“Con Ddl Concorrenza conseguenze negative sulle prestazioni sanitarie”

Cittadini (Aiop) scrive a Parlamento e Governo, con un parere del giurista Sabino Cassese

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“C’è la volontà politica di lasciare il Servizio Sanitario Nazionale a un futuro incerto, con conseguenze negative per la popolazione.

+L’approvazione del testo - che assoggetta alla disciplina la sola componente di diritto privato del SSN - avrà conseguenze distorsive sul regolare funzionamento del “mercato” sanitario italiano, anche perché in aperto contrasto con la normativa europea. La direttiva Bolkestein, infatti, esclude espressamente l’ambito dei servizi sanitari dalle materie soggette a concorrenza. Ma, evidentemente, tali norme rispondono ad altre logiche che, però, stravolgeranno l’assetto del SSN nel suo complesso”. Così Barbara Cittadini, presidente nazionale di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, in merito al disegno di legge sulla Concorrenza, che il 18 luglio approderà alla Camera per la discussione generale. La sanità, sostiene la Cittadini, è tra i settori più penalizzati.

Con il Ddl Concorrenza, aggiunge, si “prevede una revisione degli accreditamenti e della contrattualizzazione delle strutture di diritto privato con il SSN di breve periodo. Una condizione, questa, che sottopone il sistema al rischio concreto della fuga degli investitori che, non potendo fare una programmazione di lungo termine, preferiranno andare all’estero”.

Dal provvedimento sulla Concorrenza, Aiop, alla quale aderiscono 574 strutture sanitarie con 63mila posti letto, si aspettava soluzioni efficaci alle attuali criticità del sistema sanitario, utili per “una più efficiente allocazione delle risorse pubbliche e una maggiore libertà di scelta degli assistiti in termini di luogo di cura e di medico”.

Una posizione che la Cittadini ha ribadito con chiarezza in una lettera con la quale Aiop ha rivolto un appello ai presidenti e ai componenti di Camera e Senato, al Governo e ai rappresentanti delle forze politiche del Paese, affidando le sue istanze al parere del professor Sabino Cassese.

Scrive Cassese: “Se si intende introdurre la concorrenza in una parte del mercato, senza tuttavia modificare la stratificazione degli assetti precedenti, occorre procedere con estrema cautela e adottando tutti gli accorgimenti necessari ad attenuare le tensioni che potrebbero prodursi tra Stato e Regioni, tra pubblico e privati, tra erogatori e regolatori, tra utenti e committenti, a causa delle contraddittorietà dei regimi giuridici”.

Per il giurista e accademico è necessario “da un lato, dare sicurezza agli “incumbent” e ai nuovi entranti per quanto riguarda la durata del rapporto, da relazionare agli investimenti e alle altre obbligazioni che le strutture private assumono nei confronti del personale sanitario; dall'altro, valorizzare gli investimenti ai fini del subentro” regolandone il valore.

“La tutela della concorrenza è compito della legislazione esclusiva dello Stato – prosegue nel suo parere Cassese – e quindi non si possono introdurre venti discipline diverse della concorrenza. Bisogna fissare in sede nazionale e nella legge i criteri generali sulla base dei quali operare in sede regionale, determinando parametri obiettivi fissati “ex ante”. Occorre prevedere la consultazione delle associazioni nazionali più rappresentative del comparto, come parte di una procedura di inchiesta pubblica” conclude.