua degli invasi e delle vasche di accumulo ad uso irriguo). Attualmente esistono 2 esperienze nei Consorzi di bonifica ed irrigazione: l’impianto “Loto” di Solarolo, collocato presso la centrale irrigua “Santerno-Senio 2” del Consorzio di bonifica Romagna Occidentale, si trova sullo specchio d’acqua di pertinenza dell’adiacente centrale di pompaggio irriguo, gestita dal Consorzio. Particolarmente innovativo ed ecologico, ha come peculiarità quella di essere posizionato su una struttura galleggiante, cui è stata data una forma che richiama la foglia del loto, tipica pianta acquatica presente in stagni e laghetti. L’impatto ambientale dell’impianto è ridotto al minimo, grazie agli inverter posizionati direttamente sull’isola galleggiante e che fanno arrivare a terra direttamente corrente alternata, invece che continua, evitando di dover prevedere strutture fisse a terra. I materiali utilizzati sono completamente riciclabili.
La struttura è modulabile e facilmente assemblabile fino alla copertura totale del bacino, nonché rimovibile in caso di manutenzione dell’invaso. Ci sono 256 pannelli fotovoltaici, con una superficie di mq.710 per la produzione di 45.000 KWh/anno.
Quattro gli impianti fotovoltaici, installati in provincia di Frosinone sulle vasche di Piedimonte S. Germano, Olivella di S. Elia Fiumerapido, S. Ermete e Fontana Merola di Pontecorvo (Consorzio di bonifica Valle del Liri).
I pannelli fotovoltaici galleggianti assicurano una maggiore efficienza rispetto a quelli “a terra”, che compensa i costi di realizzazione leggermente superiori. La minore inclinazione dei pannelli galleggianti rispetto all'asse solare (condizione, che garantisce un impatto paesaggistico nullo) viene compensata dalla maggiore rifrazione garantita dalla vicinanza con l'acqua, che garantisce anche un minore surriscaldamento e quindi una maggiore produttività.
La presenza dei pannelli sul pelo delle acque riduce la formazione delle alghe, migliorando la qualità della risorsa idrica, destinata all'irrigazione. La presenza dei pannelli riduce, inoltre, notevolmente l’evaporazione dell’acqua.
Un solo ettaro di pannelli fotovoltaici galleggianti produce in media circa 635.000 KWh/anno di energia rinnovabile, un quantitativo energetico sufficiente a coprire il fabbisogno energetico annuo di 235 nuclei famigliari composti da 4 persone; tutta l’illuminazione pubblica della città di Roma, 55 posti letto ospedalieri.
“Oggi abbiamo la possibilità di dare una vera svolta alla politica energetica italiana - continua Vincenzi – ma dobbiamo superare una serie di ostacoli prima di tutto la burocrazia. Non è più concepibile che per realizzare un impianto idroelettrico di media grandezza si debba affrontare una mole di carte e bolli quasi come se si trattasse di una centrale nucleare. E poi c’è un problema culturale. Credo che oggi anche il pensiero ambientalista si renda conto che la difesa e il rispetto del territorio possa passare anche da interventi di questo tipo. L’ambiente viene rispettato, si crea ricchezza, si lascia alle future generazioni un sistema sostenibile e rinnovabile. Se non lo facciamo oggi, quando?” conclude Vincenzi.