Kairos Partners SGR, Al 4° piano: Fugnoli commenta il voto americano

Fugnoli (Kairos Partners SGR): "Meglio, di qui al voto, continuare a gestire i portafogli guardando ai fondamentali e alla Fed"

di redazione corporate ​​​​​
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Kairos Partners SGR, podcast Al 4° piano: lo strategist Alessandro Fugnoli spiega l'influenza del voto americano sui mercati

Nella nuova puntata del podcast Al 4° piano, lo strategist di Kairos Partners SGR Alessandro Fugnoli analizza lo scenario dei mercati durante le elezioni americane. I mercati, infatti, provano sempre ad anticipare gli esiti elettorali, ma i Trump trade del 2016 e i Biden trade del 2020 fecero perdere soldi. Per Fugnoli, è meglio rimanere agganciati ai fondamentali, che in questo momento suggeriscono bull steepening sui bond e diversificazione sull’azionario.

"Se guardiamo la storia dei grandi imperi, una delle prime cose che notiamo è che non sempre hanno avuto grandi imperatori. L’Impero Romano ne ebbe una decina o poco più, quelli che ricordiamo dai libri di scuola. Gli altri furono figure ordinarie e, non di rado, scialbe o negative. Eppure, gli imperi, che sono costruzioni solide e molto complesse, riescono a mantenersi nel tempo per la forza dei loro apparati e delle loro regole e non hanno bisogno di avere sempre guide dotate di personalità e di visione", nota Fugnoli introducendo il podcast.

"Il mondo e i mercati seguono sempre con il fiato sospeso le elezioni presidenziali americane, ma i poteri effettivi di un presidente sono meno estesi di quello che si pensa", sottolinea lo strategist di Kairos Partners SGR. "Si tende spesso a dimenticare che la politica fiscale, ovvero il bilancio, è prerogativa del Congresso, non del presidente. La politica monetaria, dal canto suo, è condotta dal Federal Open Market Committee, formato dai presidenti delle Fed regionali, nominati localmente, e da esponenti della Fed centrale. Solo questi ultimi sono di nomina presidenziale, ma il Congresso può mettersi di traverso, come è successo negli anni scorsi, e bocciare una nomina".

"Tornando alla politica fiscale, quello che conta non è chi va alla Casa Bianca, ma se esiste o meno un allineamento politico tra la Casa Bianca e i due rami del Congresso e, ancora di più, se i due rami del Congresso sono allineati tra loro. Se non lo sono, il bilancio sarà frutto di un compromesso".

"Il fallito attentato a Trump, stando ai sondaggi, ha aumentato la possibilità di una vittoria repubblicana completa, ovvero Casa Bianca e i due rami del Congresso", continua Fugnoli. "Quando la vittoria è completa, storicamente, le politiche fiscali sono più aggressive e caratterizzate. Questa è la ragione per cui i bond lunghi si sono inizialmente indeboliti. In realtà è presto per scommettere su una politica fiscale ancora più espansiva di quella che abbiamo visto in questi anni. La campagna Trump, del resto, ha fatto sapere di volere anche tagliare molte spese e aumentare le entrate. Un trilione dovrebbe arrivare dall’aumento delle tariffe doganali, un altro trilione dalla riduzione degli incentivi verdi introdotti nel 2021 e ancora un trilione dalle devoluzioni della sanità agli stati, più attenti alle spese rispetto agli enti federali".

Le tariffe, sottolinea l'esperto, non aumenteranno per Messico e Canada, spingendo le imprese cinesi ed europee ad aprire fabbriche in Messico. L'Europa dovrà affrontare diverse pressioni dalla nuova amministrazione Trump: nuove tariffe, riduzione degli scambi con la Cina, aumento delle spese militari e un possibile indebolimento del dollaro. L'Europa cercherà di negoziare e adattarsi, subendo alcuni danni ma aumentando la possibilità di una soluzione negoziata per la questione ucraina. 

"Il quadro è complesso e questo ci porta a non consigliare di speculare su questo o quell’esito del voto americano. I Trump trade del 2016 e i Biden trade del 2020 hanno generalmente fatto perdere soldi a chi ha creduto di potere anticipare gli eventi. In primo luogo, mancano ancora quasi quattro mesi al voto di novembre e molte cose possono ancora cambiare. In secondo luogo, non è mai una certezza chi vincerà e tanto meno se chi vincerà riuscirà a conquistare anche i due rami del Congresso. In terzo luogo, i piani annunciati, per una ragione o per l’altra, rimangono spesso nel cassetto", afferma Fugnoli.

Lo strategist di Kairos Partners SGR ricorda, per esempio, che nel 2018 Trump minacciò di imporre dazi sulle auto tedesche senza poi farlo e tentò di indebolire il dollaro, riuscendoci solo temporaneamente. Alla fine del suo mandato, il cambio euro-dollaro era rimasto invariato. Anche per quanto riguarda le spese militari, l'Europa promise di aumentare il contributo ma, otto anni dopo, non ha ancora mantenuto tali impegni.

"Meglio, dunque, di qui al voto, continuare a gestire i portafogli guardando ai fondamentali e a una Fed che, a partire da settembre, taglierà i tassi di 25 punti base al trimestre fino alla fine del 2025. I fondamentali suggeriscono di rimanere investiti in borsa, diversificando dalla tecnologia verso tutto il resto, e di puntare sul bull steepening sui bond, ovvero su una curva dei rendimenti che si disinverte e ritorna regolare. Attenzione anche all’oro", conclude Alessandro Fugnoli

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