Fondazione Unipolis, presentato il libro nato dall’esperienza di culturability

È stato presentato ieri al Ministero della Cultura “Spazi del possibile”, un testo sui centri culturali multidisciplinari nati in Italia negli ultimi 10 anni

di Annamaria Duello
Pierluigi Stefanini, Presidente Gruppo Unipol e Fondazione Unipolis
Corporate - Il giornale delle imprese
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Fondazione Unipolis presenta “Spazi del possibile”, volume sui centri culturali e il fenomeno della rigenerazione urbana

“Spazi del possibile. I nuovi luoghi della cultura e le opportunità della rigenerazione”. Questo il titolo ricco di suggestioni del libro presentato ieri da Fondazione Unipolis nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura. Il volume, curato da Roberta Franceschinelli ed edito da FrancoAngeli, è figlio dell’esperienza ormai decennale di culturability, il programma nazionale della Fondazione a supporto dei centri culturali nati per rigenerare il territorio.

Ne hanno discusso ieri Dario Franceschini, Ministro della Cultura, Pierluigi Stefanini, presidente del Gruppo Unipol e della Fondazione Unipolis, Alessandro Bollo, direttore Polo del ‘900, Roberta Franceschinelli, curatrice del volume, Linda Di Pietro, chief Cultural Office di BASE Milano, ed Elena Ostanel dell’Università IUAV.

Come si è osservato negli ultimi anni, i centri culturali mutano forma e linguaggio a seconda delle necessità del territorio dove si collocano, assumendo l’aspetto più vario. Dalle botteghe artigiane ai laboratori di sperimentazione e di espressione artistica. Spazi multidisciplinari, palcoscenici, ristoranti, luoghi di coworking e cohousing, biblioteche, fattorie culturali e aree di didattica e formazione. Nonostante le diversità formali, tutti condividono la stessa mission: generare nuovo valore e riattivare quelle pratiche culturali sopite.

Rigenerano e non riqualificano – si legge – perché insistono sui contenuti e non sul contenitore, sul software e non sull’hardware, sulla cultura e non sulle mura, sulle attività offerte per dare nuova linfa non solo agli immobili, ma a intere collettività. Conciliano la memoria storica di questi siti con l’innovazione e la trasformazione che la rigenerazione necessariamente richiede: rispettano il passato, ma sono calati nel presente e guardano al futuro. Le vere risorse che hanno a disposizione non sono gli immobili, ma le aspirazioni di chi li abita e se ne prende cura, attivando un processo in cui spazi vuoti di significati vengono trasformati in luoghi densi di relazioni”.

Come spiega Franceschinellisono luoghi ibridi in cui la pratica culturale si combina con altri settori. Esprimono le evoluzioni in corso nei nostri stili di vita, intrecciando arte, socialità, convivialità, svago, lavoro, politica. Questi luoghi rappresentano presìdi non solo di un nuovo modo di progettare, produrre, distribuire e fruire cultura fuori dagli spazi tradizionali, ma anche di creazione di un welfare generativo. Spazi innesto da cui si attivano, talvolta anche in maniera inaspettata, processi di sviluppo e di empowerment territoriale più ampi”.

“Spazi del Possibile” teorizza un fenomeno sempre più strutturato, fornendo un’analisi che, partendo dai dati e dallo studio dei centri culturali già attivi sul territorio, potrà certamente guidare le pratiche future e ispirare nuove politiche virtuose. Il testo, infatti, nasce da un'attenta attività di ricerca condotta sui partecipanti delle diverse edizioni di culturability, di cui abbiamo recentemente parlato su affaritaliani.it con Marisa Parmigiani, direttrice della Fondazione Unipolis e responsabile della Sostenibilità del Gruppo Unipol.