Comune di Brindisi e Confindustria: scontro su regolamento tari

La questione è emersa con l'invio di una lettera, indirizzata agli associati, in cui vengono evidenziate le criticità del Regolamento TARI

di Redazione Corporate
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Confindustria al comune di Brindisi: minacciata una class action per contestare l'iniquità del Regolamento TARI e chiedere il ripristino dell'equità

Un duro scontro è in atto tra Confindustria Brindisi e l'Amministrazione Comunale. In una mossa senza precedenti, l'associazione di categoria ha rotto ogni dialogo istituzionale, arrivando a minacciare azioni clamorose, come una class action, per contestare il Regolamento TARI adottato dal Comune. Secondo Confindustria, il regolamento in vigore sarebbe abnorme e iniquo, penalizzando gravemente le aziende locali.

La questione è emersa con l'invio di una lettera, indirizzata agli associati, in cui vengono evidenziate le criticità del Regolamento TARI e la necessità di adottare iniziative per ristabilire l’equità. La lettera sottolinea che Brindisi occupa il terzo posto tra i comuni italiani per l'importo più elevato della tassa sui rifiuti, descrivendo le norme comunali come un "guazzabuglio" di disposizioni, scritto con lo scopo di riempire un "pozzo senza fondo".

Confindustria non esclude azioni forti, come una conferenza stampa o una class action, per portare il Comune a rivedere le proprie decisioni. Di seguito, il testo integrale della lettera inviata agli associati: Si sta ripresentando – in tutta la sua criticità – il problema dell’abnormità e iniquità del Regolamento per la disciplina della TARI in vigore nel Comune di Brindisi. Qualche azienda ci ha sollevato la questione dell’insostenibilità degli oneri derivanti dall’applicazione del tributo in base ad alcune norme [erroneamente] adottate dall’Ente impositore.

Che, sia detto per inciso, vanta – alla luce di un’indagine riferita al 2022 – il poco invidiabile piazzamento del terzo posto fra i Comuni d’Italia con l’importo TARI più elevato. In effetti – al di là dei tecnicismi e di un guazzabuglio di disposizioni che sembrano scritte ad usum delphini [ossia per consentire il riempimento di un pozzo senza fondo] – il punto nodale della questione suddetta è il seguente: nei meandri della babele prescrittiva si riesce ad infilare meglio la violazione di un principio che dovrebbe essere sacrosanto [e tale era – in un’epoca non sospetta – nel contesto originario della legislazione e della prassi di specifico riferimento temporale].

Orbene, la tariffa applicabile per l’esercizio di una determinata tipologia di attività economica – oggettivamente individuata – non può essere unica per l’intero compendio industriale, prescindendo dalla diversa destinazione d’uso delle varie superfici [vendita, esposizione, deposito, ufficio, etc.] che servono per lo svolgimento effettivo dell’attività stessa, nonché dalla connessa [differente] potenzialità quantitativa e qualitativa a produrre rifiuti.

Tutto ciò premesso – allo scopo di richiamare l’attenzione dei vari protagonisti di questa incresciosa vicenda – si potrebbe valutare l’opportunità di assumere un’iniziativa che “faccia molto clamore”: come, ad esempio, una conferenza stampa con la partecipazione degli iscritti a Confindustria Brindisi e di tutte le organizzazioni rappresentative degli imprenditori interessati.

Senza escludere le necessarie e doverose interlocuzioni con gli esponenti degli Organi comunali. Vi preghiamo – nel frattempo – di renderci edotti sul Vostro eventuale coinvolgimento nella situazione descritta e, se del caso, di proporre ogni suggerimento ritenuto utile in una prospettiva di “riduzione del Comune di Brindisi a miglior consiglio”. Resta, ovviamente, ferma l’opzione di ulteriori modalità di reazione [compresa la class action] alle pretese esplicitate/avanzate contra jus dal Comune di Brindisi nel/per il tramite del più volte menzionato Regolamento TARI 2024.