Mediobanca, "Golden Power tra diritto, mercato e politica industriale”: il convegno in memoria di Ariberto Mignoli
Nagel (Mediobanca): "Ragionare di Golden Power equivale a ragionare dello stretto viatico tra la ragione di Stato e la crescita economica"
Mediobanca, ospitato a Milano il convegno "Golden Power": al centro la sfida tra sicurezza nazionale e apertura economica
Negli ultimi anni, i poteri speciali dello Stato in tema di assetti societari, noti come "Golden Power," hanno esteso il proprio ambito di applicazione in modo significativo. L'Italia, al pari di altri principali paesi a livello globale, ha implementato strumenti per il controllo degli investimenti esteri diretti, nel tentativo di bilanciare i vantaggi della competizione nel mercato interno con la protezione delle industrie nazionali da rischi emergenti. Il tema della ricerca di un equilibrio tra la salvaguardia dei settori strategici e la necessità di attrarre investimenti esteri è al centro del convegno tenutosi in data odierna, intitolato "Golden Power tra diritto, mercato e politica industriale" organizzato da Mediobanca.
La scelta di questo tema trae origine dalla figura poliedrica di Ariberto Mignoli, eminente giurista e consulente legale, nonché noto collezionista d’arte, libri e opere di ingegno umano nella cui memoria si è tenuto l'evento. Ispirandosi al pensiero di Mignoli, che nel suo testo "Il giurista e il fatto" sottolineava il valore del contatto diretto con la realtà per comprendere appieno il diritto, Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, ha individuato l'argomento della Golden Power come incrocio di discipline diverse tra cui il diritto, l'economia e la scienza politica. Questo tema, inoltre, è di crescente attualità alla luce di alcuni trend geopolitici che influenzano da decenni il panorama globale.
Albero Nagel, le cui parole hanno aperto i lavori del convegno, ha dichiarato: "Ragionare di Golden Power equivale a ragionare dello stretto viatico tra la ragione di Stato e la crescita economica; inizialmente alcuni osservatori hanno paventato che i meccanismi di screening celassero finalità protezionistiche, ma la ratio alla base della valutazione preventiva degli Investienti Esteri Diretti ha subito una profonda ricalibrazione negli utlimi anni. La pandemia prima, il consolidamento del ruolo internazionale della Cina poi e, da ultimo, le tensioni geopoltiche hanno richiamato gli Stati ad un ruolo maggiormente attivo nella garanzia della propria sicurezza e indipendenza, sia economica che politica. I meccanismi di controllo sono quindi divenuti una componente delle politiche di tutela delle attività economiche strategiche o rilevanti per la sicurezza e l'ordine, con l'obiettivo di prevenire acquisizioni che possano celare volontà di interferenza straniera in settori critici e di compromissione della loro funzionalità, di distrazione di risorse naturali essenziali e, più in generale, di promozione di interessi antagonistici rispetto a quelli dello Stato destinatario".
Nagel ha poi sottolineato che "la situazione è tuttavia in continua evoluzione su due principali fronti: da un lato, il numero di Paesi coinvolti. Attualmente, sono principalmente le economie avanzate ad aver introdotto meccanismi di screening, ma si prevede un rapido adeguamento anche da parte delle altre nazioni, in particolare quelle che possiedono asset strategici significativi come le risorse naturali. Dall'altro, si assiste a un ampliamento dei settori interessati e a una maggiore severità nei parametri di selezione dei deal soggetti a screening. Tra il 2009 e il 2022, a livello globale, si contano circa 60 interventi di estensione settoriale o di inasprimento dei criteri di selezione. Questi fattori, in sintesi, hanno riportato il Golden Power e i meccanismi di controllo degli investimenti esteri diretti al centro del dibattito politico e dell’analisi economica".
L'amministratore delegato di Mediobanca ha evidenziato poi la necessità di un approccio equilibrato, che renda i regimi di screening meno onerosi e più trasparenti, in modo che le restrizioni agli investimenti esteri rimangano circoscritte a quanto strettamente necessario per garantire la resilienza dell'industria. Ha inoltre sottolineato l'importanza di un quadro normativo armonizzato a livello dell'Unione Europea, in modo che gli investitori provenienti dai Paesi membri non siano penalizzati dalle attuali asimmetrie che gravano sui loro investimenti al di fuori dei confini comunitari.
L'evento ha visto inoltre la partecipazione di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, Paolo Savona, presidente Consob, Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Paolo Savona, presidente Consob, durante il suo intervento ha dichiarato: " Nessuno mette in dubbio che lo Stato debba provvedere alla sua sicurezza, ma se il concetto si amplia per accogliere la sicurezza delle imprese, nascono sovrapposizioni istituzionali con le funzioni di altri organi delegati al buon funzionamento dell'economia di mercato. Questo problema è stato esaminato dalle due Commissioni per la riforma dei Servizi, che ha riconosciuto la sua rilevanza, individuando la soluzione nella preparazione professionale del personale dedicato allo svolgimento del compito e nella collaborazione degli studiosi, degli imprenditori e dei lavoratori finalizzato allo scopo della sicurezza dello Stato".
Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, ha poi esposto i paradossi della Golden Power, delinenandone l'ascesa in Italia, le questioni di legittimità costituzionale ed europea ed infine le eventuali proposte di riforma in merito, conludendo: "Vi sono tutte le premesse perchè i poteri speciali possano divenire meno speciali e ritornare all'alveo del diritto pubblico".