ASPI al Forum dell'Intermodalità sostenibile: focus sulla riduzione carbonica

Tomasi (ASPI): "Sulla rete puntiamo a riduzione carbonica del 50% grazie a mix virtuoso di vettori energetici"

di Redazione Corporate
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ASPI al Forum dell'Intermodalità Sostenibile: presentate strategie per la riduzione delle emissioni di carbonio

Il trasporto su strada domina l'80% delle esigenze di movimentazione delle merci, rappresentando un pilastro fondamentale per lo sviluppo territoriale e il funzionamento dell'economia nazionale. La rete autostradale svolge un ruolo chiave come infrastruttura vitale per il trasporto merci, supportando direttamente l'attività produttiva. Secondo le proiezioni europee, ci si aspetta un ulteriore aumento del trasporto merci su strada nei prossimi anni. Queste sono le parole di Roberto Tomasi, CEO di Autostrade per l'Italia, durante il secondo "Forum sull'Intermodalità Sostenibile" a Roma.

Quest’anno ricorre il centenario della prima autostrada italiana, la Milano-Laghi, e i sessant’anni dell’Autostrada del Sole, aperta nel ’64 e costruita in soli 8 anni. Le nostre autostrade sono state le prime in Europa e presentano caratteristiche geomorfologiche uniche: i nostri 500 km di gallerie sono pari alla metà di tutte le gallerie autostradali d’Europa. Se andiamo a vedere i tassi di crescita scopriremo che il PIL cresce in leggero ritardo rispetto all’infrastruttura: questo significa che l’infrastruttura è un abilitatore della crescita delle economie e della ripartizione della ricchezza. Per poter raggiungere gli obiettivi dati dall’Europa e accettati dall’Italia, ricordo che al 2030 dovremmo ridurre la nostra impronta carbonica sul mondo dei trasporti del 42,5, abbiamo davanti 6 anni per poter centrare l’obiettivo”, ha commentato Tomasi.

Tomasi ha continuato: “Dove bisogna intervenire per tagliare l’impronta carbonica? Dove si trovano la maggioranza di volumi di traffico: se pensiamo di spostare la mobilità su altre modalità di trasporto, non riusciremo a raggiungere l’obiettivo, la rete autostradale assolve un ruolo non sostituibile.  Occorre rigenerarla, ammodernando e potenziando l’infrastruttura per restituirle altri 50 anni di vita (come stiamo facendo) ed è necessario l’impegno congiunto degli operatori di settore per rinnovare la rete e sviluppare la filiera dei diversi vettori energetici. Non possiamo affidarci a un’unica fonte energetica: il mix virtuoso di vettori energetici ci consentirà di arrivare a una riduzione carbonica del 50%. Ma l’altro 50% rimarrà sull’energia convenzionale".

"L’elettrico è certamente la terza parte della soluzione, ma bisogna incentivare affinché il parco auto nazionale subisca una trasformazione: dal nostro lato, stiamo investendo sui punti di ricarica elettrica sulla rete. C’è poi il mondo dei biofuels, ma anche questo lo dobbiamo sostenere: sono i biofuels i vettori della transizione, perché più competitivi e, per quanto riguarda l’abbattimento della C02, i biofuels superano anche l’idrogeno. C’è poi l’ultimo protagonista della transizione che è il digitale: soluzione peraltro economica rispetto alle altre, efficientando la mobilità, lo sviluppo del digitale è indispensabile per il contenimento delle emissioni”, ha concluso Tomasi.

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