Banda ultralarga, serve un tavolo per accelerare lo switch off del rame

Dichiarante (Open Fiber): “Lo spegnimento della vecchia infrastruttura non è più rinviabile e per realizzarlo è necessario un lavoro coordinato che coinvolga tutti gli stakeholder: istituzioni, operatori e clienti finali”

di Redazione Corporate
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Open Fiber, l'intervista al Responsabile Marketing Operativo Domenico Dichiarante

Come sta cambiando il panorama delle telecomunicazioni fisse in Italia? Quali le opportunità e i fattori vincenti per velocizzare il passaggio alle nuove reti in fibra ottica? Ce ne parla Domenico Dichiarante, Responsabile Marketing Operativo di Open Fiber, azienda di fibra ottica FTTH numero uno in Italia e tra i leader in Europa.

Per il sistema delle telecomunicazioni di casa nostra, cosa rappresenta la cessione di Netco, cioè lo spinoff di Tim che comprende, oltre alla rete fissa, anche Fibercop?

Lo scorporo della rete Tim che ha dato vita alla “nuova” Fibercop - operatore infrastrutturale privo del segmento retail - è una ulteriore conferma di come il modello wholesale only, che Open Fiber per prima in Italia ha implementato, sia l’unico in grado di garantire sviluppo ed investimenti nelle infrastrutture di Tlc. In particolare, in uno scenario come quello Italiano. Questo processo auspicabilmente velocizzerà ancora di più lo spegnimento delle “vecchie” reti in rame, che garantivano la fornitura dei servizi ADSL prima e FTTC (Fiber to the cabinet) in seguito. E di conseguenza la migrazione dei clienti sulla rete interamente in fibra ottica FTTH (Fiber to the home). Ad oggi l’FTTH è l’unica tecnologia in grado di raggiungere la velocità di connessione di almeno 1 Gigabit al secondo e abilitare i servizi digitali più avanzati del presente e del futuro.

Quali sono i vantaggi dell’FTTH?

Oltre alla velocità (in download e upload), alla garanzia di performance, alla resilienza e alla bassa latenza della fibra ottica, sono sempre più evidenti i suoi vantaggi in termini di sostenibilità ambientale e di impatto energetico. Alcuni studi evidenziano che sostituire totalmente la rete di accesso in rame con una totalmente fibra comporterebbe un risparmio per il sistema energetico nazionale di più di 300 Gwh all’anno. Pari a circa il consumo annuo di medie città come Pavia, Asti o Arezzo. Inoltre, le nuove tecnologie che stanno emergendo, anche se talvolta ancora in fase di sperimentazione, dimostrano come una rete in fibra diffusa possa essere utilizzata anche per altri scopi: si vedano per esempio gli esperimenti di fiber sensing (monitoraggio delle onde sismiche attraverso sensori sulla fibra ottica), lo sviluppo di applicazioni per smart city o l’utilizzo della meccanica quantistica per trasmettere ed elaborare le informazioni.

Per realizzare lo switch off del rame bisognerà fare come col digitale terrestre?

Favorire lo spegnimento del rame è un processo non rinviabile sia per gli stakeholder pubblici sia per gli operatori di telecomunicazioni, in particolare nelle aree dove la copertura in fibra ottica ha ricevuto un finanziamento pubblico. La dinamica e la velocità dell’upgrade tecnologico guidato dalle dinamiche standard del mercato devono essere sostenuti con un impegno straordinario da parte di tutti gli stakeholder, così come avvenuto nel passaggio dalla tv analogica a quella digitale e come nella definizione dei piani verso una mobilità sempre più green. In questo caso, a differenza delle automobili, è ancora più semplice perché il cliente finale non sostiene reali costi aggiuntivi.

A che punto è la copertura FTTH in Italia?

La rete in fibra ottica FTTH di Open Fiber corre lungo oltre 120.000 km di infrastruttura, di cui 46mila nelle aree nere, ovvero le città e le aree più densamente popolate, e circa 81mila nelle aree bianche, cioè le zone interne meno popolate del Paese. Le unità immobiliari in vendibilità in tutto il Paese sono 13,8 milioni e così è possibile per cittadini e imprese accedere a un piano internet in fibra tramite gli oltre 300 operatori partner, cioè tutti i principali operatori delle telecomunicazioni. Nelle sole aree bianche – i piccoli comuni in cui Open Fiber realizza una rete ultraveloce nell’ambito dei bandi Infratel - sono circa 5mila i comuni FTTH in commercializzazione.

Come dimostrato dalle più recenti rilevazioni di Agcom, però, per quanto la tendenza degli utenti a scegliere linee FTTH sia in aumento, il ritmo non è ancora sufficiente per far intravedere all’orizzonte nel breve-medio periodo lo spegnimento del rame. In Italia poco più di una linea attiva su cinque è in FTTH, mentre altri Paesi sono più avanti e sono quelli dove si è investito prima in progetti FTTH o dove non si è passati per tecnologie transitorie come l’FTTC. Il livello di digitalizzazione del nostro Paese è in crescita, ma ancora al di sotto della media europea. Ciò rende più bassa la consapevolezza della necessità di utilizzare la nuova tecnologia in fibra ottica da parte di cittadini e imprese e quindi frena la spinta autonoma dei cittadini nel passare dal rame alla fibra.

Open Fiber è una compagnia wholesale, all’ingrosso, e quindi porta la fibra ottica FTTH fino alle abitazioni, ma poi non vende il servizio internet al cittadino. Quest’ultimo passaggio è in carico agli operatori che offrono i loro piani per la connessione internet a banda ultra larga. Cosa possono fare le varie compagnie di telecomunicazioni per favorire l’adozione della fibra ottica sul territorio?

Gli operatori, anche se hanno avviato piani di migrazione della propria clientela su rete FTTH, senza modifica delle condizioni economiche (fornendo quindi allo stesso prezzo un servizio migliore), devono comunque investire per l’upgrade con ritorni sull’investimento più lunghi (maggiore fidelizzazione del cliente oltre che risparmio sulla manutenzione). Investimenti che non sempre sono per gli operatori facili da mobilitare, visto il momento complicato per il settore. Inoltre, la presenza dei cosiddetti clienti “irriducibili”, ossia coloro che restano attivi con le precedenti tecnologie anche se non devono sostenere costi per l’upgrade (tendenzialmente per diffidenza o resistenza al cambiamento), e l’impossibilità di poterli migrare forzatamente, comporta per gli operatori la necessità di sostenere i costi di gestione di una doppia (o in alcuni casi tripla) infrastruttura di rete. C’è da dire inoltre che i nuovi player che sono entrati nel mercato di recente hanno deciso da subito di puntare solo su FTTH, visto il buon livello di copertura nazionale disponibile.

E cosa può fare Open Fiber per favorire il cosiddetto take up, cioè l’adozione della fibra ottica FTTH da parte di tutti gli utenti raggiunti dall’infrastruttura?

Open Fiber, per velocizzare l’upgrade tecnologico, sta offrendo sempre di più un contributo in questo senso. Nelle aree bianche e grigie abbiamo investito in sconti e contributi commerciali per gli operatori, in modo da poter consentire loro sia di offrire tariffe convenienti ai clienti finali, sia di avere degli incentivi per supportare le necessarie attività commerciali per l’acquisizione e la migrazione dei clienti. Di fatto, oggi, la rete nelle aree bianche ha un prezzo più competitivo rispetto a quello delle tecnologie in rame come l’FTTC. Recentemente, ai partner di Open Fiber che commercializzano nelle aree bianche si è unita anche Tim. A oggi, nel nostro portafoglio di partner ci sono tutti i principali operatori italiani ed alcuni internazionali, a conferma della bontà delle scelte commerciali e della validità del modello wholesale only, che mette a disposizione di tutti, a parità di condizioni, una rete all’avanguardia.

È necessario puntare sempre più sull’informazione e l’aggiornamento digitale dei cittadini?

Open Fiber sta anche sempre di più avviando azioni dirette a informare e incentivare i clienti finali al passaggio alla fibra. Possiamo citare i voucher di 100 euro (utilizzabili in buoni carburante, store online), che un cliente può ottenere attivando la fibra di Open Fiber con l’operatore che preferisce tra i nostri partner, o la sperimentazione che abbiamo avviato con dei camper che stanno attraversando in questi giorni diversi comuni in 3 regioni (Abruzzo, Marche, Sicilia) per raccontare ai clienti finali della disponibilità della nuova rete e diffondere informazioni sulle sue potenzialità e sui passaggi necessari all’attivazione del servizio in fibra.

L’azienda sta fornendo il massimo supporto verso la migrazione sulle reti interamente in fibra ottica, ma sarà possibile vincere la sfida per lo spegnimento del rame solo con la partecipazione fondamentale di tutti gli stakeholder, dai decisori pubblici agli operatori tlc, per dare a cittadini e imprese una maggior consapevolezza dell’opportunità del cambiamento e consentire di raggiungere il traguardo di uno spegnimento della rete in rame nel medio periodo, così come indicato dalla Commissione Europea in un recente White Paper, dove si ipotizza il 2028 come data per arrivare all’80% dello spegnimento del rame e il 2030 per il suo completamento.