Mediobanca aggiorna il report sui maggiori operatori sanitari privati italiani

Nel 2022 i 31 operatori sanitari privati esaminati hanno totalizzato ricavi per 10,6 miliardi di euro: per il 2023 si attende un ulteriore incremento del 5,5%

di Redazione Corporate
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Area Studi Mediobanca, aggiornato il report dedicato ai principali operatori sanitari in Italia

L’Area Studi Mediobanca ha rilasciato un report aggiornato sui maggiori operatori sanitari privati in Italia, concentrandosi sui gruppi con un fatturato superiore a 100 milioni di euro. Lo studio fornisce anche un'analisi delle ultime tendenze e delle prospettive future del settore sanitario italiano, accompagnata da un confronto con il panorama internazionale.

Giro d’affari in crescita rispetto ai livelli pre-Covid, ma cala la redditività e il risultato netto è negativo

Dalla ricerca si evince che nel 2022 i 31 operatori sanitari privati esaminati hanno totalizzato ricavi per 10,6 miliardi di euro. Il giro d’affari, quindi, è cresciuto del 2,7% rispetto al 2021 e dell'8,7% rispetto al 2019. Invece, nel 2020 si era registrato un calo del 6,6%, a causa della sospensione parziale delle attività sanitarie, e nel 2021 c’è stato un rimbalzo del 14,5%. La ripresa, però, non è stata omogenea. Rispetto al 2019, la diagnostica medica ha registrato un aumento del 22,3%, grazie alla domanda eccezionale di tamponi e test molecolari durante la pandemia la cui soluzione ha infatti prodotto un calo dei ricavi dell’8,1% sul 2021. L’assistenza ospedaliera è cresciuta del 10% e le residenze per gli anziani del 4,1%. I gestori di RSA hanno beneficiato dell’incremento del tasso di occupazione dei posti letto nelle residenze (mediamente superiore al 90%) e dell’apertura di nuove strutture che è proseguita anche durante la pandemia. La riabilitazione, invece, è ancora in calo (-0,4%).

La redditività non solo è ancora inferiore ai livelli pre-pandemici ma ha subìto un’ulteriore battuta d’arresto nel 2022, risentendo dell’inflazione. Il margine operativo netto (MON) si è contratto del 60,4% sul 2019 e del 49,7% sul 2021 e l’Ebit margin è sceso all’1,8% dal 3,8% del 2021 e, soprattutto, dal 5,3% del 2019. Con riferimento alle singole specialità, l’assistenza ospedaliera e la riabilitazione hanno chiuso il 2022 con risultato corrente negativo, in misura più marcata per la seconda (-6% contro il -0,3%). La diagnostica, pur condividendo la contrazione della marginalità, ha realizzato il maggior Ebit margin (11,1%). Su questo settore gravano tuttavia le conseguenze del Decreto del Ministero della Salute del giugno 2023 che disciplina la nuova nomenclatura per l’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, con tagli medi previsti sulle tariffe delle principali prestazioni attorno al 30%. L’entrata in vigore del decreto, inizialmente fissata nell’aprile 2024, è stata posticipata al gennaio 2025.

L’ultima riga di conto economico aggregato dei 31 operatori è negativa per 38 milioni, portando a due il numero gli esercizi in rosso nel quadriennio (dopo i -53,9 milioni del 2020). Sono 14 i gruppi che hanno chiuso in perdita il 2022 (erano cinque nel 2021). Il ROE aggregato, già in riduzione dal 5,9% del 2019 al 4,1% del 2021, cala ulteriormente al -0,8% nel 2022. La migliore redditività netta è registrata da: Centro di Medicina (22,2%), Humanitas (13,4%), Eurosanità (9,5%) e GHC (8,3%) nell’assistenza ospedaliera, Synlab (39,2%) nella diagnostica e San Raffaele di Roma (36,3%) nella riabilitazione.

La struttura patrimoniale nel 2022 appare solida e in parziale miglioramento rispetto all’anno precedente, con debiti finanziari pari al 104,5% dei mezzi propri (112,7% nel 2021 e 120,8% nel 2019). Le posizioni patrimonialmente più solide sono quelle dell’IEO, Auxologico Italiano, Salus, Policlinico di Monza, Humanitas e Istituto Don Calabria, con debiti finanziari sostanzialmente assenti per il primo e attorno al 20% per gli altri.


 

Le aspettative per il settore

La fine dell'emergenza sanitaria nel marzo 2022 ha segnato l'inizio della ripresa graduale delle attività nel settore sanitario. Nel 2023, si è registrato il ritorno alla piena operatività nella riabilitazione e nell'assistenza ospedaliera, nonostante alcune criticità persistenti. Tra queste, il mancato recupero delle liste d'attesa, insieme a motivazioni economiche, è stato un problema significativo che ha portato 4,5 milioni di italiani (il 7,6% della popolazione) a rinunciare a esami e visite mediche nel 2023.

Le lunghe liste d’attesa inducono non solo chi è in grado di sostenere i costi, ma anche i sottoscrittori di assicurazioni private e i beneficiari di welfare aziendali, a indirizzarsi al di fuori del SSN, contribuendo alla crescita della spesa sanitaria privata. È così lecito attendersi, nel prossimo futuro, l’aumento del peso degli operatori sanitari privati il cui giro d’affari nel nostro Paese è già stimabile in circa 70 miliardi, pari al 40% dei numeri complessivi del comparto.

Lo scenario che si prospetta è l’appiattimento dell’incidenza sul PIL della spesa sanitaria pubblica, a fronte di una crescente richiesta di prestazioni per effetto delle dinamiche demografiche. In effetti, le statistiche internazionali evidenziano il costante invecchiamento della popolazione: nell’area OCSE, l’incidenza degli over 65 sul totale è passata dal 7,6% del 1950 al 18% del 2022, con previsione di raggiungere il 26,4% nel 2060. L’Italia, con il 23,9%, ha un valore ampiamente superiore alla media OCSE (alle spalle del solo Giappone con il 29%), atteso in rialzo al 33,4% entro il 2060. Sempre nell’area OCSE, la speranza di vita alla nascita è cresciuta di oltre 10 anni tra il 1970 e il 2022 e in Italia si attesta a 82,6 anni, con un tasso di natalità pari a 1,25 figli per donna, tra i più bassi valori al mondo.

Per il 2023 è previsto un ulteriore aumento del 5,5% nei ricavi complessivi degli operatori privati esaminati. Si prospettano, però, variazioni differenti tra i comparti considerati: -4,0% per la diagnostica, +4,1% per la riabilitazione, +5,7% per l’assistenza ospedaliera e +14,0% per i gestori di strutture per anziani, con il ritorno alla piena saturazione delle RSA italiane atteso entro il 2024. Il confronto tra il rialzo del 5,5% stimato dall’Area Studi Mediobanca e il +1,7% segnato dalla spesa accreditata rilevabile dall’ultimo DEF, consente di stabilire che la variazione del giro d’affari aggregato sia trainata dall’incremento delle prestazioni sanitarie pagate di tasca propria dai cittadini.

Dimensione, diversificazione geografica e composizione dei ricavi

Nel 2022 al primo posto per ricavi si colloca Papiniano, holding del Gruppo San Donato e Ospedale San Raffaele di Milano (1.707mln), che precede Humanitas (1.122mln), GVM - Gruppo Villa Maria (840mln), Policlinico Universitario A. Gemelli (799mln) e KOS (683mln).

Alcuni gruppi hanno una presenza geografica ramificata sul territorio nazionale: KOS, Sereni Orizzonti e Don Gnocchi sono operativi in almeno nove regioni italiane, con una presenza più marcata al Nord. Tra i player ospedalieri si distinguono GVM e GHC con attività, rispettivamente, in dieci e otto regioni. Papiniano e Humanitas sono concentrati in Lombardia: il primo è attivo anche in Emilia-Romagna dove sviluppa il 4,3% dei ricavi, il secondo in Piemonte e Sicilia (21% del fatturato).

Sono invece otto gli operatori che gestiscono strutture oltreconfine, per lo più con presenze marginali. Fanno eccezione GVM, con 14 presìdi esteri (di cui uno in Ucraina) che realizzano il 13% dei ricavi, e KOS con 51 RSA in Germania per 4.423 posti letto da cui deriva il 28% del fatturato totale. La proiezione internazionale di Papiniano si è ampliata nel dicembre 2023 con l’acquisizione, in partnership con la finanziaria GKSD, della American Heart of Poland, tra i principali fornitori di servizi sanitari privati in Polonia. A sua volta, la società polacca ha raggiunto nel maggio 2024 un accordo per rilevare la connazionale Scanmed.

La ripartizione tra attività in accreditamento e solvenza evidenzia nel 2022 una situazione variegata. ICS Maugeri e il San Raffaele di Roma vedono prevalere i ricavi in accreditamento con incidenze pari rispettivamente al 96,0% e al 94,4% dei propri proventi. All’opposto si colloca C.D.I. i cui servizi di diagnostica sono principalmente intermediati da fondi integrativi e assicurazioni (41,5% dei ricavi complessivi), da privati (20,9%) e da aziende (10,7%). Tra gli altri player con elevati ricavi in solvenza si segnalano Lifenet (50,0%), IEO (35,3%) e KOS (35,0%).

La spesa sanitaria: il panorama internazionale e la collocazione dell’Italia

A fine 2022 le strutture sanitarie attive in Italia erano 29.354 (57% private e 43% pubbliche), in crescita di 3.272 unità sul 2010. Per i Paesi OCSE la spesa sanitaria media pro-capite, somma tra la componente pubblica e quella privata, è ammontata a $4.986 nel 2022 e al 9,2% sul PIL. Nel confronto internazionale gli Stati Uniti emergono con il 16,6% sul PIL ($12,6mila per abitante), seguono Germania (12,7%) e Francia (12,1%). L’Italia è al di sotto della media sia in termini pro-capite con $4,3mila, che in rapporto al PIL (9,0%). Per uguagliare l’incidenza raggiunta in Germania, l’Italia dovrebbe incrementare le spese nella sanità di 77 miliardi di euro, che diventerebbero 65 miliardi prendendo a riferimento la Francia.

Relativamente alla sola spesa sanitaria pubblica, il nostro Paese nel 2022 segna il 6,8% del PIL alle spalle di Spagna (7,3%), Regno Unito (9,3%), Francia (10,3%) e Germania (10,9%). Nel 2023 l’Italia si è attestata al 6,3%, con previsione di portarsi al 6,4% nel 2024. In valore assoluto, la spesa sanitaria pubblica italiana è aumentata a prezzi correnti dai 78,5 miliardi di fine 2002 ai 131,7 miliardi di euro nel 2022 e, secondo i dati previsionali, è scesa ai 131,1 miliardi nel 2023. Nel 2022 il 79% circa del valore complessivo è originato dalle strutture pubbliche e il 21% da quelle accreditate. La spesa erogata da queste ultime mostra una crescita (+3,1%) superiore a quella dei presìdi pubblici (+2,5%) nell’arco temporale 2002-2022, con l’eccezione del periodo emergenziale, segnato da numerose misure di potenziamento del SSN: tra il 2019 e il 2022 la spesa delle strutture pubbliche è salita del 5,2%, rispetto al +1,8% di quelle accreditate.

Includendo le prestazioni in solvenza, che sono passate da 31,5 miliardi di euro nel 2012 a 40,6 miliardi nel 2023 con una crescita media annua del 2,3%, e la componente intermediata, che ha registrato un aumento medio annuo del 5,5%, la spesa sanitaria complessiva ha raggiunto i 176,2 miliardi nel 2023. Nel 2022, invece, la spesa sanitaria aveva totalizzato 175,7 miliardi.