Intesa Sanpaolo al Supersalone, €1,5 Mrd per le PMI del “Sistema Casa”
Intesa ha annunciato oggi al Salone del Mobile di Milano due plafond destinati al rilancio dell’intero “Sistema Casa” con investimenti in sostenibilità
Intesa Sanpaolo, 1,5 miliardi di euro per ridurre l’impatto ambientale delle PMI e favorire la crescita all’estero del settore arredo e design
Intesa Sanpaolo, partner istituzionale del Salone del Mobile di Milano e prima banca italiana anche nel supporto finanziario al settore del mobile e del sistema produttivo italiano, ha messo a disposizione delle PMI dell’intero “Sistema Casa” due nuovi plafond, nell’ambito del programma Motore Italia, per favorire gli investimenti volti a ridurre l’impatto ambientale (1 miliardo di euro) e per sviluppare le attività all’estero (500 milioni di euro).
La nuova misura di supporto al rilancio dell’economia di settore è stata annunciata oggi al Supersalone milanese. Intesa Sanpaolo ha infatti ospitato in Triennale “Il Salone del Mobile di Milano: dal settore un segnale di rilancio per il Paese”, un incontro in collaborazione con il Salone del Mobile e il sistema Federlegno Arredo dedicato alle imprese dell’arredo e del design, che ha favorito l’occasione per una riflessione sull’andamento e sulle opportunità di sviluppo del “Sistema Casa” in un contesto di superamento della crisi generata dal Covid-19.
Si rinnova così la partnership con il Salone del Mobile iniziata nel 2017, nel solco di una collaborazione pluriennale che vede il primo gruppo bancario italiano impegnato a favore della ripresa economica, sociale e culturale del Paese. Intesa Sanpaolo ha deciso, dopo aver sostenuto le PMI in tutta la fase dell’emergenza sanitaria, di intervenire a fianco delle imprese del Made in Italy per contribuire al rilancio.
Ad aprire i lavori oggi è stato Stefano Boeri, architetto e presidente della Triennale di Milano insieme a Gianluigi Venturini, direttore regionale Milano e provincia Intesa Sanpaolo, cui è seguita la presentazione di un’indagine sullo scenario macro-economico di Gregorio De Felice, Chief economist e Head of Research del Gruppo. Si sono poi confrontati in una tavola rotonda Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, Roberto Gavazzi, CEO Gruppo Boffi, Maria Porro, direttrice marketing e comunicazione Porro spa e presidente del Salone del Mobile.Milano e Anna Roscio, responsabile Sales&Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo.
Lo studio “L’industria italiana del mobile: sfide e opportunità di crescita” presentato da De Felice, ha evidenziato come l’industria del mobile sia uno dei settori più dinamici in questa fase di ripresa: nel primo semestre 2021 infatti il fatturato è già tornato oltre i livelli pre-pandemici, con un incremento del 12,9% rispetto ai valori registrati negli stessi mesi del 2019. In Europa, solo Danimarca e Polonia hanno fatto meglio di noi. Le imprese medio-grandi sono le maggiori protagoniste della ripresa in corso.
Sono in forte ripresa sia le vendite sul mercato interno sia le esportazioni. In particolare, si è registrato un balzo dei flussi di export verso Stati Uniti e Francia. Un buon contributo alla crescita è venuto anche dall’Asia (su tutti Cina, Corea del Sud e Qatar). È poi tornato ad ampliarsi l’avanzo commerciale del settore che nel primo semestre del 2021 ha raggiunto quota 4,1 miliardi di euro, su livelli di massimo storico.
Digitale, ricerca e sviluppo, green, internazionalizzazione e capitale umano sono le priorità da affrontare nei prossimi anni. Le imprese italiane del mobile mostrano una buona diffusione di nuove tecnologie nei processi produttivi, ma sono in ritardo sul fronte dell’e-commerce.
Cresce poi l’attenzione all’ambiente e si rafforza l’evidenza che essere sostenibili produce evidenti vantaggi economici: le imprese italiane del mobile con certificazioni ambientali o EMAS o FSC hanno registrato un aumento del fatturato del 6,7% tra il 2017 e il 2019; il resto delle imprese del settore si è fermata a +1,8%. Un contributo importante in termini di sostenibilità può venire anche dalle filiere di prossimità, particolarmente diffuse in Italia. Le filiere locali consentono, infatti, un miglior controllo della salvaguardia ambientale da parte dei fornitori e una divisione del lavoro sostenibile, anche grazie a forniture a chilometro zero.