Contessa (BUILD): "Il governo tuteli le PMI rafforzando i consorzi stabili"
Le nuove regole proposte riducono l’accesso delle PMI agli appalti pubblici, in contrasto con la tutela e il sostegno promessi dal governo
BUILD, l'Amministratore unico Angelo Contessa commenta la riforma del governo sul cumulo nei Consorzi Stabili
La recente bozza del decreto sulle “Disposizioni integrative e correttive al Decreto Legislativo 31 marzo 2023, N. 36” ha sollevato non poche preoccupazioni tra gli operatori del settore, introducendo modifiche all’articolo 67 del Codice dei contratti pubblici che rischiano di minare l’efficacia dei consorzi stabili. In particolare, viene messo in discussione il principio del “cumulo alla rinfusa”, fondamentale per garantire alle micro, piccole e medie imprese (PMI) un accesso competitivo al mercato degli appalti pubblici.
Il sistema del “cumulo alla rinfusa” ha finora consentito ai consorzi stabili di utilizzare in modo unitario la somma dei requisiti delle singole consorziate per partecipare alle gare. Questo meccanismo ha offerto un supporto vitale alle PMI, facilitando la loro presenza nel mercato dei lavori pubblici e contribuendo a mantenere vivo il tessuto produttivo nazionale. Tuttavia, la nuova proposta vorrebbe sostituire questa prassi consolidata con alternative che, secondo gli esperti, sono inefficaci e perfino dannose. Le opzioni suggerite non solo generano confusione ma rischiano anche di rendere il consorzio stabile un’entità superflua, privandolo del ruolo strategico che ha avuto fino ad oggi.
La prospettiva di limitare o eliminare l’utilizzo del “cumulo alla rinfusa” appare contraddittoria rispetto agli obiettivi dichiarati dal governo. L’esecutivo ha infatti spesso ribadito il suo impegno a sostegno delle PMI, considerandole il cuore pulsante dell’economia italiana. Tuttavia, se queste modifiche venissero attuate senza un’adeguata fase transitoria o senza l’introduzione di nuove normative chiare, i consorzi stabili potrebbero essere messi fuori gioco, con un impatto devastante sulle piccole imprese.
Inoltre, questa revisione normativa sembra discriminatoria. A differenza dei consorzi di cooperative e artigiani, che non sarebbero soggetti alle stesse restrizioni, i consorzi stabili, fondamentali per le PMI, verrebbero penalizzati. Tale differenziazione è considerata ingiusta e in netto contrasto con la legge delega, che aveva l’obiettivo di promuovere un mercato più aperto e concorrenziale.
Le criticità sollevate da queste nuove disposizioni non sono solo questioni teoriche. L’impatto negativo sulla partecipazione ai bandi pubblici da parte delle PMI sarebbe concreto e facilmente verificabile, come dimostrato dall’attuale successo dei consorzi stabili nelle gare, dove spesso primeggiano tra i partecipanti e gli aggiudicatari. Tornare indietro rispetto a un sistema che funziona, tornando a modelli ormai superati e poco efficienti, sarebbe un passo sbagliato.
Ci si aspetta che il governo, guidato dalla Presidente Giorgia Meloni, intervenga per garantire che le PMI possano continuare a essere supportate adeguatamente. È fondamentale che la tutela delle piccole imprese, dichiarata una priorità programmatica, non venga compromessa da modifiche legislative che ne ostacolerebbero la crescita e l'accesso al mercato degli appalti pubblici.