Intesa Sanpaolo, Cluster Spring e Assobiotec - Federchimica: presentato il 10° Rapporto sulla Bioeconomia

Trenti (Intesa Sanpaolo): "Le analisi confermano la grande vitalità e l’attenzione alla ricerca di soluzioni innovative del tessuto produttivo italiano"

di Redazione Corporate
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Intesa Sanpaolo, 10° Rapporto sulla Bioeconomia: nel 2023 il valore della produzione è risultato pari a 437,5 miliardi

È stato presentato oggi a Ravenna, nella suggestiva cornice di Palazzo Rasponi ospiti del Comune di Ravenna, il Rapporto “La Bioeconomia in Europa”, redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec - Federchimica. A questa edizione del rapporto ha contribuito anche Cosmetica Italia (Federchimica).

Il Rapporto è arrivato alla decima edizione, confermandosi un punto di riferimento per gli operatori e i policy maker, fornendo una quantificazione del complesso insieme di settori che utilizzano materie prime di origine biologica rinnovabile e spunti di riflessione sugli sviluppi di uno dei pilastri dell’inevitabile percorso di transizione verso modelli di produzione e consumo più sostenibili.

Dopo l’apertura, a cura di Mario Bonaccorso, Direttore del Cluster SPRING e i saluti istituzionali del Sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, di Annagiulia Randi, Assessora allo sviluppo economico, attività produttive, porto, politiche UE e cooperazione internazionale del Comune di Ravenna, e di Alessandra Florio, Direttore Regionale Intesa Sanpaolo Emilia-Romagna e Marche, sono seguiti gli interventi di Laura Campanini, Serena Fumagalli e Stefania Trenti, del Research Department di Intesa Sanpaolo, dedicati alla presentazione dei principali contenuti del Rapporto.

È seguita una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di rappresentanti degli stakeholder della Bioeconomia: imprese (Angelo Benedetti - Presidente e DG di Unitec, Luca Lovatti - Direttore R&D di Melinda,), associazioni di categoria (Andrea Di Piazza Utilitalia; Elena Sgaravatti – AD Plantarei Biotech e Vicepresidente di Federchimica Assobiotec), sistema creditizio (Massimiliano Cattozzi – Responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo) e policy maker (Morena Diazzi – DG Economia e Conoscenza, lavoro e impresa Regione Emilia – Romagna).

Nel 2023 l’insieme delle attività connesse alla Bioeconomia in Italia ha generato un valore della produzione pari a 437,5 miliardi di euro, 9,3 miliardi in più rispetto al 2022, occupando circa due milioni di persone. Nel complesso dei principali quattro paesi europei (Francia, Germania, Spagna e Italia), la Bioeconomia vale 1.751 miliardi di euro, rappresentando l’8,4% del totale, con Spagna (11%) e Italia (10%) che confermano una maggiore incidenza.

Dopo il boom del 2022, attribuibile al forte incremento dei prezzi indotto dal conflitto russo-ucraino, nel 2023 è proseguita la crescita della Bioeconomia, su ritmi di sviluppo però più contenuti (+0,2% la variazione dell’output dei 4 paesi UE) e con risultati diversi tra paesi. Indicazioni migliori per Spagna, Francia e Italia, mentre è risultata in calo la Germania. Nel confronto con il 2021, Italia e Francia evidenziano le migliori performance, con un incremento superiore al 20% del valore della produzione.

La vitalità della Bioeconomia in Italia è testimoniata dalle 808 start-up innovative censite nel 2023, pari al 6,6% del totale delle imprese iscritte all’apposito Registro. La maggior parte delle start-up innovative della Bioeconomia, diffuse lungo tutta la penisola, è concentrata nel settore della R&S (45%), seguita dall’agri-food (25%). La filiera agro-alimentare riveste un ruolo chiave nel complesso della Bioeconomia - pesando oltre il 76% in Spagna e Francia, il 63% circa in Italia ed il 61% in Germania – ed è sempre più protagonista del percorso di transizione verso una maggiore sostenibilità dei processi.

La tecnologia rappresenta un fattore fondamentale anche in questo settore: le imprese italiane dell’alimentare, nettamente più piccole rispetto ai concorrenti europei, spiccano per la quota elevata di innovazioni di prodotto (20% contro una media UE27 del 12%) e di processo, dove l’Italia (36%) stacca i principali competitors di oltre 15 punti percentuali. Rilevante è anche l’attività brevettuale dedicata alla filiera agro-alimentare, dove l’Italia figura come settimo brevettatore a livello mondiale, con una quota e un grado di specializzazione in netto rafforzamento negli ultimi anni, grazie alla presenza di un sistema innovativo ampio e diversificato che include imprese di altri settori, in primis la meccanica ma anche la farmaceutica e la chimica.

Le imprese italiane dell’alimentare spiccano anche, nel confronto con le imprese tedesche, francesi e spagnole, per l’attenzione rivolta alle innovazioni per la sostenibilità: riduzione dei consumi di materiali e idrici (20% delle rispondenti), recupero di scarti e di acqua (circa il 21%), sostituzione di materiali inquinanti o pericolosi (25%) e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo o acustico (20,8%). La filiera agro-alimentare è fortemente esposta al cambiamento climatico e allo stress idrico. Il settore agricolo è il più grande utilizzatore di acqua (assorbe il 60% dei consumi di acqua complessivi), ed è quindi uno dei primi settori a essere colpiti dalla carenza d’acqua. L’efficientamento dei consumi ed il riutilizzo di risorsa sono centrali per la sostenibilità del comparto. L’adozione di tecnologie innovative potrà giocare un ruolo fondamentale.

Stefania Trenti, Head of Industry and Local Economies Research di Intesa Sanpaolo, ha commentato: “Il Rapporto sulla Bioeconomia è giunto quest’anno alla decima edizione, a dimostrazione del forte interesse nei confronti dell’ampio e diversificato insieme di attività che utilizzano risorse biologiche rinnovabili. Secondo la FAO sono 21 i paesi, che rappresentano il 65% della PIL mondiale, dotati di una strategia ad hoc per lo sviluppo sostenibile delle filiere bio-based, l’Italia è fra questi. Le politiche pubbliche sono fondamentali per sostenere e valorizzare gli investimenti delle imprese, sempre più orientati alla transizione verso modelli di produzione e consumo più attenti all’ambiente. Le analisi del Rapporto confermano la grande vitalità e l’attenzione alla ricerca di soluzioni innovative del tessuto produttivo italiano che opera nei settori della Bioeconomia. Si tratta di un patrimonio straordinario, diffuso in tutti i territori a cui contribuiscono grandi operatori, piccole e medie imprese e un numero rilevante di start-up innovative, attive in particolare nella Ricerca e Sviluppo, a testimonianza dell’importanza della tecnologia per affrontare le sfide del futuro”.

Catia Bastioli, Presidente Cluster SPRING, ha dichiarato: “Il Rapporto conferma il valore strategico della Bioeconomia come meta-settore di innovazione con un ruolo chiave nell’accelerare la transizione ecologica verso una maggiore resilienza degli ecosistemi. Lo conferma la stessa Europa con le conclusioni del Consiglio nel marzo 2023, e con le parole di Margrethe Vestager, Vicepresidente della Commissione EU, che nella comunicazione ‘Building the future with nature: boosting biotech and bio-manufacturing in Europe’ afferma che la bioeconomia sarà un settore fondamentale per la competitività e la modernizzazione dell'industria europea. È indispensabile costruire su questo patrimonio, garantendo un quadro normativo certo e una solida strategia industriale in connessione con la qualità e diversità dei territori. Solo così il settore del biomanufacturing e delle infrastrutture della bioeconomia potrà evolvere oltre la fase della sperimentazione dando un contributo concreto al futuro sostenibile dell'Europa. Questo è un momento cruciale per cogliere tutte le nuove opportunità”.

Elena Sgaravatti, Vicepresidente Assobiotec Federchimica, ha commentato: “Viviamo in un mondo costruito sulla biologia e una volta che iniziamo a capirla, questa diventa tecnologia. Le biosoluzioni, che utilizzano enzimi, microorganismi, batteri sono ispirate alla natura e sono elementi chiave per una economia circolare bio-based sicura, fatta di posti di lavoro altamente qualificati ed una più resilente ed efficiente catena del valore coprendo settori che vanno dall’edilizia, al tessile, alla produzione di cibo ed energia. McKinsey&Co stima che il 60% delle materie prime mondiali possono essere ottenute attraverso le biosoluzioni ed è quindi chiaro come per la Bioeconomia circolare esse possano rappresentare una straordinaria leva di innovazione".

"E di questo c’è sempre maggiore consapevolezza. Oggi, come Associazione industriale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie, guardiamo con fiducia al rinnovato interesse per il comparto biotech da parte della politica nazionale e comunitaria. È dello scorso marzo il Manifesto della Commissione Europea che individua nelle biotecnologie e nelle biosoluzioni una delle aree più promettenti di questo secolo, parte della soluzione per affrontare la transizione green e molte delle attuali e future sfide sociali. Certamente una prospettiva incoraggiante sulla quale è oggi necessario innestare azioni concrete. E una nuova regolamentazione delle biosoluzioni per un più rapido accesso ad esse, in Europa può rappresentare un primo importante passo in questa direzione”, ha concluso Sgaravatti.

Michele De Pascale, Sindaco di Ravenna, e Annagiulia Randi – Assessora allo sviluppo economico, attività produttive, porto, politiche Ue e cooperazione internazionale del Comune di Ravenna hanno dichiarato: "Ravenna ha tutte le caratteristiche e le competenze per giocare un ruolo da protagonista in Europa nell'ambito della bioeconomia. Molte imprese del suo distretto industriale sono già attive nell’ambito dell’economia circolare tra energia, chimica e rifiuti; fanno ricerca e investono in innovazione tecnologica per una progettazione sempre più avanzata. Il polo universitario, con la facoltà di Scienze ambientali e il Centro ricerche di Marina di Ravenna, offre grandi potenzialità di sviluppo. Inoltre, ha un porto, come sbocco naturale della Pianura Padana, proiettato verso un rinnovamento ecosostenibile delle sue infrastrutture. Occorrono sempre più uno sguardo che sappia anticipare e una visione manageriale di grande respiro che a Ravenna ha avuto un precursore come Raul Gardini, che per primo parlò di chimica verde. Possiamo dire che diede origine alla bioeconomia la quale oggi può fornire un grande supporto alla decarbonizzazione. Così come la blue economy, da considerarsi essa stessa bioeconomia, è sempre più impegnata nella gestione sostenibile delle risorse naturali, degli ecosistemi e della biodiversità".