Siccità e bombe d’acqua: l’allarme resta rosso
ANBI: “Urge una strategia nazionale sul clima. La politica batta un colpo"
La resilienza dei territori va messa al centro della politica nazionale
Sono oltre 130 gli eventi meteo estremi, registrati in Italia dall’inizio dell’anno, ma soprattutto rischiano di essere solo il prologo di quanto potrebbe accadere in autunno, quando l'aria fresca del Nord incontrerà le correnti di un mar Mediterraneo, la cui temperatura (30°) sfiora ormai quella del mar dei Caraibi in piena estate ed è appena inferiore a quella del mar Rosso (32°): a rilanciare l’allarmante prospettiva è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), il cui Osservatorio sulle Risorse Idriche segnala come le recenti piogge abbiano alleggerito, ma non risolto, la crisi idrica che, partita dalle regioni settentrionali nei mesi scorsi, si è via via estesa verso il Sud Italia.
“Da anni segnaliamo l’inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici – ricorda Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Per questo abbiamo presentato un Piano di Efficientamento, finora disatteso, forte di 858 interventi, perlopiù definitivi ed esecutivi, bisognosi di un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro di euro, ma capaci di garantire oltre 21.000 posti di lavoro. Come sempre, lo mettiamo a disposizione della classe politica di questo Paese.”
Esempio della contingenza ad alto rischio idrogeologico, che si sta delineando, è la costa tirrenica tosco-laziale, dove sono caduti pochi millimetri di pioggia (la settimana scorsa: mm.1,6 a Capalbio nel grossetano contro gli oltre 100 millimetri registrati dai pluviometri fiorentini) e Tarquinia si candida ad essere “regina della siccità d’Italia” con soli 104 millimetri di pioggia, fin qui caduti nel 2022. Per capire la situazione di rischio idrogeologico, che si sta creando, basti pensare che il minimo storico annuo sulla celebrata località viterbese risale al 2017 con mm. 370; ciò significa che nei prossimi 4 mesi dovrebbero cadere ben 266 millimetri di pioggia solo per evitare un nuovo record negativo! Una situazione analoga si ebbe nel 2012, quando a Tarquinia caddero solo 109 millimetri nei primi 8 mesi dell’anno e poi, dopo un autunno caratterizzato da fenomeni meteo violenti e con pesanti ripercussioni per il territorio, si raggiunsero a fine anno addirittura i 571 millimetri di pioggia.
“Il nostro non è allarmismo, ma consapevolezza che, in attesa di scelte planetarie per il contrasto ai cambiamenti climatici, servono interventi urgenti per aumentare la resilienza dei territori: da quelli strutturali come il Piano Laghetti a quelli più semplici come una diffusa informazione di protezione civile alla popolazione” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Una situazione di sofferenza idrica si segnala anche nelle Marche, dove il deficit pluviometrico nei bacini dei fiumi Foglia, Arzilla, Bosso, Burano e Candigliano ha raggiunto l’80% in Luglio ed i volumi d’acqua, trattenuti negli invasi, sono superiori al solo 2021 nel recente quinquennio.
In Abruzzo, a Luglio, il deficit pluviometrico maggiore si è avuto ad Orsogna, in provincia di Chieti (-44%) e nella valle Peligna (-40,6%) vicino alle colline della città di Sulmona dove, per ben 18 giorni, la temperatura ha superato i 35 gradi.
Emblematica di una situazione, che ha raggiunto condizioni di eccezionalità e che abbisognerà di tempo per tornare ad un regime di normalità, è la portata del fiume Po, che nel tratto lombardo-emiliano registra una discreta ripresa, uscendo dalla condizione di estrema scarsità idrica, ma rimanendo comunque più che dimezzata rispetto alla media storica.
Per quanto riguarda i livelli dei grandi laghi del Nord sono tutti largamente sotto media con il Lario al 2,9% del riempimento ed il Sebino al 3,6%.
Stessa fotografia arriva dal Piemonte, dove le portate di quasi tutti i corsi d’acqua sono in decrescita (come la Dora Baltea, in Valle d’Aosta) ed il mese di luglio ha registrato -23,1% nelle piogge, arrivando a deficit fra il 60% ed il 72% nei bacini dei fiumi Stura di Lanzo, Cervo, Dora Riparia e Pellice. L'indice SPI (Standardized Precipitation Index) a 12 mesi conferma l'intera regione in una condizione di siccità estrema, considerando anche lo stato delle acque di falda.
E’ così anche per l’Emilia Romagna dove, soprattutto nei bacini montani del fiume Trebbia, il deficit pluviometrico è talmente grave da non bastare 70 millimetri di pioggia per far uscire quei territori dalla zona rossa della siccità estrema.
Nella confinante Lombardia, le piogge hanno solo parzialmente ristorato le riserve idriche, mentre la portata del fiume Adda è scesa a 77 metri cubi al secondo.
Per concludere, a testimonianza di un’estate record per la calura, va segnalato che in Luglio i volumi d’acqua, trattenuti nei bacini della Sardegna. sono diminuiti di ben 157 milioni di metri cubi, mentre il calo nei bacini siciliani ha raggiunto i 79 milioni.